sabato 28 dicembre 2013

Duemilaecredici

Il mio diario personale dell'anno scorso si chiudeva con una pagina intitolata "Grazie 2012" in cui avevo condensato i miei pensieri di gratitudine per un anno che era stato straordinario, particolarmente bello e intenso. 
Oggi sono qui, a pochi giorni dalla conclusione del 2013, altrimenti chiamato da molti "duemilaecredici", e mi sento di dire con profonda consapevolezza: un anno di una bellezza e di una potenza incredibili. 
Io ci ho creduto fino in fondo, a tutto, a tutto ciò che ho fatto, scelto, sofferto, creato, pensato, amato, temuto, coltivato, vissuto. Non è stato un anno facile, ma non ho mai smesso di credere, mai, nemmeno per un istante, nella bellezza di questo Universo, nell'energia che tutto crea e tutto permea, nella forza dell'Amore, nell'importanza della parola "insieme", nella bellezza dei sogni, nello yoga come mia via elettiva, nel cielo e nelle stelle. Corpo e mente hanno vacillato, pericolosamente, ma il cuore non ha smesso un solo istante di essere forte, presente, determinato. E il cuore, alla fine ha saputo sconfiggere demoni e paure, dolore e debolezza, vincere momenti di sconforto e gioire pienamente nei tanti attimi sospesi nel tempo e così incredibilmente belli da lasciare senza fiato.
Il mio cuore oggi quasi esplode di gratitudine, per le tante belle persone che sono arrivate o tornate nella mia vita (voi, quelle tornate, siete un dono così prezioso, così ricco di significato da commuovermi sempre), e per la serenità con cui ha saputo lasciare andare chi doveva andare per la sua strada, per la bellezza del percorso che ho intrapreso e che mi sta facendo crescere di giorno in giorno, per le tante piccole cose belle che costellano le mie giornate, per la generosità di Amici veri, per gli incontri con anime belle, per la musica che tanto amo e tanto mi da, per gli sguardi commossi delle persone a cui ho avuto l'onore di poter donare qualcosa, sfiorare l'anima, regalare un sorriso.
Un anno di risate, di emozioni forti condivise fortemente, di paure da vincere insieme, di mani da stringere, di abbracci che curano, di parole importanti, di silenzi densi. 
Ora mi accingo a concluderlo nell'abbraccio di persone meravigliose, che mi hanno cambiato la vita, a cui devo molto di quanto ho appreso e realizzato in questi ultimi anni. E mentre sarò con loro, il mio cuore sarà in ogni luogo insieme alle tante altre persone che costellano la mia vita e che con il loro affetto e con la loro presenza illuminano il mio cuore, la mia anima, la mia strada.
Tutti profondamente, intensamente, indissolubilmente interconnessi.
It's pure love.


lunedì 23 dicembre 2013

Xmas is knocking at the door...

Ci siamo, è quasi Natale. Un Natale che quest'anno è arrivato un po' all'improvviso, per me. Mi ci sono ritrovata senza nemmeno accorgermene, trasportata dai flutti intensi di una vita che prende strane accelerazioni a volte, scavalcando ostacoli, per giungere in una rada inattesa, riparata, confortevole. E lì sosti volentieri, ti abbandoni, ritrovi l'arte dell'abbandono e del lasciare andare, ti affidi, e nel farlo è come se tutto si quietasse, pensieri, emozioni, sensazioni, necessità. Ti accorgi di non riuscire a scrivere, non per mancanza di contenuti, ma perché tutto si lascia essere e vivere con quel ritmo lento che rincorriamo freneticamente nella vita, un ossimoro insolubile.
Così accetti, di non riuscire a scrivere, di rispondere alle mail con tempi non tuoi, di accorgerti solo ora che un sms aspettava una risposta da qualche giorno e confidi che chi ha atteso sappia capire, e quando spieghi, in effetti capiscono. Perché non sei tu ad aver perso tempo, è il tempo che ti ha rallentato, la vita a un certo punto ha saputo come far sì che tu potessi, finalmente, riposare, rigenerarti, rinascere.
E così arriva il Natale, e prima di esso l'anniversario di quel Rebirth-day che ti ha cambiato la vita (per la cronaca di quel giorno clicca qui, per le emozioni che ha evocato invece qui), e fai quella cosa che non pensavi di fare: scrivere all'amica persa, e comunque purtroppo non ritrovata, per ricordare la condivisione di attimi importanti e per augurarle che la vita le porti la bellezza che ora risplende nella tua, la gioia dei sogni avverati, dei momenti vissuti con presenza, degli abbracci con persone speciali. Non sai sei hai fatto bene, ma l'hai fatto col cuore, con quello spirito che il Natale accende negli animi, che è giusto seguire ed esprimere.
Natale è simbolo di Amore e di condivisione, di cuori colmi, di sguardi carichi di significato, di parole gentili. Natale è yoga, è quell'unione che fa bene, che vivifica, che consente ai cuori di librarsi e di volare alti.
Sono grata alla vita, all'Universo, di avermi condotta a questo momento dell'anno con la gioia nel cuore, l'energia che scorre vibrante, i pensieri sereni, l'entusiasmo vivificato. Sono grata, perché è stato un anno così bello, denso, impegnativo, importante, e trovarmi a Natale con quest'animo, con questa leggerezza e cuore aperto, con tanto affetto intorno a me, è il dono più bello che la vita potesse concedermi. 
Il mio Grazie non sarà mai abbastanza grande, e per questo non smetto di ripeterlo, con il sorriso sulle labbra mentre la stanchezza mi avvolge ora, invitandomi al riposo. 
Grazie.


martedì 10 dicembre 2013

Flying high in the sky


Toccare il cielo con un dito.




Essere cielo e acqua. Librarsi senza pensieri, totalmente essere, pienamente vivere ed esperire.




Attimi sospesi, senza tempo, immagini indelebili, la serenità che la natura e la sapiente capacità di essere in accordo con l'ambiente e con i ritmi della nostra vera essenza possono donarci.




Praticare realmente sospesi tra cielo e terra, lasciare che la mente si vuoti, pronta ad accogliere per poi di nuovo lasciare andare, consentire a corpo, mente e anima di muoversi all'unisono.


Puramente fluire.





martedì 26 novembre 2013

Pensieri che vanno per la loro strada

Pensieri che frullano copiosi per la testa. Molti, di colore diverso, apparentemente slegati tra loro, che mi rendono difficile sedermi alla tastiera e scrivere. 
Eppure. Eppure l'urgenza di farlo, per via di quella sensazione che ci sia un filo conduttore, sottile e resistente, che li tiene insieme, e per la consapevolezza che forse solo lo scrivere, l'abbandonarsi alla scrittura potranno portare alla luce la sottile trama che unisce questi piccoli, variopinti frammenti.
Il sole di questi giorni illumina il nostro avvicinarci all'inverno di una luce dorata che ricorda molta della luminosità che mi ha accompagnata nell'ultima settimana, dopo un week-end di pratica, di condivisione, di risate e di amicizia, che mi ha consentito di schiacciare il tasto pausa e di godermi ogni attimo, sospesa nel tempo, lontana da tutto.
E tornata a casa, questa luce dorata si è diffusa ovunque, e ora illumina la quotidianità, gli impegni, i piccoli e grandi contrattempi, e mi restituisce quella lentezza e quel po' di impassibilità che dopo anni di pratica era diventato parte di me, ma che si era un po' perso nel corso di questi mesi fisicamente e psicologicamente impegnativi. Una nuova, ritrovata morbidezza, il desiderio di restare in quella zona di calma, non di calma passiva, ma di quiete attiva, che lo yoga ci fa sperimentare, e che saper portare "out of the mat" è una di quelle cose che ci cambiano la vita. Un ritorno all'interiorità, un ritorno a quelle piccole cose importanti che sono vita, sono la nostra vera vita, da cui la vita vera poi ulteriormente sboccia e si sviluppa. 
Così trovarsi a parlare e a leggere delle separazioni che possono farci male, separazioni da amori, ma anche da quei "brothers & sisters" che diventano gli Amici, quelli veri, con cui si condividono pezzi di anima e di vita, quelli con cui si affronta il male e si festeggia il bene, e che quando, per qualsivoglia ragione, si allontanano o ci vengono strappati dalle braccia, ci mancano come se qualcuno avesse lacerato un pezzo del nostro corpo. E condividere la sofferenza, talvolta la disperazione, che si prova, il senso di impotenza, di ingiustizia, e quel desiderio di cancellare e di riparare il passato per cercare di creare una nuova possibilità di essere di nuovo insieme. E partecipare anche a quella che a volte appare come un'impossibilità, che scrive una parola "fine" difficile da digerire.
Eppure, nulla nasce o muore. Tutto si trasforma, così si dice almeno. E la luce dorata anche questo illumina, illumina quella possibilità di lasciare davvero andare, di accettare, di perdonare. E poi però: no, ti dicono che no, perdonare ancora risulta difficile. E lo capisci, si capisce. Chi non l'ha provato: essere certi di aver superato un dolore, di essere andati oltre, e poi basta un giorno di pioggia, una canzone alla radio, e i morsi dell'angoscia ci attanagliano ancora. Ma si va oltre, si può andare oltre; non è facile certo, ma davvero succede, col tempo, con il coraggio di scegliere di serbare nel cuore il bene che quella persona ci ha fatto e di lasciare andare il male, con il coraggio di sapere che siamo anime interconnesse, che ciò che ci siamo donati l'un l'altro crescerà nelle rispettive vite e ci porterà lontano, resterà con noi, magari anch'esso trasformandosi, ma restando comunque con noi.
E poi gioire per il Natale in arrivo, per le vacanze, ormai vicine, per la felicità di andare in posti incantati, con le persone che si amano, col solo desiderio di stare intensamente nel momento, nel qui e ora, centrati, presenti, consapevoli.
La luce dorata illumina gli edifici, e le persone al loro interno, oggi. E così sentirsi felici per le chiacchierate con sconosciuti, per la partecipazione a progetti improvvisati, per le risate che sgorgano spontanee, per la leggerezza che se sapessimo coltivare e spargere come zucchero a velo su ogni nostra azione ci consentirebbe di scivolare sulla vita con quella grazia che è respiro e che è luce.
Scorgere la felicità, sentirla palpitare sotto la superficie, vederla esprimersi totalmente nei sorrisi, negli squadri, nei gesti. Riconoscere la grandezza di chi sa dare il peso giusto alle cose, capire che da ogni istante, scambio, gesto c'è da imparare. Sentirsi parte di un Tutto che si muove, un Tutto che la paura e le difficoltà possono anche spaventare e momentaneamente paralizzare, ma le cui innate vitalità e spinta al cambiamento non potranno essere fermate. Respirare l'aria fredda, lasciassi inondare dal sole, accettare di scrivere un post sconclusionato  e di pubblicarlo, perché solo il lasciar andare questi pensieri nel mondo, per la loro strada, è ciò che si sente di voler far ora.
Namasté.


venerdì 15 novembre 2013

Scintille di luce

Scintille di vita.
Scintille di luce. Sono dappertutto. Nelle parole delle canzoni, nei sorrisi del giornalaio e del barista, (che per la verità stava lottando contro una macchina del caffè poco collaborativa), tra le righe del racconti di Murakami Haruki, nelle foto su Instagram, nei post su Facebook e nei Blog delle mie blogger del cuore, negli occhi dei bambini, tra i binari della stazione, nelle gocce di pioggia che rallentano e si alleggeriscono per farmi arrivare alla metropolitana senza dover aprire l'ombrello, nelle whatsappate mattutine con le amiche, quelle che abbraccerò tra poco e quelle in partenza per Londra, nei noodles che spero saranno il mio pranzo, nelle colline verdi e gialle che scorrono fuori dal finestrino, nei pensieri leggeri, che sfiorano la profondità senza farsene catturare, nella storia della filosofia raccontata da un grande Autore, nella scelta dell'emoticon giusto per condire di colore e simpatia quel messaggio, nel movimento che ci porta in luoghi nuovi, nei ricordi di poco fa, nelle idee che affiorano e colorano l'immediato futuro, nel sole che proprio ora si fa strada tra le nubi.


mercoledì 13 novembre 2013

The blog-side of my world

Sono giorni di autunno. Quei giorni di autunno in cui il sole splende ancora della sua luce più bella, per nascondersi poi frettolosamente dietro alle nuvole che colorano di un grigio tenue questo cielo novembrino. Sono giorni in cui molto, se non tutto, sembra tornato in ordine, al suo posto. Sono giorni più quieti, forse i più calmi da mesi, privi di quella tensione che ormai da troppo tempo scandiva il trascorrere del tempo. Sono giorni in cui un timido equilibrio sembra essersi instaurato, tra l'azione e la riflessione, tra il lavoro e il riposo, tra fare ed essere. Il ritmo autunnale, le foglie che cadono, la quieta brezza, la sera che scende sempre prima, quel chiarore un po' freddo, che prelude al buio illuminato  dalle vivaci luci del periodo natalizio, quegli abbozzi timidi di decorazioni, i primi profumi di arancia e di cannella, il rosso e l'oro che compaiono nelle vetrine, i passi lenti sulla strada, la musica di James Blunt.
Ho sempre amato la grazia e i colori di questa stagione, magica, e le emozioni che risveglia, il desiderio di leggere nella calda luce di casa mentre fuori è buio, il the del pomeriggio, i momenti di sospensione tra la vitalità chiassosa dell'estate e le gioiose canzoni natalizie. La voglia di scrivere, il desiderio di condividere. E la gratitudine per aver trovato fonti di ispirazione inesauribili nella mia vita in donne che come me amano scrivere, e scrivere di vita. E amano questa vita nelle sue infinite manifestazioni. E cercano di mostrare sempre quella luce, quella bellezza che c'è negli scorci delle nostre città, negli incontri e nelle relazioni, nei piccoli contrattempi e nei grandi dolori. Un piccolo grande mondo di condivisione tra anime che si incontrano on-line, in quel mondo virtuale di cui non si sa mai bene cosa pensare, ma che in alcuni casi diventa fucina di meravigliose collaborazioni, di condivisioni, di scambi di pensieri e di esperienze. Nel mondo vasto e sempre più interconnesso, piccoli gioielli risplendono un po' ovunque, anche in quei blog pieni di grazia che si ha la fortuna di scoprire, di iniziare a leggere quasi per caso, per poi trovarsi a essere parte di una piccola community di persone che cercano di portare il loro sguardo e il loro entusiasmo un po' ovunque. Letture che ispirano, che fanno sorridere, che comunicano o informano, accompagnate talvolta da immagini altrettanto belle, da colonne sonore che creano atmosfere, o sottolineano quelle già rese dense e tangibili dall'abilità e dal cuore di chi scrive per noi. 
The blog-side of my world, quella parte di un mondo complesso e variegato, in cui tante sono le ispirazioni che creano realtà, dipingono sfumature, trasformano vite e progetti. In questo autunno, in cui i sorrisi affiorano lentamente ma sempre più luminosi, in cui ci si ritrova fuori da una tempesta da cui non si credeva di potersi mai liberare, sentire distintamente il battito delle emozioni, scorgere la bellezza in ogni istante, credere davvero che tutto sia possibile, perché non si è soli a costruire sogni, progetti e futuro, ma si è insieme a un gruppo di persone accorate ed entusiaste, e insieme si danza una coreografia con leggerezza e profondità, e con la stabilità e la fluidità che ogni azione necessita per essere in equilibrio con questo mondo, che in ogni istante ci da l'opportunità di cogliere bellezza e amore, di farli nostri, di dare il meglio di noi stessi per onorarlo appieno.

Una canzone su tutte, per me, in questo autunno colmo di magia:


Namasté.


lunedì 28 ottobre 2013

Quando tutto ebbe inizio

La nostra vita è un continuum. Non sempre è possibile individuare l'esatto momento in cui qualcosa ha avuto inizio. E' semplice, certo, ricordare date importanti (come nascita, matrimonio, laurea, primo giorno di lavoro presso un'azienda) ma per quanto concerne i nostri desideri e i nostri sogni, o ancor più l'insieme della via che proprio ora stiamo percorrendo e le svolte che l'hanno impreziosita, non sempre c'è un istante esatto che si staglia sullo sfondo, perché la vita si snoda in un susseguirsi, concatenarsi e intrecciarsi di circostanze e di eventi, come un magma spesso indecifrabile.
Così, io non ricordo il primo giorno in cui ho praticato yoga. Ricordo la mia prima insegnante, perché la conoscevo da tempo e si era avvicinata a questa disciplina quando già i nostri rapporti erano saldi, e quello che praticavamo non era proprio yoga, ma una disciplina ibrida, più uno stretching attento che vero proprio yoga, ma non saprei dire né il mese né l'anno in cui partecipai alla sua prima lezione.
Non ricordo il nome del mio secondo insegnante, sempre conosciuto nell'ambito del centro fitness che frequentavo allora, e nemmeno saprei dire per quanto tempo ho praticato con lui. E anche le esperienze formative successive, quelle con la mia prima vera e propria Maestra e tutte le seguenti, pur essendo impresse nella mia memoria in molti modi - parole, gesti, pratiche, conversazioni, attimi, istanti, emozioni, rivelazioni che non dimenticherò mai e che spesso si presentano alla mia consapevolezza nei momenti più disparati - non riescono a essere ricondotte dalla mia mente a una data precisa (forse scartabellando un qualche vecchia agenda ritroverei le date dei WS o delle lezioni di prova prenotate in qualche centro, e allora per un po' di tempo quelle date mi sarebbero familiari, poi forse svanirebbero di nuovo).
E poi ci sono quei momenti. Quelli che si stagliano sullo sfondo. Quelli che sai che sono stati reali punti di svolta, quelli di cui sai che hanno fatto la differenza.

Giugno 1992. Sui monti in Piemonte, in alto, molto in alto, il posto credo si chiamasse Rifugio della Vecchia (o qualcosa di simile). Cinque ore di cammino in salita, per raggiungere un luogo pazzesco. Un rifugio, appunto, un lago, le cascate, i monti, il cielo e le nuvole. E noi. Un gruppetto di studenti con il loro professore di filosofia, che da un paio di anni ci aveva iniziati al training autogeno e alla meditazione. Tre giorni insieme, una notte con un temporale di potenza biblica, un giorno trascorso nel silenzio assoluto. Un'esperienza memorabile. Non ricordo il primo giorno del nostro corso di meditazione a scuola, quello che anticipò questo breve ritiro, ma le emozioni provate allora, in quelle giornate e serate trascorse in quel luogo fuori dal tempo, sono tatuate nella mia anima, e dentro di me la consapevolezza: in quei tre giorni si è deciso il percorso di una vita, in quei tre giorni è iniziato davvero il viaggio incantato che mi ha portata fin qui, oggi.

11 Aprile 2010.
Un altro momento indelebile. Profondo. Dopo anni di pratica, entrare in una sala bellissima, sedersi sola in mezzo a tanti sconosciuti. Scorgere là davanti il Maestro, di cui avevo letto solo un'intervista qualche mese prima. Attendere che la sala si riempia, che tutti siedano in silenzio. E poi… poi la pratica che inizia… e da allora nulla è stato più come prima. Mi trovo a vivere Lo Yoga, quello in cui sento me stessa totalmente, in cui riesco a esprimermi al meglio, quello in cui provo veramente quell'unione tra corpo, mente e anima, quello che davvero riesce mirabilmente a farmi vedere nel profondo e oltre, quello che da quel giorno sarebbe stato il mio Yoga, quello che pur avendo continuato io per qualche anno a praticare altri stili, non mi ha più lasciato, quello che è divenuto la mia pratica quotidiana, quello che ora insegno, quello a cui ritorno, ogni volta che frequento WS di altri stili, quello che desidero ulteriormente approfondire, quello che, come me, è in eterno divenire e che da quel giorno si è ulteriormente trasformato divenendo ancora più profondo, intenso ed efficace, quello di cui sono grata di poter essere un veicolo, onorata di poter contribuire a diffondere. Quella data resterà sempre impressa in me, così come come queste immagini e la musica che le accompagna, il ricordo visivo e uditivo di un giorno indimenticabile, fondamentale, un momento di svolta, un attimo senza tempo.

Namasté.


mercoledì 23 ottobre 2013

Step out in the world... shimmering stars are waiting for you

L'ispirazione sono loro: donne e uomini, i loro sogni e il loro metterli al mondo.
Donne e uomini che non si accontentano, oppure che fan di necessità virtù, o che semplicemente vivono l'urgenza di fare e di esprimersi.
L'ispirazione è una giovane donna bella, fortunata e capace, che vive una vita e svolge un'attività che molti definirebbero già "da sogno", che però, no, non si ferma: ha un sogno, un sogno altro rispetto a quanto già ha realizzato, e senza rimpiangere nulla, ma anzi continuando ad amare il suo lavoro, moltiplica gli sforzi (e magicamente anche il tempo) e usando al meglio il trampolino che la vita le ha offerto e che lei ha saputo negli anni rendere ancora più flessibile, si lancia a capofitto nel perseguimento di quel sogno, cogliendo ogni occasione, cavalcando ogni possibilità, sicura, conscia e consapevole che quel sogno è già realtà.
L'ispirazione è un uomo, cui la vita ha improvvisamente tolto quasi tutto... e lui quel tutto semplicemente se l'è ripreso, in altra forma, totalmente in altra forma, facendo di necessità virtù, entrando nel mondo della spiritualità, studiando e approfondendo... e ora cammina sicuro lungo un percorso in cui crede, sviluppando progetti che portano del bene dove più ce n'è bisogno, con gli occhi brillanti di entusiasmo e il sorriso sereno di chi è esattamente dove vorrebbe essere.
L'ispirazione è un ex militare: anch'egli ha abbracciato stretto un mondo, quello dello yoga, ma con un abbraccio colmo di ironia e di voglia di ridere, di ridere un po' di tutto... e il suo humour è contagioso, illumina le giornate di molti, ridimensiona le preoccupazioni di altri.
L'ispirazione è un artista, un artista senza eguali, dotato di una sensibilità incredibile, di una conoscenza profonda dell'animo e del corpo umano, di un talento puro e originale. Un artista che potrebbe sedersi sugli allori, comodamente accettare compromessi, sfruttare biecamente un sistema che potrebbe portarlo molto in alto. Ma quella vetta non gli interessa. Sogna altro, sogna meglio. E accetta consapevolmente lo sforzo e la fatica e la lentezza di un processo lungo e difficile pur di non tradire il suo sogno, la sua anima, il suo talento, la sua visione.
L'ispirazione è una donna che non sa ancora bene se domani il suo impiego ci sarà ancora, ma che con cuore coraggioso e solida fede non perde il sorriso e nemmeno la voglia di condividere contenuti e sapienza, di partecipare alle gioie degli amici, di dedicarsi alla sua attività preferita, che poi è il suo sogno, e di investire in questa, perché se "del doman non c'è certezza" nell'oggi ancora si può scegliere, e lei sceglie di non arrendersi... consapevole che perseveranza e amore saranno premiati.
L'ispirazione sono loro e tutti quelli come loro, che con entusiasmo e dedizione ci guardano con occhi limpidi e luminosi, e che con un sorriso ci tendono la mano e ci invitano a uscire nel mondo con i nostri di sogni, per portarli allo scoperto, per viverli e condividerli.
Namasté.



venerdì 11 ottobre 2013

L'abbraccio della mia città

La città mi accoglie. Col sole mi invita ad uscire, mi conduce per mano, dolcemente oggi decide lei per me. Decide i percorsi, i tempi, le immagini e i suoni. Si offre a me nel suo splendore, con la sua capacita di sintonizzarsi con i miei sentimenti, medicando le ferite, restituendomi il mio equilibrio.
La città mi invita a seguirla, nei luoghi che più amo, facendomi assaporare la gioia di essere me stessa, ora, qui. I giorni del travaglio sono finiti. Ora è tutto qui, le previsioni sconfessate almeno in parte, le decisioni che si prendono da se - con l'aiuto salvifico di chi ha avuto orecchio e cuore per ascoltare davvero - e che si palesano con sorprendente naturalezza. 
La città mi accompagna, mi guida tra le strade, mi conduce a nuovi scorci, mi mostra i volti di studenti appassionati come me, mi conferma che nulla mi colma il cuore come l'attenzione e la scoperta... e lo sguardo torna curioso e aperto, e la mente sgombra e vigile.
La città mi custodisce, col suo abbraccio unico e inconfondibile, quell'abbraccio che ti accoglie quando torni da un lungo viaggio, che ti fa sentire a posto, a casa. 
La mia città, che ultimamente ho spesso criticato e sconfessato, oggi mi abbraccia, mi perdona donandomi la sua magia, ricordandomi le mie origini, risvegliando emozioni e ricordi, rassicurandomi che va tutto bene. 
Così ora tutto il dolore si sfuma sullo sfondo, diviene ricordo lontano e nebuloso, lascia il cuore, abbandona la mente, e così rimane solo la vita, quella che pulsa davvero, quella che voglio vivere secondo i miei valori, quella che sa di purezza e di verità.


La mia città, oggi.


Gente che urla e il domino della vita

La gente urla.
Anch'io, talvolta, lo ammetto. E forse recentemente anche troppo.
La gente urla per rabbia, per delusione, per ingiustizia, per disperazione, per impotenza. E per paura.
Si urla, per difendersi. Si urla per prevaricare. Si urla, spesso, per non ascoltare. Si urla per paura.
Paura di perdere, oppure di essere sconfitti, paura di non essere all'altezza o di non farcela, paura di svelarsi o di ascoltare. Paure declinate in vari modi, ma che in fondo sappiamo ricondursi essenzialmente alla paura per la sopravvivenza, materiale e fisica, ma anche emotiva e relazionale. 
Questa paura che ci attanaglia è motivata, certo, perché c'è di che avere paura in una quotidianità che diventa sfuggente, che perde i contorni delle certezze e pare evaporare tra le mani.
Ma siamo sicuri che urlare, in senso letterale e figurato, sia il modo di affrontare e di vincere la nostra paura, qualunque essa sia? Oppure non fa che ingigantirla, e aggiungerne altra?
Le nostre urla si propagano e come le tessere di un domino si sospingono rapidamente, facendoci crollare uno a uno, travolti da una forza inarrestabile.
Eppure a me piace immaginare che anche ora - soprattutto ora - si possa invertire questo moto apparentemente incontrastabile, e vedere le tessere che una a una si rialzano, sorreggendosi e incoraggiandosi l'un l'altra, ergendosi fiere, opponendosi alla forza distruttiva, invertendo quella rotta, vincendo la paura.


A song for today: "Under Pressure" - Queen

mercoledì 2 ottobre 2013

Scrivere, oggi...

... di quando ti accorgi che sognare non ha più senso. Di quando il mondo ti cade in frantumi davanti ai piedi e non ti resta nulla. Di quando le speranze, l'impegno, i desideri, le ore trascorse a immaginare e a progettare vengono vanificate in un soffio, in un doloroso soffio di vento. Di quando ti guardi intorno in cerca di un appiglio, di qualcosa che ti dia una scusa per non guardare la realtà, e non lo trovi. Perché non c'è, e la realtà quella è. Di quando ti troverai a piangere per ore, solo sul divano... chiedendoti perché... e trovando le risposte, che anche quelle fanno male. Di quando ti renderai conto che tutti gli anni dedicati a un sogno, a una vision, sono solo tempo perso, e perso male. Così, quel giorno sei lì, pietrificato, e guardi i cocci, guardi la devastazione là dove pochi attimi prima c'era una costruzione fatta di amore e di ideali. 
Dov'è il tuo ego ora? E' tutto lì, condensato nella sofferenza, nelle lacrime, nella disperazione e nel senso di impotenza davanti all'inevitabile. Il tuo Ego che no, questa cosa non la vuole proprio accettare. Eppure. Eppure l'unico modo è accettarla. E interrogarsi. Perché un senso ci deve essere, ancor più se è il karma che si ripete, ma comunque un senso c'è. Non era la tua strada? O lo era e dovevi passare attraverso a tutto questo per risorgere alla tua vera essenza? O è solo un prova sul tuo percorso? Ma non è questo il tranello dell'eterno ottimista, ciò che gli impedisce davvero di comprendere che non è da lì che passa la sua via, e che gli fa commettere, ostinatamente, sempre gli stessi errori?
Quel giorno, tutto ciò che hai imparato ed esperito e che ti hanno insegnato, sul restare nel "qui e ora", sull'accettazione, sull'abbandono dell'Ego e sull'affidarsi alle energie dell'Universo, quel giorno tutto appare vuoto, privo di significato. O magari ti ci rintani, ma come? Comprendendone il senso o fuggendo da una realtà che non vuoi?
Quel giorno è un po' l'anno zero, una sorta di resa dei conti, e tu sei lì, rabbia e rassegnazione che si avvicendano nel cuore, la mente offuscata, una gran voglia di fuggire via. 
Quel giorno solo la musica saprà abbracciarti, donarti quello sguardo che sa vedere oltre, e allora a essa ti affiderai, intimorito e speranzoso. Solo.

Dedicato a tutti coloro che soffrono per un sogno infranto. Che possano tornare a sognare e a credere ancora.












giovedì 19 settembre 2013

La bellezza è negli occhi di chi guarda

Una lunga camminata per le vie della città, senza meta, senza scopo, se non quello di lasciarsi inondare da impressioni visive e uditive, dai suoni e dalle luci di una mattina di metà settembre, quando finalmente si riesce a prendere una pausa per lasciare che la mente si svuoti, pronta ad accogliere il nuovo. Camminare lasciandosi attraversare da immagini, pensieri e intuizioni. Così quel chiosco di fiori curato nei minimi dettagli sullo sfondo di un incrocio altrimenti grigio e desolato. Così i sorrisi di due giovani baristi in un caffè che sa di luce, di mele, di muesli e di candida bellezza. E camminando incrociare i volti dei passanti e immaginarseli bambini, con i loro sogni, le loro risate, la loro purezza e allegria. Entrare in una libreria fitta fitta di testi in ogni angolo e lasciarsi contagiare dall'entusiasmo di due librai allegri e appassionati. E il sole, gli alberi, i palazzi sullo sfondo del cielo azzurro. I giovani manovali che ristrutturano case e negozi, le tante persone in bicicletta, un medico che sdrammatizza e fa scivolare via con grazia i minuti di apprensione durante un esame diagnostico, una segretaria che sorride mentre il terminale si impalla dal primo mattino, e ti confida che tanto stasera va in piscina e lì, nuotando, tutto si aggiusta. 
Lo sguardo, il nostro sguardo sulle cose fa la differenza. I fisici quantistici ci insegnano da tempo ormai che l'occhio dello sperimentatore influenza il risultato dell'esperimento: ecco il nostro sguardo sulle cose influenza ogni istante della nostra esperienza, cosciente e non. E quello sguardo trasforma, perché l'entusiasmo e  la fiducia che si posano sul mondo intorno a noi non possono far altro che trasformare quel mondo, a partire dallo spazio fisico, mentale ed emotivo che abitiamo e che condividiamo con gli altri, quegli altri con cui costruire istante per istante la nostra realtà, consapevoli della bellezza che insieme possiamo creare e coltivare.
Namasté.


venerdì 13 settembre 2013

Anime delicate...

... che si incantano davanti alle foglie mosse dal vento; che camminano per le strade lasciandosi attraversare dai suoni e dai colori, assaporando la luce di un settembre un po' in salita; che piangono per quell'amica che non le vuole più; che cercano bellezza in ogni luogo, in ogni istante; che non sono disposte a rinunciare a un solo grammo di quella bellezza nella loro vita; che sono fedeli a se stesse, anche se questo richiede dei sacrifici; che ballano se c'è da ballare, sempre e comunque: che ascoltano musica sprofondate nel divano quando quella bellezza sembra sfuggire o quando il dolore sembra sopraffarle; che non si arrendono mai di fronte alla vita, perché la vita è un viaggio talmente bello che arrendersi non è un'opzione; che non sanno se troveranno mai quell'appagamento che cercano, ma che continuano a cercare, perché "happiness is a journey, not a destination"; che un tempo sarebbero crollate, che oggi invece sono consce della loro forza e della loro bellezza; che amano se stesse, e amano la vita e la onorano con totale dedizione, passione, presenza.
A tutte le Anime belle e delicate, alla loro forza, al loro coraggio, alla loro meraviglia.
Namasté.


martedì 10 settembre 2013

How do you mend a broken heart?

Please, tell me, how?
Perché non è solo l'amore a spaccare il cuore. Il nostro cuore può far male per un sogno che si infrange, per una delusione lavorativa, per la paura, per il dolore, per la tristezza... Mille e uno modi per sentirsi sopraffatti da un cuore spezzato.
Le notti insonni; le ore a pensare e a ragionare e a chiedere opinioni per capire se c'è modo di riparare sia il cuore sia la situazione che lo ha frantumato; i sogni a occhi aperti per rivivere una realtà che è sfuggita ormai, inghiottita dal trascorrere del tempo, dall'Eterno divenire in cui siamo immersi.
"Prendi il toro per le corna" ti è stato detto. Poco poetico, forse, ma è forse l'unico modo. Guarda in faccia la realtà, paratici davanti con determinazione e coraggio e cerca di guardarla a fondo, obiettivamente, per quella che è. Tralascia il filtro delle tue emozioni, dei tuoi desideri e pensieri: guarda i fatti, guardali. Sentirai dolore? Forse. Sollievo? Magari. Rifiuto? Voglia di scappare? Stai lì, lì con tutto questo: i fatti duri e crudi e il tuo mondo interno, un coacervo di sensazioni fisiche, emotive, psichiche. Stai lì. Finché sarai ricolmo di questa esperienza: tu e l'accaduto. Il resto, sfumato sullo sfondo.
E poi... hai deciso. Sì, hai deciso che basta, non era quello ciò che volevi. Non così. Non ti riconosci più sotto quell'etichetta, non con quelle persone, non con quelle modalità. E lascerai andare. Tutto. Perché non merita più la tua dedizione, il tuo impegno, la tua voglia di esserci e di fare. Tutte queste energie belle, che avevi riversato dove ora non c'è altro che un ripetitivo schema di dominio e di successo a tutti i costi, tutte quelle energie meritano di convogliarsi altrove. Dove ci sia voglia, bisogno e desiderio di accoglierle. Dove possano fiorire e dare i frutti migliori. Dove possano portare l'Amore che le anima, l'entusiasmo che le contraddistingue, la purezza che le rende fluide e leggere.
Rincorrere i sogni non ha senso, quando quei sogni non corrispondono più al nostro sentire. Sognarne di nuovi, e dedicarli a chi ci chiede di sognare insieme, a chi ha voglia di mettersi in gioco per qualcosa di più bello (che non vuol necessariamente dire di più grande, anzi), questa è la cosa giusta da fare ora. Perché è con le piccole cose, quelle  sentite e realmente condivise, che si fa la differenza. Io a questo ormai credo davvero.
Namasté.




venerdì 6 settembre 2013

Un Grazie alla vita

Così. Estemporaneo. Puro. Non filtrato. Un Grazie per la musica che mi avvolge, mi trasporta, mi inebria, mi innalza su vette insperate e da lì mi mostra la magnificenza di ogni cosa. Per le amiche che mi aiutano, mi supportano e mi soccorrono per darmi la possibilità di almeno tentare ciò che sulla carta è impossibile. Agli amici belli bellissimi che condividono con me grandi gioie, profondi dolori, attimi di immensità, di vita vera e che danno senso a tutto ciò in cui credo. Grazie per il verde che fa capolino dalle finestre, illuminato dal dolce sole di questo settembre, a ricordare che la vita è così: semplice. Grazie per la gioia semplice e accessibile di un buon libro, della musica come compagna, della dolcezza dei pensieri, della grazia delle intenzioni. E per saper attendere, e nell'attendere leggere il mio cuore, e parlare attraverso di esso. Per l'accortezza e per l'impegno a sfiorare le situazioni con mano gentile, perché nella levità si trovano i gesti e le parole appropriate. Grazie per il ricordo del concerto di Ezio Bosso a Torino che ancora mi pulsa nelle vene e mi infonde vita e coraggio. Grazie per chi si sta prendendo cura di me, per chi mi apre gli occhi con gentilezza e mi invita a rallentare. Grazie alle emozioni che affiorano intense, belle e recano quella ricchezza che rende la vita meravigliosa. Grazie agli errori e agli imprevisti che fanno risplendere ancor più la ritrovata serenità di questi giorni. Grazie per tutte queste gemme preziose che costellano il mio percorso.


domenica 18 agosto 2013

Sogni, in una notte di mezza estate

È proprio vero: dopo una grande compressione segue sempre un'altrettanto grande espansione. Che poi la compressione sia fisica e la conseguente espansione emozionale, per noi praticanti yoga non è per nulla sorprendente. Così quel corpo costretto suo malgrado in posizioni innaturali, non appena può rilasciarsi nello spazio per un tempo adeguato, ritrova il respiro in tutta l'ampiezza della cassa toracica, ritrova morbidezza nelle articolazioni ed elasticità nella muscolatura. E ritrova lo spazio delle emozioni. 
Un rilascio lento, quello emozionale, che procede a scatti e stenta a decollare, ma che una volta avviatosi, cresce come un'onda che spazza via i detriti accumulati nei giorni della ristrettezza. E si sogna. Si sognano cose strane, persone che si credevano appartenere a un passato non più attuale o rilevante, persone da cui si pensava di essersi accomiatati serenamente e senza rimpianti e che invece in sogno tornano e portano a chiedersi: ma se tu fossi ancora con noi?    
E poi luoghi e avvenimenti, attimi di tempo vissuti, altri solo frequentemente immaginati, profumi e sapori. E intuizioni, indicazioni che conducono sulla via dei sogni, quelli coscienti, ora, e voluti, e desiderati. 
In una notte di mezza estate, quando sembrava che tutto fosse lontano, improvvisamente tutto è di nuovo presente e vivo. Qui. Ora. Sono presenti i progetti, le idee, gli affetti, i desideri, la mancanza, le paure, i timori, la concretezza, le ipotesi e le possibilità. Sogno e realtà si incontrano, come una sera al tramonto su una spiaggia un'Anima in viaggio incontra uno Spirito della foresta che le parla. Ma questa è un'altra storia, da raccontare quando le parole saranno abili e mature. Tuttavia, in quell'istante magico in cui la luce del cielo si fonde col moto del mare, quando tutto è solo qui e ora, solo energia pura e vibrante, in quel momento preciso si gioca tutto, l'incontro tra sogno e realtà, tra spirito e materia, e lì, proprio lì, in quell'istante infinito i sogni, i pensieri, la forma, l'essenza precipitano nel puro Essere. 
In una magica notte di mezza estate. 


lunedì 29 luglio 2013

Che poi...

... tutto ha un senso, e quando guardi indietro, comprendi, capisci, accetti. Anche se guardare indietro non è il tuo modo preferito di stare al mondo, anche se non sei di quelle persone che di ricordo vivono e si nutrono, talvolta uno sguardo fugace, o anche uno sguardo più profondo, possono essere un buon modo per confermare la pienezza e la bellezza del presente. Vedere come tutto ti ha portato qui e come anche ciò che pensavi di non volere, che ti ha tenuto sveglio la notte, che ti ha angustiato e contro cui hai invano lottato, ecco, vedere come tutto questo a un certo punto si trasforma in bellezza, in opportunità, in ciò che forse non avresti mai pensato potesse essere tuo. E invece ora lo è, tuo. E lo è con tale pregnanza e intensità che non riesci più a immaginarti senza. 
Davvero la vita ti conduce per mano, davvero ti mostra con coincidenze e con segni inequivocabili la tua via, davvero è capace di resistere ai tuoi tentativi di resisterle per donarti, se saprai ascoltare e accogliere i suoi messaggi e affidarti alle sue cure, le esperienze che davvero possono far sbocciare il tuo vero Sè. 


giovedì 25 luglio 2013

Living asanas - Vrksasana: l'albero, the tree pose

L'albero. Che affonda le sue radici nel terreno. Il cui tronco si erge maestoso e forte. Le cui fronde si muovono al vento, spogliandosi e vestendosi di colori al cambio delle stagioni. I cui rami danno frutti, e docili crescono in ogni direzione sfiorando il cielo.

L'albero, che simboleggia il radicamento, il contatto con la terra, da cui trae non solo stabilità, ma anche nutrimento, le radici ramificate in profondità a trovare l'acqua, che nutre ogni organismo vivente, che rappresenta essa stessa la possibilità di vita per il nostro pianeta e per le forme animali e vegetali che lo popolano. E il fusto, che nella giovane pianta è flessibile, ma anche meno saldo del tronco più maturo, che col tempo acquisisce la forza per crescere ed essere stabile e concreto nel suo ergersi verso il cielo.
L'albero, che è ponte fra cielo e terra: le radici nel terreno, i rami a protendersi verso il cielo, ad aprirsi in ogni direzione, loro sì, flessibili, duttili, capaci di seguire il vento, di sopportare il peso della neve e poi di lasciarla cadere per liberarsi di nuovo e accoglierne di nuova, di essere rifugio per uccelli e animali. 
I rami, le infinite possibilità, che danno fiori prima, e poi frutti, che creano bellezza e nuova vita, che seguono i ritmi delle stagioni: si colmano di gioia e di gemme in primavera, per poi, variopinti, accogliere l'estate, con i frutti dolci e nutrienti che ricadono a terra; si tingono di colori incredibili in autunno, per poi spogliarsi in inverno e così lasciare che le foglie possano nutrire il terreno, quel terreno senza cui l'albero non sarebbe nato, cresciuto e divenuto ciò che è.
L'albero, allora, come metafora della vita, del suo svolgersi, delle qualità importanti per viverla appieno: radicamento, flessibilità, stabilità, equilibrio, sintonia con l'ambiente, capacità di accogliere, di elargire bellezza, di donare frutti, di lasciare andare, di interagire col terreno da cui la nostra stessa vita è sorta, di accettare la caducità, di svilupparsi in molte direzioni, di crescere, di estendersi verso il cielo, mantenendo vivo e presente il contatto con la terra, di svilupparsi armoniosamente.
Vrksasana è tutto questo: essere albero, essere posa.


mercoledì 24 luglio 2013

Vorrei, ora...

Vorrei poter essere seduta sulla riva di una spiaggia greca, ora, alle mie spalle in lontananza una taverna avvolta dalle foglie di vite, davanti a me il mare che lambisce i ciottoli e i miei piedi, il suo rumore rassicurante, il suo abbraccio rincuorante. Vorrei la luce del tramonto, il cielo che si tinge di un blu più intenso a est, in quell'ora in cui a ovest il sole ormai si è celato alla vista e resta solo quel chiarore della sera non ancora matura. Vorrei poter sostare, avvolta in un pareo, ad ascoltare solo il mare, qualche cormorano in volo, e i suoni soffusi dei miei pensieri. Vorrei restare lì, insieme a quei pochi che come me amano il mare a tarda ora, quelli che giocano col cane, quelli che ripongono le vele e i windsurf, quelli che suonano la chitarra intorno a un aperitivo improvvisato. Vorrei vedere il verde-argento degli ulivi tingersi di ombra e di frescura, vorrei osservare la barche in lontananza, quelle dei pescatori, quelle a vela, il motoscafo che corre verso un'altra isola. Vorrei guardare le prime stelle, i primi pianeti e satelliti che si illuminano nel cielo, e restare lì, piccolo puntino nell'infinità dell'Universo. Restare lì, consapevole del mio essere così piccola e al tempo stesso così grande. Vorrei godere di ogni attimo di quella sera greca che profuma di lavanda e di rosmarino, di grigliate in riva al mare, di olio e di tzaziki. Vorrei dimenticarmi il tempo e lo spazio, godere solo il luogo, quel qui e ora, magico come tutti i qui e ora, ma così desiderato adesso da apparire speciale.Vorrei praticare, muovermi in un freestyle che sa di vento e di mare. Lasciarmi accarezzare dal quel vento, che porta le risposte e allontana i dubbi e i pensieri intrusivi. Vorrei essere lì ora, proprio ora. Dimentica di tutto, presente a me stessa.


martedì 23 luglio 2013

Going deep

Il bisogno di recuperare lo spazio mentale oltre che quello fisico. Il bisogno di riappropriarsi di quello spazio, di allontanarsi un poco, di respirare a pieni polmoni, di muoversi nel corpo, di sostare nella mente.
Transitare da una fase di euforica espansione, di leggerezza diffusa ai quattro venti, a un momento di silenzio, di discesa nelle profondità dell'anima, per ascoltare moti sottili, lievi sensazioni, impulsi impercettibili. Dopo tanta luce, tanti suoni, tanto allegro rumore, la penombra avvolgente, in cui sondare ogni increspatura dell'acqua, anche le più lievi. 
Sentirsi espandere nello spazio attorno, permettersi e concedersi di dimenticare tutto e tutti il tempo necessario per stare, per semplicemente stare in ascolto e in osservazione di se stessi. Sentire il corpo ammorbidirsi, lasciarsi andare; assecondarne il movimento e l'inerzia, cavalcare le onde della mente, come rollercoaster imprevedibili, indecifrabili, indomabili. Senza fretta, senza scopo, senza fine.
Sospendersi, nel pensiero e nell'azione, per poi lasciarsi andare all'azione e al pensiero. E così in un susseguirsi infinito, mai uguale a se stesso, di sensazioni, di pensieri e di emozioni.
Recuperare lo spazio fisico e mentale della propria essenza profonda, del suo desiderio di perdersi in un bosco frondoso, con curiosità e sollievo. Recuperare le energie, nutrirle, vivificarle, rigenerarle, perché di quel nutrimento ora abbisogniamo. Come a una fonte di acqua limpida e fresca, semplicemente abbeverarsi, rinfrescarsi, dissetarsi. E ripartire.


lunedì 22 luglio 2013

...and there came the change...

Nuovo look, stesso spirito... sulla scorta della ventata di cambiamento, di voglia di nuovo, di nuovi stimoli e di nuove sfide. 
Vivere quei momenti nella vita fatti di risultati conseguiti, di decisioni maturate e attuate, di nuove sintesi, di visioni ampliate, di idee in movimento. Quei momenti in cui ti metti in moto sospinto da una forza che ferma e gentile ti conduce lungo la via, una via che prende nuove direzioni, si snoda con  destrezza e sicurezza in territori nuovi. E tu, col passo deciso, la percorri, perché senti che quella, proprio quella è la tua strada, ora. E fiducioso ti affidi.
Namasté.


domenica 14 luglio 2013

Cose che ho imparato

A dire sì alla vita, nelle sue manifestazioni più incredibili e imprevedibili. A non avere limiti, limiti nell'essere o nell'amare, nel pensare o nel fare. A vedere il bello vero nelle cose più strane. Ad amare la moltitudine di umanità che incontro. A imparare dai miei maestri, tutti, sopratutto dal mio barman del cuore, dagli amici ritrovati, dal mio Maestro di yoga. A non credere solo alle apparenze, certo, ma a fidarmi dei miei feelings, che fino a prova contraria ci pigliano sempre. A stringere amicizie improbabili, ché talvolta da quelle escono le cose migliori. A lasciare andare... anche le persone che vorrei ancora con me. A essere liquida, che è il motivo per cui pratico tanto. A rendermi conto che la strega l'ho materializzata io, e ora sarà meno facile che se ne vada. Ma anche che se ne andrà, che le streghe non restano per sempre. A fidarmi del mio istinto, del mio cuore, del mio corpo. A fidarmi delle persone che mi risuonano nel profondo. Ad appoggiarmi agli amici di sempre, a quelli così veri e belli che quando li vedi ti commuovi dalla gioia. Ad ascoltare, un po' di più. A dubitare, ma con tranquillità. A essere felice di quella felicità che nasce da dentro. A sentirmi protetta dalla mia super-squadra. A leggere gli occhi, e a saperli leggere proprio bene. A guardare tutto con uno sguardo laterale, col pensiero laterale, da centro a centro, però. A capire che prima divento "o tutto o niente" e  poi, e solo poi, modulo e a mixo: sono fatta così, me ne son fatta una ragione. A non aspettarmi che questa ragione se la facciano anche gli altri. Ad amare il "mix&match" di ogni cosa, perché quando mixo, e mixo sempre, non mi ferma più nessuno. A essere leggera, di quella leggerezza che fa sentire così wow! Ad amare i miei mille stili, mille gusti, mille pensieri. A sentirmi sicura. A sentirmi bene davvero.
Cose che ho imparato, in questa vita; cose, molte, che ho affinato in questi primi sei mesi del 2013... sei mesi di memorabile bellezza.

sabato 13 luglio 2013

Change is awaiting somewhere...

...perché il vento del cambiamento soffia anche per noi.
"Stay tuned... and keep on moving... always" è uno dei mantra di questo blog... And we'll move. Sooner or later. 
Non c'è un piano, ma c'è una vision. Una vision, che diventa sempre più nitida. In questo sabato estivo, in cui ci si sta dedicando, con le ultime forze rimaste al termine di una stagione intensa, al conseguimento dell'ultimo obiettivo di questo periodo, diventa sempre più evidente che serve un cambiamento, non una rivoluzione, magari anche solo qualche aggiustamento. Ma c'è voglia di essere ancora più sintonizzati con i moti del proprio mondo interno e con quelli dell'ambiente intorno.
Sedersi in meditazione, lunedì, sarà il primo passo. Ascoltare, come sempre, facendo tesoro dei pensieri e delle emozioni emersi in queste ultime ore, in questi giorni intensi e densi. Poi prendere azione. O, meglio, lasciare che l'azione ci prenda, ci conduca, ci ispiri.
Non vuole essere un post programmatico questo: non vuole e non può esserlo, perché non c'è un programma, perché l'azione, come ogni Azione vera e autentica, si paleserà spontaneamente, ci condurrà lungo la nostra Via, e noi poi nemmeno ci accorgeremo di avere percorso tanta strada.
Ma si va, lo sento già ora, in questa apparente immobilità di questi ultimi due giorni, sento già che si sta andando.
Love the journey. "Happiness is a journey, not a destination" someone says. Ebbene sì. E i frizzi e i guizzi di questa felicità si stanno già facendo sentire. Love the Change. Love the Move. Love the Action.

martedì 9 luglio 2013

Conosco una donna straordinaria...

... che ha fatto di un lavoro l'arte di crescere i bambini. Che rispetta ogni piccolo individuo di cui si occupa con una profondità e una dolcezza incommensurabili. Che sa essere severa, di quella severità giusta, pulita, comprensibile. Che sa valorizzare ogni bambino, aiutarlo a superare le sue difficoltà, potenziare il suoi talenti, arricchire la sua personalità. Che infonde sicurezza a ognuno di loro, accrescendo la loro autostima e serenità.
Che è bravissima, talmente brava, che le rarissime volte che commette un errore, è ineccepibile nell'ammetterlo. Che è sincera, equa, trasparente, competente, corretta, giusta. E simpatica, e ironica. Che ti guarda e ti legge l'anima. Che capisce le persone. Che fa fare ai bimbi esperienze incredibili. Che riconosce l'unicità dell'individuo e l'importanza fondamentale del gruppo. Che dimostra che il lavoro non è dovere, ma una mission, in cui riversare cuore e anima. Che infonde sicurezza al solo guardarla. E rispetto, profondo rispetto. Che è curiosa, creativa, che non esagera. Che conosce l'importanza dei riti di passaggio, li celebra, e con questo da spazio allo svolgersi anche simbolico della crescita. Che mi ha insegnato tanto, tantissimo e a cui devo molto, moltissimo.
Conosco Z., una donna straordinaria.
Namasté.

Blessed with ultra-love

Svegliarsi una mattina con WhatsApp che vibra di emozione. Svegliarsi una mattina in un incrocio di cuori, di baci, di abbracci, di emozioni. Svegliarsi una mattina ed essere lì a condividere la gioia immensa dell'amico di sempre che raggiante annuncia l'arrivo di una nuova vita. Sentirsi onorata di essere parte di tutto questo, della gioia incontenibile di due persone stupende, che saranno, e in queste ore già sono diventati, due genitori stra-wow, sentirsi rassicurata da quest'onda d'amore che si propaga, e unisce cuori vicini e lontani in un momento di magica intensità. Sentirsi colmare di riconoscenza e di gratitudine per la bellezza che attraversa le nostre vite, e non potere trattenersi dal diffondere questa gioia incontenibile e contagiosa agli amici, a chi ho incontrato oggi, a tutti coloro i quali condividono da poco o da sempre con me questo percorso magico e incredibile. Stringersi le mani, forte, in un abbraccio di gioia e gratitudine, guardare quegli occhi scintillanti di felicità e di Amore, e sapere con assoluta certezza che questa è pura Bellezza, pura Vita, pura Meraviglia.
We are blessed with ultra-love. 

mercoledì 12 giugno 2013

Respiriamo l'incanto, sciogliamoci nella bellezza

Alle mie spalle lo stereo. Le casse diffondono musica. Musica scelta accuratamente. La musica del ricordo, la musica del calore, la musica che evoca emozioni vicine ma sopratutto lontane. Quella musica che non ascoltavo da troppo tempo, e che ora risuona, mi avvolge, mi trasporta, mi stringe nell'abbraccio della dolcezza e della meraviglia.
Giorni, questi, di bellezza infinita. Giorni di fluidità, di capacità di lasciarsi fluire. Giorni di progetti, di sogni, di possibilità. Giorni di dolcezza negli sguardi, giorni di chiarezza e di coraggio. Giorni di condivisione, di amicizia e di parole belle. Giorni di lacrime di gioia che sgorgano inspiegabili. Giorni di ascolto, dell'altro e del corpo. Giorni dell'estate, che ora è qui. Giorni in cui sappiamo che qui, a portata di mano, davanti a noi c'è il nuovo, il cambiamento, in questo mondo bello di infinite possibilità.
E le note mi trasportano, la voce vibrante accarezza la mia pelle ricordando estati di mare e di stelle, di pigro oziare sul divano guardando le nuvole, sognando i sogni adolescenti, e poi il profumo di mirto, e il ricordo di amici lontani, pietre miliari del percorso della vita, ormai cristalli preziosi nella memoria. E poi il ricordo di chi, come fuggevole cometa, ha attraversato il cielo. E le sensazioni, di nuovo così vive, così intense. Un mondo emotivo sopito che si risveglia e danza sulle note della sua musica, di ritmi e parole evocative in cui si riconosce, e sentire che ogni cosa vera resta in noi, con la sua verità, la sua intensità, la sua importanza. Perché di questo, anche e soprattutto, siamo fatti: delle nostre emozioni iscritte nel profondo del nostro corpo. E benedire l'istante in cui si è scelto di ascoltarlo, quel corpo, che non voleva uscire, ora, voleva stare a casa. E poi ha scelto per noi, ha scelto di cercare quel cd, di accendere il pc, di comunicare questo incanto. L'incanto di ritrovarsi in un mondo così denso, così vivo, così presente, così ricco. Non di ricordi sterili o di immagini, ma di sensazioni fisiche e tangibili, di vissuti che ci accompagnano, silenti, ma che basta un attimo per risvegliare. 
Incanto e meraviglia davanti alla nostra bellezza di essere umani, dotati di tanta grazia e di tanto potere. Siamo esseri meravigliosi, sappiamo creare bellezza all'altezza della Natura che ci ospita e che ci tollera. Possiamo tanto, siamo tanto. E col cuore in tumulto dalla gioia, la pelle che risuona con le vibrazioni che l'attraversano, sentirsi, di nuovo e sempre, Uno col tutto, Uno con chi ha attraversato la nostra vita colmandola di significato e chi ancora intreccia il suo cammino con il nostro in questa danza stupefacente che si chiama Vita.
Namasté.

venerdì 7 giugno 2013

La sostenibile leggerezza di essere

Impronte. Quelle che lasciamo sul nostro pianeta, con il nostro atteggiamento di padroni della Terra, che abbiamo progressivamente stravolto.
Impatto. Quello che abbiamo sull'ambiente con i nostri consumi e il nostro stile di vita, i nostri "bisogni", i nostri capricci.
Lasciare un segno. Spesso desideriamo farlo: lasciare il segno con il nostro operato, i nostri comportamenti, le nostre parole.
Colpire al cuore. Una persona, per conquistarla o per ferirla.
Marchiare a fuoco. Esperienze che indelebilmente entrano a far parte di noi, come cicatrici sulla pelle.
Quante parole, quanti modi di dire che rimandano alla forza che possiamo, sappiamo e, spesso, vogliamo imprimere al nostro essere e agire. L'idea di lasciare un segno indelebile ci affascina, ci pare importante, spesso a fin di bene e con le migliori intenzioni. Di per sé, come quasi tutto del resto, non è una cosa brutta, e anzi, pensiamo a quante persone con i segni che hanno lasciato o che tutt'ora lasciano abbiano contribuito a rendere questo un Mondo bello, magico, artistico, musicale, colmo di bellezza e di meraviglie.
Eppure, oggi il mio sguardo si rivolge spontaneamente alla levità, a quella qualità dell'agire e dell'essere che non lascia impronte, che non impatta, che non si concretizza in segni e marchi.
La leggerezza di una piuma che si libra nell'aria, dei petali di ciliegio sospinti dal vento, del volo di una farfalla, dell'ondeggiare dei fiori nei prati carezzati dalla brezza, del mare che lambisce la riva con dolcezza, dello zucchero a velo sparso sulla torta, dei sorrisi spontanei, delle nuvole rosa al tramonto.
La leggerezza di una posa di yoga, quando nel muoverti diventi posa senza nemmeno accorgerti, quanto in trikonasana ti senti radicato a terra e sospinto verso il cielo e il corpo perde peso e compattezza per rivelare il suo essere un campo energetico vibrazionale. Quando in savasana perdi i confini, ti fondi col tutto, ti senti davvero Uno con l'energia intorno a te.
La leggerezza di non volersi fare incasellare in definizioni, di essere libera di scegliere, di parlare e di tacere, di non temere i giudizi, gli sguardi, i preconcetti.
Si muovono, intorno, persone dal passo pesante. Dicono parole, che come macigni tentano di dare una conformazione stabile al terreno su cui ci muoviamo. Esprimono desideri e giudizi, cercando di fissare un profilo, etichettare un modo di essere. In mezzo a questo tentativo di addensare l'esperienza, muoversi con leggerezza. Essere qui. E un momento dopo là. Divenire inafferrabili, liquidi, lasciarsi fluire come acqua nell'esperienza, nell'eterno qui e ora in cui si dipana la vita. Leggeri come acqua che zampilla tra le rocce, che rifrange la luce in mille arcobaleni, che gioiosa esprime tutta la sua vitalità.
Donare questa leggerezza, questo muoversi col passo felpato di un gatto che sinuoso attraversa i tetti, a se stessi e agli altri. Incarnare la leggerezza, divenendo morbidi, fluidi, trasparenti. Cosicché l'aria, l'energia ci possano attraversare, e noi vivificati possiamo a nostra volta elargire gioia e leggerezza.


mercoledì 5 giugno 2013

Insieme

E di nuovo l'Universo che ci parla. Appena dopo aver scritto un post dolce-amaro sulle relazioni, trovarsi immersi nella bellezza della condivisione, traboccanti di amore per le persone belle che si ha avuto la benedizione di incontrare e di conoscere, persone belle alle quali si vorrebbe donare di più di se stessi, di più di ciò che realmente a oggi si è potuto fare. Sentirsi chiamati, sentirsi responsabili, perché è insieme che le cose si possono cambiare. "Insieme". La felicità di uno è la felicità degli altri, l'interconnessione non è concettuale, è reale. Tangibile. Siamo qui, in questo viaggio bello e infinito che si chiama vita, qui, dove si avvicendano momenti, esperienze, accadimenti. Siamo qui per vivere appieno, per avere il coraggio di guardare in faccia le storture e le brutture che ci vengono proposte e imposte da chi ancora non ha capito cosa sta accadendo e sopratutto non ha capito come ora, si proprio ora, in questo periodo storico così complesso, sia fondamentale prendere coscienza della nostra profonda connessione, corresponsabilità e umanità.
Mi inchino al potere dell'Universo di comunicare con noi in modo così chiaro e diretto, mi inchino alla mia pratica dello yoga, che mi sta conducendo su un percorso di bellezza inestimabile, mi inchino ai miei Maestri e ai miei compagni di viaggio, che mi insegnano quotidianamente la molteplicità della vita, mi inchino a chi sceglie con coraggio di percorrere la propria strada nel rispetto degli altri.
Ecco, questa chiamata a essere presenti, consapevoli, generosi, attenti, partecipi, sinceri, trasparenti, coraggiosi, autentici, questa chiamata, che è anche una grande sfida, accogliamola. E' la strada bella da percorrere, ognuno coi suoi talenti e con il proprio bagaglio di esperienze, col sorriso che anche oggi tra mille difficoltà abbiamo saputo condividere e scambiarci. Io l'accolgo, sperando di essere all'altezza, sapendo che inciamperò, magari cadrò, ma che non perderò l'entusiasmo di esserci con tutta me stessa.

Post dolce-amaro sulle relazioni

L'essere umano e le relazioni.
Le relazioni che ci plasmano, che ci fanno crescere, che ci fanno diventare ciò che siamo.
Sin dalla nascita, anzi ancora prima. La relazione con la madre, nel ventre materno: protezione, nutrimento, crescita, filtro degli stimoli esterni (luce e suoni che giungono attutiti nel sacco amniotico), primo ambiente in cui si dispiega la nostra vita.
La relazione con i genitori, i caregiver, che dalla nascita si occupano di noi, e ci nutrono, ci lavano, ci cullano. E il rispecchiamento (Winnicott), che studiosi e ricercatori di Infant reaserch individuano come uno dei "meccanismi" fondamentali con cui il bambino inizia a comprendere il mondo e soprattutto se stesso. Vedere e sentire le proprie emozioni e azioni rispecchiate dalla madre (o dal padre o da un caregiver) gli consente di acquisire un senso di agency, di iniziare a comprendere le emozioni, le esperienze, categorizzarle, dar loro una connotazione. E così comprendere anche il Sè. 
Così si cresce, e nella relazione noi umani impariamo il linguaggio, quello strumento grandioso che ci consente di comunicare e di conversare, poi, imparando a rispettare quelle regole conversazionali (qualità, quantità, pertinenza, modo) che rendono lo scambio verbale uno scambio proficuo e, si auspica, autentico. E poi le relazioni tra i pari, gli amici e i coetanei in genere, quelle con i primi insegnanti, le prime relazioni amorose, fino alla relazione di coppia, stabile, un'ulteriore dimensione fondamentale. Le relazioni terapeutiche e quelle con i Maestri, anche.
Noi umani e le relazioni, quindi. Fondamentale strumento di sopravvivenza e crescita, e spesso però anche principale causa di tensione, sconforto, rabbia, conflitto.
Impensabile indagare qui le cause di questa ambivalenza, ma inevitabile considerare che questa ambivalenza è la stessa che connota ogni cosa. Uno sguardo al simbolo del Tao, nel bianco il nero, nel nero il bianco. E tutto è Uno.
Accettare quindi questa duplice natura delle relazioni, riconoscerla come Una, e da qui, di nuovo cogliere nell'equilibrio dinamico la qualità fondamentale per navigare sulle acque relazionali, con serenità, presenza, consapevolezza e fiducia. Restare mindful, presenti e consapevoli nel qui e ora, e osservare il dispiegarsi delle relazioni per quello che è, fluttuazione continua, movimento, a volte brusco, a volte improvviso, a volte inspiegabile. Stare con tutto questo, senza sentirsi persi. Perché il nostro Sè nelle relazioni è cresciuto e si è plasmato... e il nostro Sé è anch'esso figlio della molteplicità, unità indivisibile e nel contempo variegata e multidimensionale. Così surfiamo le onde delle esperienze e delle relazioni restando in contatto con tutte le nostre infinite risorse, accettando di buon grado le nostre reazioni e i nostri sentimenti, che di fronte all'imprevista piega che gli avvenimenti e i nostri rapporti umani possono prendere, posso assumere tante sfumature. Anche quella, sorprendentemente, di una lieve, dolce-amara ironia.




Dedicato a un'Amica.

venerdì 31 maggio 2013

Express yourself

Quando le emozioni sono così grandi da non poter essere espresse a parole. Quando la gioia e incontenibile. Quando la condivisione è spontanea e naturale. Quando il nostro corpo diventa il mezzo elettivo di espressione di noi stessi e del nostro vissuto, e solo attraverso di lui, del suo linguaggio naturale e universale riusciamo realmente a comunicare il nostro stato d'animo, il nostro sentire.
Il vissuto interiore che attraverso il corpo diventa comunicazione, e lo yoga, come la danza, diventa il tramite della nostra comunicazione. Eseguire una sequenza, centrandosi e muovendosi così come il corpo con la sua intelligenza suggerisce, e rendersi conto che davvero si è espressa la propria vera natura. Si è data voce, intensa e vibrante, a vissuti ed emozioni, alla propria personalità, alle proprie potenzialità. Trovarsi in Ustrasana, sentire l'apertura del cuore, gioire di quell'apertura di sé al mondo. Un mezzo scorpione in cui il corpo si allinea, si estende, si espande e ci si sente integralmente presenti. Una vrksasana stabile, intensa, vibrante di energia in cui sentirsi radicati e nel contempo protesi verso il cielo, completamente in pace, felici. Una danza tra le asana, un fluire in sintonia con le proprie emozioni, un muoversi in completo accordo con il Sé e con il mondo circostante.

lunedì 6 maggio 2013

Robert Doisneau

Le sue fotografie vibranti di vita vera: meravigliose.
Le sue parole: un inno alla vita, al mondo come lo vorremmo, come può essere, come è.

"Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere." (Robert Doisneau)

"Certi giorni basta il semplice fatto di esistere per essere felici. Ci si sente leggeri leggeri, ci si sente fatalmente ricchi che viene voglia di condividere con qualcuno una gioia troppo grande. Il ricordo di quei momenti è il mio bene più prezioso. Forse perché sono così rari. Un centesimo di secondo qui, un altro là, sommati insieme non saranno che due o tre secondi rubati all'eternità." (Robert Doisneau)

domenica 21 aprile 2013

Capitoli che si chiudono, nuovi sguardi sull'ignoto

Ogni cosa ha un inizio, ogni cosa ha una fine. Emerge dal tutto, si staglia in primo piano nella nostra visione, nella nostra vita, ci accomagna per un po' come fulcro o scenografia della nostra esistenza e poi scompare.
Così, capitoli si chiudono, a volte non come vorremmo o come sognavamo nella consapevolezza dell'avvicinarsi della fine, ma si chiudono. E restano i mutamenti, quelli intervenuti durante, e le scelte, quelle prese in armonia con ciò che c'era e ora non c'è più. Così ciò che finisce continua a vivere negli effetti, nelle direzioni che la nostra vita ha preso durante il loro essere.
"Meglio avere rimorsi che rimpianti" diceva sempre un carissimo amico. Ma a volte il rimpianto c'è, ed è quello che rende difficile lasciare andare le cose che si sono concluse. Le emozioni si agitano, si vorrebbe tornare indietro e correggere il tiro, almeno quel poco che basta per poter chiudere con un sorriso sereno. Tuttavia è la vita che è così, e difficilmente davanti a una conclusione l'atto finale ci appare perfetto. Può accadere, spesso non accade. Ma ormai è andata, il rimpianto brucerà qualche giorno ancora, poi potremo di nuovo vedere solo il bello. Perché quando c'è stata bellezza, vera bellezza, quella poi ritorna e resta con noi per sempre.
Così è accaduto anche questa volta, è già accaduto, complice la pratica, un cambio d'aria e di prospettiva, la compagnia di persone diverse.
Life is full of wonder. We are full of wonder. E c'è la gioia di restare qui, sul limitare dell'ignoto, nella sola certezza dell'adesso, in cui tutto è luce e bellezza, di nuovo. Quella gioia riempie il cuore, e ci fa andare incontro al futuro con leggerezza e rinnovata, profonda fiducia e con sguardo limpido e aperto.
Stay tuned... and keep on moving... always.

lunedì 8 aprile 2013

Il difficile equilibrio nella densità

Questa volta non è l'aria a essere divenuta densa. Sono io. 
Io, che vivo un periodo di salute ballerina. 
Io, che, come molti ora, avrei bisogno del sole e del tepore di una primavera che mi manca un po'. 
Io, che ho dovuto prendere in mano, in corsa e all'ultimo minuto, quasi a ridosso della "deadline", un progetto che doveva essere un regalo di altri per me, e farmelo, questo regalo per me, crearlo dal nulla, in pochi giorni, con quella determinazione e quello spirito organizzativo e multitasking che mi riportano alla mia quotidianità di qualche anno fa. 
Io, che non ho voglia di recriminare, perché quel che conta in certi casi è il risultato. E il risultato ci sarà. E credo sarà quello che desideravo. 
Io, che in questo programmare, incastrare, trattare, telefonare, scrivere, googelare, scegliere, decidere, rifiutare, mi sono trovata a non avere tempo per altro. 
Io, che avrei dovuto stare tranquilla e riposare per guarire, e invece ho lavorato a tempo pieno. 
Io, che durante tutto questo, sono divenuta (o ritornata) densa. Di quella densità che quando finalmente dopo due settimane torni sul tappetino, ogni movimento sembra pesare, sempra essere la zampata di un elefante sulla terra polverosa. 
Io, che di fronte a questa densità mi sono sentita pesante, frustrata, un po' scoraggiata. 
Io, che torno ogni giorno sul tappetino, perché è lì che quella densità potrà di nuovo essere resa meno fitta, più eterea, e dove la fluidità e la leggerezza potranno tornare. E torneranno.
Io, che sono grata alla pratica che lentamente sta buttando fuori da me tutto quel peso, sta allargando nuovamente la mia visione, alleggerendo il cuore, il corpo, la mente, restituendomi quella qualità di dolce fluttuare sulle cose, amandole, assaporandole, vivendole per quello che sono. 
Io, che mi godrò il risultato del progetto, il mio regalo per me, e riderò, lo sento, perché l'amore riversatoci colmerà il mio cuore. 
Io, che in tutto questo vortice confuso, vedo i cuori veri, le persone belle e vere, che ho intorno e che ora, adesso, con le loro azioni e con le loro parole mi dimostrano di essere con me, in questo momento, di capirne l'importanza, di sostenermi, di volermi bene. C'è chi mi sorride da lontano sapendo che sono in trepidante attesa e sono felice; chi da vicino mi dimostra un coinvolgimento così reale, così sentito, che mi fa sentire davvero aiutata, e, soprattutto, che fattivamente mi aiuta in ogni piccolo dettaglio; chi non ha proprio modo, ma col suo cuore è con me sempre; chi ha capito; chi c'è.
La densità a volte torna. A volte, nella vita quotidiana, non si può fare a meno di dover rientrare pesantemente nel proprio Io, se si vuole perseguire un risultato, un progetto. Forse si può fare diversamente, certo, ma nella fretta, nella scarsità di tempo e nella fitta trama di impegni, non sempre si riesce a rimanere fluidi, distaccati, malleabili. E allora subentra densità. Ma ciò che conta, come sempre, è osservare, osservarsi, percepirsi, e appena si può tornare sul tappetino, sintonizzarsi col proprio corpo, con la propria mente, con tutto intorno a sé, coglierne le qualità, e praticare, praticare, praticare. Con fiducia. Ché se anche l'equilibrio nella densità si è fatto precario, la pratica ci riporterà al nostro essere fluidi, adattabili, leggeri.
Namasté.

lunedì 18 marzo 2013

Back to the base

Back to the base.
E dalla base crescere.
La tecnica, la pratica, le asana, il pranayama, il flow.
Back to the base. 
Attingere dalla base. Lì ritrovare, o incontrare per la prima volta, quei movimenti primari, spontanei, puri. Quei movimenti che il vivere, con i suoi ritmi, le sue emozioni, le sue tensioni, le sue abitudini, ha un po' appesantito di orpelli, modificato, annullato.
Ritrovarsi nella meraviglia di un corpo che respira semplicemente, libero di lasciarsi respirare, di accogliere nella sua ritrovata morbidezza il respiro, il soffio vitale.
Muoversi in asana primarie, semplici, approcciandole con curiosità, abbandonando lo stile e le tecniche apprese, allneandosi, certo, e muovendosi con attenzione, con rispetto per il corpo, ma muovendosi guidati dall'intelligenza del corpo. Esplorare il potenziale nella semplicità.
Allineare le ossa. La base, la struttura profonda. E avvertire la leggerezza di un corpo che ritrova la sua naturale posizione nello spazio. 
Lasciare che scheletro, muscoli, respiro interagiscano, ognuno a svolgere il suo ruolo in quell'equilibrio affascinante e misterioso che è il nostro corpo.
Nella basi ritrovare la poesia insita in ogni movimento, ascoltare quella sinfonia di movimenti che comprende l'impercettibile vibrazione della più piccola particella così come il movimento ben visibile del nostro corpo che muta posa. 
Riscoprire la meraviglia della sempicità, che poi spontaneamente ci conduce con sicurezza e incredibile facilità nella complessità di pose più avanzate, di tecniche di pranayama più articolate, di flow che ci conducono con naturalezza in un flusso di pose armoniche.
Dalla base crescere, di nuovo, alimentati da una consapevolezze rinnovata, salda, profonda. 
La pratica si affina, la coscienza si espande, il corpo si muove dal profondo all'infinito. Semplicemente.

domenica 17 marzo 2013

Scintille

Il cielo di Roma in cui si riverbera il mare. La vicinanza tangibile degli amici. Chi sogna insieme a me. Chi crede insieme a me. Non voler scendere a compromessi, ma vivere ciò che si ama come merita di essere vissuto. Scegliere un'altra onda, e per ora restare in rada a guardare il mare agitato all'orizzonte. Sapersi protetta, stretta in un saldo abbraccio. Ridere, tanto, fino alle lacrime. Ascoltare canzoni che emozionano. Sentire l'energia di ciò che c'è, di ciò che si è creato, del frutto delle proprie azioni. Amare ogni istante. Ogni singolo, meraviglioso, irripetibile istante.

martedì 5 marzo 2013

Un angelo sulla mia strada

La pratica è tanto. La pratica ci può dare tutto. Nella pratica possiamo trovare tutte le risposte alle nostre domande. Anche a questa: che in certi momenti con la sola pratica, no, non ce la possiamo fare. E non perché la pratica di per sé non sia sufficiente, ma perché siamo umani. Siamo persone nate e calate in un contesto relazionale, che sin dalla nascita è un imprescindibile veicolo di protezione e di crescita.
Siamo esseri relazionali e difficilmente possiamo vivere completamente avulsi dalla relazione con altre persone. Ci relazioniamo ogni giorno con gli altri, ridiamo, discutiamo, pranziamo insieme, pratichiamo insieme.
Così, sì, può succedere che in momenti di particolare difficoltà la pratica non possa fornire le risposte e colmare il vuoto che proviamo.
Così, sì, è importante riuscire a rivolgersi a un altro, a una persona che possa tenerci per mano, ascoltarci, aiutarci. Non sempre e non per tutti è facile trovare l'altro "giusto" per questo. Può accadere che familiari, compagni, amici, con tutto l'amore non riescano a dire o a fare quel qualcosa che fa scattare in noi la risposta, la soluzione.
Ma può accadere di incontrare un angelo sulla propria strada. Qualcuno che si fa carico di tutto, e ti aiuta, ti ascolta, ti sprona, ti accoglie e ti trova soluzioni. E in quel momento sai che tutto l'affetto e l'attenzione che ti ha dato non può che essere ricambiato con l'usufruire di quelle soluzioni, il seguire i suoi consigli, l'affidarsi alla sua opinione. E nella pratica ritrovata, ti senti colmo di riconoscenza, perché di fronte a tanto affetto disinteressato e spontaneo non si può che inchinarsi riconoscenti.
Perché potersi affidare, abbandonare a occhi chiusi, totalmente, sapendo che si sarà accolti, aiutati e protetti è un dono inestimabile. 
Io oggi, qui, voglio dire grazie al mio meraviglioso angelo: Grazie.

mercoledì 27 febbraio 2013

Beautiful

Per ricordare che ognuno di noi ha una sua meravigliosa e particolare bellezza interiore ed esteriore che va oltre, ben al di là di tutto ciò che chiunque può permettersi di dire o di pensare.
Per ricordare che siamo proprio noi stessi a dare il potere ad altri di ferirci, anche solo a parole, e che talvolta concediamo quel potere proprio a chi ci è più vicino, o a chi vorremmo più vicino.
Per ricordare ogni giorno, ogni istante, di amarci, di credere in noi stessi, nei nostri sogni, nelle nostre capacità... no matter what they say.

Molto di più non riesco a scrivere. 

Faccio parlare un video e una canzone. Che hanno espresso tutto questo molto meglio di come posso fare io.


Coraggio. You are beautiful.

martedì 19 febbraio 2013

Contaminazioni

La linfa della vita.
Contaminiamoci.
Incontriamoci.
Scambiamoci energia, vita, passioni, visioni. Lasciamo che altro entri in noi, nella nostra vita, nelle nostre di visioni. Lasciamo che le nostre passioni si contaminino tra loro, che il nostro mondo interno si fonda, si rimescoli, si unisca profondamente nella sua varietà multiforme, godiamo della diversità nell'unità.
Accadono cose, continuamente, cose meravigliose. Viviamole.
Ho ballato tanto questa settimana. Tanto, come non ballavo da anni. Tantissimo, con gioia, entusiasmo, felicità. In più occasioni. Con amici vecchi e nuovi, ridendo, scatenandoci nella gioia liberatoria che il ballo sa veicolare così bene. 
E ho riso. Riso come non mai. E fatto ridere. Fino alle lacrime.
E comunicato le mie passioni, le mie idee, lasciando che si imbevessero dell'atmosfera, dei suoni e della luce dei luoghi che ho attraversato e dell'energia delle persone che erano con me. Facendo entrare la loro vita, il loro essere, i loro sguardi, le loro parole. E lasciando che tutte queste contaminazioni tra esperienze, pratica, arte, pensiero, emozioni, musica, amore, amicizia e discorsi semiseri si estrinsecassero, e mi ispirassero, ancora e di nuovo. E così, in ogni istante vedere tutto, ancora, sotto una nuova luce. Vedere nuove prospettive. Sentire pulsare nuove idee, nuove possibilità. E sorridere del passato, cancellarlo con un colpo di spugna, con un abbraccio e una risata. E aver voglia di portare in giro quell'energia, regalarla negli incontri, in quelli brevi e in quelli duraturi, con leggerezza e spontaneità. Senza prendersi troppo sul serio. Cantando i Green Day - "Stray Heart", ballando sulle tribune di una piscina, fischiettando mentre si cammina, ascoltando emozionati Jeff Buckley - "Hallelujah", improvvisando per strada un passo di danza alla "Saranno Famosi". E contaminandosi, con cio che si vede e si incontra, con tutto ciò che emoziona. Col cuore leggero, e con un'aura di felicità. Rimescolando tutto, ancora ed ancora.