lunedì 29 giugno 2015

Il caffè senza zucchero

Da più di due anni ormai ho smesso di zuccherare il caffè. Una decisione, presa inizialmente per facilitare una guarigione e che in pochissimi giorni si è trasformata in una  normale abitudine. 
Ora il mio caffè è sempre non zuccherato, si tratti di un espresso, di una tazza di americano, o di un caffè greco che lentamente si deposita sul fondo. E quelle poche volte che ho provato a bere di nuovo un caffè zuccherato, in onore dei  vecchi tempi o perché me lo hanno servito così, l'ho trovato imbevibile, insoddisfacente, non buono.

Così, in questi giorni googlelando in giro mi sono imbattuta per caso in un video di una scena di un film. Una commedia di qualche anno fa, facile, divertente, una scena finale scritta su una musica famosa e, per me, evocativa di sentimenti forti, belli, veri. Il sorriso di Julia, il fare inimitabile di Rupert e una canzone a riaccendere ricordi, un'emozione che si scioglie nel cuore, un attimo di commozione, il fiato che si sospende.
Un istante, un attimo... e poi tutto si seda, tutto torna normale. I miei libri accanto a me, il sole fuori, la mia mente e le mie mani a rivolgersi verso la loro attività come se nulla fosse. Concentrata, serena.

Mi sorprendo, qualche istante dopo, e mi spavento. 
Mi sorprendo perché quel sussulto era stato un assaggio e un flash-back di un'emotività che ancora ricordo bene, batticuore e dolcezza, intensi istanti di totale abbandono al mondo emozionale, a quei flutti che per ore talvolta sapevano trasportarmi. 
Mi sorprendo, e mi spavento. Riguardo indietro agli ultimi mesi, e di quei flutti dei tempi andati non ritrovo traccia recente. Guardo avanti, e non mi sento nemmeno di andarli a cercare, i vortici ingestibili delle emozioni, la sensazione di esplosione nel mezzo de cuore che non ti lascia per giorni, l'ebbrezza di quei momenti di "high" che sembravano travolgere ogni cosa. Non li vedo più, nel recente passato, nel presente, all'orizzonte. 

E dire che in questi giorni sono accadute e stanno accadendo cose meravigliose, la mia vita è ricca come non lo è mai stata, di gioia, di soddisfazioni, di entusiasmo, di progetti in cui credo, di affetti, di verità.

Mi spavento e cerco di capire. Parlo con il mio Maestro, per comprendere. Per comprendere quanto questo abbia a che fare con il mio percorso, con la mia crescita, o sia una velata crisi pseudo-depressiva in agguato. 

Ma no. Ho semplicemente imparato a bere il caffè senza zucchero, ad apprezzarne la vera natura, l'autentico sapore, la semplicità. Senza edulcoranti, senza additivi, senza zucchero ad alterare un sapore che con lo zucchero credevo di esaltare. Mi sono abituata al caffè, così com'è. E mi piace. E mi sento bene. E quando ci ho messo un po' di zucchero, ho sentito il sapore, un ricordo forse di quel primo assaggio in vacanza al mare da bambina, la tovaglia a quadretti rossi, il sole che si incamminava verso i cielo e il canto delle cicale in lontananza... ma è solo un attimo. Al mio caffè senza zucchero ora non rinuncio più.











sabato 6 giugno 2015

All contributions welcome.

Lunghi giorni. C'è stato un momento in cui non passavano mai. Quei momenti ombra, che capitano un po' a tutti, spesso dopo periodi esaltanti e colmi, quei momenti ombra in cui ci si sente un po' fuori fase, un po' demotivati, "giù", spersi. E  ci si rintana, o ci si obera di impegni e attività, in qualche modo si prova a navigare la faccenda.
Quei momenti ombra arrivano per una ragione... e la ragione potrebbe occhio e croce essere questa (o giù di lì).
Fatto sta che spesso, se ascoltati e compresi nel profondo, questi momenti di ombre lunghe, possono rivelarsi il terreno umido e buio da cui possono germogliare nuovi insight e spesso un nuovo modo di stare al mondo.
E quando germogliano, non c'è nulla di più spontaneo che buttarsi a capofitto a nutrire e comprendere queste piccole novità che si affacciano alla nostra consapevolezza, e che se nutrite e coltivate possono costituire un passo ulteriore verso se stessi.
A volte ci vuol parecchio tempo; a volte ciò che le ombre travolgono sono le nostre certezze e i nostri punti fermi. Affidarsi al processo, all'evolvere di questi momenti richiede fiducia e coraggio: spesso capisaldi della nostra esistenza iniziano tremare, spesso ancora vengono spazzati via, lasciandoci spiazzati e spersi nel bel mezzo di un nulla e della perplessità di vedere ciò che ci appariva parte integrante di noi stessi e della nostra esperienza ed esistenza svanire in pochi istanti. Ma se si sa resistere alla tentazione di aggrapparsi, di trattenere quelli che ormai sono simulacri dei pilastri della nostra vita (che comunque ormai non reggerebbero, minati come sono alle radici), se ci si sa affidare all'atto evolutivo in corso, ciò che si può rivelare ai nostri occhi giorni, settimane o talvolta mesi dopo quell'iniziale devastazione può essere una radura inattesa di nuove possibilità, di valori più colmi di significato, di percorsi ancora più ricchi e intensi.
Lo sguardo allora si rischiara, la luce risplende, si versa qualche lacrima di commozione, ci si sente leggeri, rinnovati, invincibili.
Si vedono Anime belle stagliarsi su quello sfondo di confusione che pareva avere inghiottito tutto e tutti, si condivide, si ride, si comprende. 
Si imparano cose nuove, da nuovi insegnati, anime in viaggio che condividono filosofie e pratiche, che si mettono in gioco per apportare quel rinnovamento di cui abbiamo sete e fame, che inarrestabile farà il suo ingresso nelle vite di tanti, ci si sente di nuovo motivati a fare la propria parte per ciò in cui si crede, per le persone che si amano, per i valori che ci animano.
Si contribuisce, anima e corpo, e ci si sente vivi, pronti, integri.