venerdì 18 dicembre 2015

Take a look at your life.

Ieri è stata una giornata tremenda, la peggiore da parecchio tempo a questa parte. Iniziata alle quattro del mattino con un risveglio brusco e pensieri pesanti, continuata attraverso difficoltà più o meno banali, intralciata da una delusione pungente, culminata con una grande tristezza e un profondo dispiacere. Una delusione e un dispiacere che hanno rischiato di intridere tutto il mio essere, facendosi forti della stanchezza e del generale stato di debolezza su cui sono piombati violentemente.
Devo dire grazie alla mia attività, all'insegnamento dello yoga, se sono riuscita a mantenermi a un livello accettabile di consapevolezza, e soprattutto all'ultima lezione di ieri sera, che non è stata seguita da ulteriori colpi di scena indesiderati. E ho così potuto se non proprio riprendermi, almeno ri-posare. 
Posarmi di nuovo e prendere tempo: un sonno decente, qualche impegno mattutino oggi, confusione ancora in testa, ma almeno qualche distrazione da pensieri intrusivi e infidi che hanno cercato di minare il mio stato d'animo da più parti, per riportarmi a ieri, e allo sconforto che a un certo punto si era impadronito di me.
Ora sono di nuovo in uno spazio di relativa quiete, un luogo da cui riprendere le fila di un discorso che ieri mattina si è interrotto bruscamente, e riportarmi su quella via che stavo percorrendo con gioia e serenità. Le parole dolci di una persona preziosa dall'altra parte del mondo mi hanno saputo confortare poco prima di prendere sonno ieri, una mano tesa oltre gli oceani, un ascolto rassicurante. E il pensiero di lei, della sua forza e della sua luce mi hanno riportato alla mia sadhana di questi giorni, che ieri è stata sballottata anch'essa, ai libri che stavo consultando, alle intenzioni che stavo coltivando e nutrendo. Un'altra anima radiosa mi ha sostenuto con la sua sapienza, il dono dell'intuizione, la presenza sottile. Tanti segnali, tanti indizi.
E tutto converge in un solo luogo: nello Spazio, quello spazio della mia vita, che da mesi è in profonda ristrutturazione, che ha visto in questo anno grandi cambiamenti, meravigliose realizzazioni, che si è profondamente rinnovato. Ieri quello Spazio interiore ed esteriore è stato sfidato, o meglio, la mia attitudine è stata sfidata, sulla cosa più dolce e personale che questo anno mi ha riportato: e mi sono sentita ferita, come non accadeva da tempo, colpita in qualcosa che amo quasi più di tutto il resto. Ho accusato il colpo, ha fatto male, tanto. Qualcuno ha curato le mie ferite, la dolcezza e l'abbraccio permangono nell'aria.

E adesso, qui, ora, è il momento di mettere un punto.

Guardare la mia vita e prendere atto che in questo anno si è profondamente e drasticamente trasformata, per un meglio che va ben al di là di ogni mia aspettativa. Prendere atto di questa realtà, concreta, grande, vera. Riconoscere che certi retaggi del passato non hanno più senso di essere, stavolta davvero. Vecchi dischi che risuonano stancamente, carta straccia di pensieri usurati, ologrammi di personaggi ormai svestiti di ogni ruolo e verità. Sto trattenendo scampoli di un passato - comportamenti, routine, dialoghi, rapporti - che non solo non è più attuale, ma non serve alla mia quotidianità e ancor più non voglio nemmeno più avere intorno a me.
Qualcosa mi trattiene dallo spalancare la finestra e scuotere via la polvere, ed è quel qualcosa che ora è bene assurga a elemento centrale della mia visione, per guardarlo, accoglierlo e lasciarlo andare. Come ripeto quotidianamente nella pratica, come ho fatto con molto altro in questo periodo. 
Ho un tesoro ricco e luminoso tra le mani, e mi lascio distrarre da pulviscoli ristagnanti, quando c'è solo da fare un passo per uscire nella luce.
Un passo che si chiama pratica.
Pratica: "l'insieme delle attività connesse all'esercizio o alla consuetudine, nell'ambito concreto del rendimento o del comportamento". Attraverso la pratica e le intenzioni che la pratica ci invita a formulare, c'è il modo di entrare in quel luogo stretto e buio dell'abitudine meccanica, per sciogliere dall'interno quei meccanismi che catturano i nostri pensieri e la nostra energia vitale e li incanalano su percorsi obbligati, ristagnanti e che non ci servono. 
E si può arrivare a essere grati a una giornata buia e difficile, perché ci ha aiutati a vedere meglio ancora sia la luce che abitiamo sia la polvere che ancora dobbiamo scrollarci di dosso. 
Si può essere felici per aver colto il messaggio profondo e per aver chiesto e ricevuto aiuto dalle nostre guide, da chi ha a cuore i temi che stiamo vivendo e il nostro benessere.
Si può sentirsi stimolati ad andare ancora più a fondo, si può sentirsi rinnovati nella propria ricerca della gioia e della pienezza.

Sat nam.



Immagine da Pinterest


venerdì 11 dicembre 2015

Rebirth of Light

A dieci giorni dal solstizio di inverno, il momento di scrivere questo post. Lo devo a me, lo devo a chi ho accanto, a chi si affida al mio insegnamento, a chi legge con passione questo blog. 
A dieci giorni dalla rinascita della luce, la fine di un ciclo... i momenti finali di un altro anno che se ne va... e il momento di rivolgersi con purezza e con candore al proprio cuore e di accogliere con grazia ciò che abbiamo saputo realizzare, di riconoscere il nostro impegno, la nostra presenza, di onorare ciò che abbiamo compiuto, di abbracciare ciò che è rimasto sospeso,  di amare la nostra imperfezione e il nostro coraggio di presentarci comunque ogni giorno sul nostro cammino... e camminare. Con fiducia, magari a tratti con timore, talvolta cauti e dispersi, talaltra trascinati dagli eventi. 
È il momento di entrare nella profondità di se stessi, nonostante il turbinio festivo tutt'intorno, e di dedicarsi quel tempo per entrare in contatto con il proprio Sé più elevato, più puro. Il momento di chiudere gentilmente porte che affacciano su paesaggi ormai aridi, per ascoltarsi nel silenzio, nel buio di una stanza al solo lume di una candela, lasciarsi avvolgere dalla profondità dello spazio infinito di cui siamo un frammento luminoso, e di sostare nella nostra luce, di riconoscerci, di amarci, di concederci il tempo per ascoltare ciò che il nostro cuore ha da dire, le strade che vuole percorrere, i luoghi che vuole visitare, le passioni che desidera coltivare, la voce che aspira ad esprimere.
Ed è il momento di lasciare andare. Di lasciare andare con grazia, con onestà e con coraggio, per potersi incamminare integri e autentici nello spazio che si dispiega davanti a noi e poterlo così guardare con occhi puri e aperti. Ed è il momento per me di lasciare andare qualcosa che per oltre un lustro è stato parte della mia vita, un punto che credevo saldo, un rapporto umano che credevo di fiducia e di profonda stima, che ha rappresentato molto, e molto ha generato, e che d'un tratto si è sovvertito in un incomprensibile, nebuloso vuoto. Qualcuno dice che forse in te c'è solo della gran confusione, altri invece che hai abdicato al potere delle tue scelte. Sia come sia, il mio potere di scegliere liberamente è certamente intatto, non delegabile, non negoziabile, perché è l'essenza della mia autenticità, del poter esprimere ciò che sono, nella mia  umana imperfezione, ma con il desiderio sempre di risiedere in un luogo il più possible vicino alla verità, di ciò che sono e di ciò che desidero comunicare, condividere, veicolare. Da quel luogo, da quel luogo di onestà verso me stessa, verso chi mi è accanto e chi a me affida il suo percorso, da quel luogo, da quel sé supremo che risiede in ciascuno di noi e che esprime la nostra voce più pura e autentica, mi sento chiamata ora a lasciare definitivamente andare, oltre ai passi già compiuti con determinazione e facilità, e a compiere quello più difficile, separarmi da un'immagine, da una presenza, che non so quanto fosse reale o una proiezione della mia mente. E ignara di quanto tutto sia stato solo un'illusione o un frammento di verità, accettare di non comprendere, di non sapere se l'ologramma proiettato nello spazio fosse un miraggio sospeso, il riflesso di qualcosa di reale, un esercizio di fantasia... chissà... Ce lo siamo chiesti in molti, qualcuno ancora se (e me) lo chiede. Ma io per prima, ora, ho l'onere di mettere a tacere quella domanda, di chiudere gentilmente quella porta, lasciando scivolare via gli ultimi residui di perplessità, accettandoli come espressione di quella quota di insondabilità che risiede nella nostra vita umana. E farlo perché è ora, perché in questi giorni di cammino verso la rinascita della luce abbiamo tutti l'opportunità di accogliere, di prenderci cura profonda di noi, di rinnovarci lasciando scivolare lontano ciò che è il momento di liberare. Ciò che serberemo nel nostro cuore, che si esprimerà ancora nelle nostre azioni sarà ciò che l'esperienza vissuta aveva in dono per noi, perché anche dalle illusioni, dai vicoli ciechi imboccati per caso e da quei giri di giostra della vita che a volte non ci è dato comprendere, il nostro sé più profondo sa estrarre e sublimare l'essenza, il valore, il significato e tradurli in opera.
E l'invito a rivolgerci a ciò che eleva la nostra anima, nutre il nostro sentire, ci consente di esserci per chi amiamo e di esserci in ciò che facciamo, pienamente, autenticamente.
Saranno giorni belli, di quella bellezza pura che scaturisce dall'entrare in contatto profondo con se stessi, giorni in cui allargare i confini, espandere gli orizzonti, incontrare ispirazione, condivisione, passione. Sarà un cammino intimo, ma condiviso, perché ciò che facciamo per nutritrici nutre chi vive accanto a noi, perché entrare in noi spalanca porte e finestre, inonda di luce, la luce della presenza e della consapevolezza, recessi abbandonati... intenzioni che attendono di essere formulate, progetti momentaneamente accantonati, ispirazioni nuove e intense.
E incamminarci, ognuno con il suo passo e il suo ritmo, verso la rinascita della luce con la fiducia nei nostri mezzi, nel nostro essere più vero e nei compagni di viaggio che ci affiancano. Perché non siamo soli, siamo in molti, su questo cammino, e che sia compiuto nel silenzio solitario o mano nella mano, è un cammino che ci rinnova a ogni passo.
E la spontaneità di esprimere o di mantenere riserbo sul proprio vissuto, su ciò che il nostro cuore lascia affiorare... onoriamo questa possibilità di condividere a parole o immagini oppure di non farlo. Io stessa, che tanto amo questo momento del ciclo dell'anno, non so se scriverò, tanto o poco, se esprimerò o serberò nel mio cuore, ma so che ci sarò, pienamente, per vivere con intenzione e consapevole presenza questi giorni verso il buio profondo che prelude allo sbocciare della luce.


Immagine da Pinterest


domenica 15 novembre 2015

Nuove melodie

Resettare e risettare le priorità.

Dare uno sguardo attento alla vita che si sta conducendo, agli spazi che si sono costruiti, al tempo che viene dedicato, per invitare un nuovo modo di stare al mondo.

Un ripensamento che matura nell'istante in cui persone, nelle quali fino a poco tempo fa credevo, hanno svelato cosa avessero in serbo per me. Una sorpresa amara, al momento, che ha messo finalmente in moto quel processo, che lievitava nel profondo da lungo tempo, verso una nuova consapevolezza e un rinnovato desiderio di approfondire e di onorare un cammino autentico.

Un ripensamento che non cestina il passato, e nemmeno lo svilisce, ma che ne conserva quel tanto che ancora esprime valore, e lascia andare tutto quanto a guardar bene non ha mai realmente brillato di luce propria. Veli e ombre che si sono dissolti, pesi che sono stati abbandonati, lacci e legami che si sono sciolti.

Un foglio bianco su cui scrivere nuove melodie, una nuova pagina di diario ad accogliere ritmi nuovi, pensieri nuovi.

Cambiamenti tangibili, già nei primi attimi, cambiamenti di cuore e di spirito, sguardi diversi su ciò che mi circonda. Una nuova cura, una nuova attenzione, un diverso ascoltare e soppesare, che nell'ultimo mese si sono svelati, come liberandosi da una coltre di fuliggine e di torpore innaturale, facendosi delicatamente strada nella consapevolezza, invitati da segnali e indizi che richiamavano la mia attenzione. Lasciarsi guidare, per scoprire nuove risonanze, suoni più delicati, spazi più ampi in cui sostare. E respirare.

Momenti, questi, dedicati a riscrivere routine, rallentare ritmi concitati, creare spazio e nuove armonie, dentro e fuori. Ascoltare e ascoltarsi, rispettare e rispettarsi, accogliere.

Momenti per guardarsi dentro e riscrivere il tema su cui ricamare, danzando, la variazione di ogni giorno, di ogni istante.

Una nuova melodia.



Immagine da Pinterest




venerdì 13 novembre 2015

Accade ora.

Quando te lo raccontano spesso non sai bene come in effetti sia. Cerchi di immaginare, di farti un'idea, di carpirne il segreto, ma qualcosa sfugge, come sempre sfuggenti sono tutti i vissuti intensi che trasformano davvero le nostre vite, in un senso o nell'altro.

Ma quando lo vivi, quando ci sei dentro, quando accade a te, non puoi più avere dubbi.

E sono due le parole che si affacciano alla mente:




Shift


Empowerment




Un connubio che si nutre reciprocamente, plasmando nuove realtà.

Lo sguardo ai mesi passati - una manciata a farne almeno un anno, se non quasi due - ti rimanda un'immagine: il motore di una F1 mentre il semaforo diventa rosso... in quei secondi di cui non si conosce la durata... prima che diventi verde.

E quando scatta il verde la differenza la senti: nel rombo, nel passo, nel senso di liberazione.

Un cavallo che si lancia al galoppo. Usain Bolt che scatta dai blocchi di partenza. Il primo quadruplo axel perfetto all'inizio del programma. La potenza che esplode in certi brani di Ezio Bosso. L'applauso che scroscia alla fine di una performance mozzafiato. Il brivido di un bacio dopo mesi di attesa.

E lì tutto cambia.

Tutto.

Il prima resta sfumato, sbiadito. Quasi non comprendi come potesse apparirti completo, più che abbastanza. E strizzi gli occhi un paio di volte. Come può essere?

E l'Adesso diventa luce potente, un fuoco che arde, un'energia incontenibile che ti invade. Uno squarcio nel velo di maya, che ti rivela un mondo nuovo, scintillante di nuove possibilità, una radura incantata in cui esplorare, perderti e ritrovarti nel mezzo del sole più splendente, tra condivisioni genuine e toccanti, tra la quiete di chi non ha più nulla da cercare, ma solo la gioia di esperire.

E non c'è più nulla da combattere, l'ultimo baluardo si è frantumato, sbriciolato in finissima polvere che ogni soffio di vento disperde sempre più lontano, e ti senti come su una spiaggia immensa, le onde dell'oceano che cantano, il vento che ti accarezza, il sole che ti inonda di vita.

Non c'è nulla da combattere, c'è solo da amare. Non esiste un campo di battaglia, esiste una Terra che ci sostiene e ci nutre, un'energia che tutto pervade, una connessione che ci chiede solo una cosa: unirci alla Vita, dismettere le vesti ormai logore del guerriero, indossare quelle della mera presenza, dell'attenzione, dell'umiltà, della meraviglia. Fare tesoro delle passate esperienze, consci dell'impermanenza di ogni cosa, consci del nostro essere un'espressione creativa di un Universo ricco e abbondante, consci delle benedizioni che affollano la propria vita, consci del dovere di onorare con autenticità il nostro cammino.

Un cammino di luce, di cui le ombre sono parte integrante, ma sono ombre: fuggevoli, inconsistenti, mutevoli. Sempre presenti, nell'incessante pulsare della Vita, ma parte di un tutto, HaTha, Sole e Luna, Espiro ed Inspiro.

Il respiro. Lo spazio. Il fuoco. La terra. In un fluire incessante, un sutra di esperienze, di insight, di nuove scoperte, di quiete profonda.

Sostare in questo spazio. Lasciarsi colmare dall'esperienza. Muoversi da qui.







martedì 10 novembre 2015

Chiedimi se sono felice.

"felicità [fe-li-ci-tà] s.f. 1 Condizione e sentimento di gioia, di serenità, di soddisfazione. 2 Abilità, bravura, perizia" (Dizionario italiano di base, Giunti)


***

La felicità, la mia, è nella mia quotidianità, nelle mie azioni di ogni giorno, nelle piccole routine, nei grandi misteri, nel cammino che ho intrapreso.

La felicità, la mia, non si misura in numeri, in cifre, in luci della ribalta, ma in sguardi, in labbra tremanti, in istanti in quel buio della candele in cui anjali mudra non si scioglie più, la fronte inchinata al cuore, la capacità di sostare ancora in quello spazio, il desiderio di stare lì, ognuno con se stesso, ognuno insieme all'altro.

La felicità, la mia, è nel poter apprendere e comprendere sempre più ciò che siamo, ciò che possiamo essere, ciò che ci nutre, ciò che potenzialmente potrebbe avvilirci fino ad annientarci, ciò che può farci rinascere in ogni istante, ciò che il nostro viaggio di esseri umani ha in serbo per noi, e richiede da noi.

La felicità, la mia, è poter condividere l'amore per la pratica, ma prima ancora l'amore per la vita, con i suoi alti e bassi, con i suoi passi falsi, con le sue gioie immense, con le sue sfide, che sono tutte sempre e solo occasioni di crescita, anche quando non sembra. Ed è poter condividere l'importanza dell'autenticità e del rispetto, profondo, di se stessi, e del saperli tradurre in scelte, magari non mainstream, ma vere, profonde. Ed è poter condividere l'importanza di non temere di viversi fino in fondo, perché è il viversi fino in fondo è ciò che di meglio abbiamo da offrire in questo nostro transito.

La felicità, la mia, è camminare mano nella mano con le persone che amo, vicine e lontane, ridere, piangere, scherzare, ascoltare il silenzio e il respiro della vita insieme, ed è non aver bisogno di schermi, di veli, di nascondigli, ma poter essere me stessa in ogni istante, pregi, difetti e stranezze compresi. Ed è potermi fidare e affidare... e anche poter recidere i rami secchi di rapporti ormai esausti e sfibrati quando, purtroppo, non scorre più quella linfa vitale che nutriva entrambi*.

La felicità, la mia, è il mio carrellino dell'IKEA traboccante di Golden Fluids Acrylics, di pennelli e di inchiostri Daler Rowney, ed è poter liberamente esprimere la mia creatività non appena ho tempo, giocare e dipingere e condividere con le mie compagne di questo viaggio, e apprendere dalle mie Maestre, non solo di pittura ma anche di vita. Ed è aprire il Mac, e scrivere un post come e quando mi va, su ciò che mi va, senza dovermi chiedere quanta gente lo leggerà e se sarà o meno un'operazione di marketing ben riuscita.

La felicità, la mia, è anche nella tensione di un progetto da finire, quando il tempo appare tiranno e le altre attività della mia vita mi coinvolgono profondamente, e appaio tesa, appaio stanca, magari mi sparisce la voce, magari ho le occhiaie fino a terra... ma è la strada che ho scelto, è la sfida che ho raccolto, e potermi cimentare anche in questo e poter concretizzare anni di lavoro, anni di attesa prima, anni di travaglio prima ancora... felicità è anche questo, a volte: tenere duro.

La felicità, la mia, è ESSERCI fino all'ultima goccia di me stessa, in ciò che faccio, in ciò che scelgo, in ciò che dico, in ciò che sbaglio, in ciò che urlo, in ciò che taccio. E non sempre mi riesce, e talvolta deraglio, ma è lì che ritorno, sempre, perché la felicità per me è onorare in ogni istante al meglio delle mie possibilità la mia essenza. Ed è anche ESSERCI per chi vuole intraprendere un viaggio insieme a me, per chi vuole comprendere e capire, per chi ha bisogno di quello spazio, di quell'attenzione, di quella possibilità. Perché questa è la strada che ho scelto, questo il mio svadharma, questo il cammino che voglio onorare con tutta me stessa.

Sì, sono felice.


Immagine da Pinterest


* "... finimmo prima che lui ci finisse, perché quel nostro amore non avesse fine..." cantava Claudio Baglioni anni fa, ed è vero: ho sempre pensato che avere il coraggio di sciogliere un legame, di qualunque tipo e natura, prima che si logori irrimediabilmente, non sia orgoglio, cinismo o paura, ma sia l'unico modo per potersi nutrire ancora della gioia e della bellezza di quel rapporto per gli anni a venire...





mercoledì 4 novembre 2015

Pura magia!

Il cambiamento a volte spaventa, è vero. Quante volte ce lo diciamo, quante volte ce lo sentiamo dire.
Ma il cambiamento può anche essere (e, spesso in effetti è) il più grande dono che la vita possa avere in serbo per noi.
E ci sono cambiamenti che bussano alla tua porta da mesi, da anni, e tu, per una ragione o per l'altra hai sempre fatto orecchio da mercante, ignorato le avvisaglie, fatto finta di non sentire. Ma lui non si scoraggia, il cambiamento, lui che è l'emissario dell'Universo e che con le buone o con le cattive ha un solo compito: aiutarti a camminare sulla tua strada.
E quando finalmente spalanchi quella porta - magari con titubanza perché, anche se da anni sentivi che era la cosa veramente giusta da fare, il momento in cui posi la mano sulla maniglia per aprire la porta è sempre accompagnato dal brivido dell'ignoto lungo la schiena - beh, dicevamo, quando spalanchi quella porta... WOW... è solo senso di gioia, di liberazione, di magia, di nuovo inizio, di un universo di splendide possibilità che ti accolgono come un giardino in fiore in cui perderti tra mille e una meraviglia.
Quella sensazione di rinascita, di essersi scrollati di dosso un peso, un vecchio abito polveroso e ormai stretto e liso, per volteggiare nella luce e nei colori di un mondo nuovo, luminoso, tuo.
E quando senti quel senso di libertà e di gioia esploderti nel cuore, quel desiderio di cantare e di ballare e di perderti in ore di meraviglia e stupore, di lasciarti volteggiare e saltare e abbandonarti a guardare il sole solcare il cielo e inebriarti di vita, beh... non c'è veramente altro da dire:

la vita è pura magia.


(Immagine da Pinterest)



martedì 3 novembre 2015

Grateful...

... per ogni istante di queste giornate che sigillano un ritorno. 
Per ali che si dispiegano, che assaggiano l'aria, che sentono quel vento arrivare, da lontano, monti innevati a inebriare l'aria frizzante di magia, nuvole che scivolano via, ombre che si ritirano e distese interminabili di luce e di prati e di fiumi inesplorati che ci attendono.
È ora di spiccare quel volo, le ali forti, lo sguardo ad abbracciare quell'orizzonte nella foschia che si fa tersa... il senso di ciò che si è e di ciò che si fa come bussola infallibile di una rotta che non è una linea retta e scontata, ma è un librarsi tra i flutti delle correnti, una danza tra nuvole e rami, tra raggi di sole e foglie che si abbandonando, una danza che sa di vita, un ritmo che incalza per poi lasciarci sospesi, a planare nella quiete, a veleggiare lontano senza sforzo...

Namasté.


martedì 27 ottobre 2015

Art of freedom

Qualunque cosa le passate due settimane avessero da apportare alla mia vita con la loro sgraziata scompostezza, qualunque cosa gli eventi appena trascorsi intendessero dispensare nella mia esistenza, ciò che resta è una ritrovata libertà.
Vivere liberi è un'arte, un'arte che si coltiva soprattutto quando tutt'intorno ci si sente accerchiati da limitazioni e i famosi gradi di libertà sembrano ridotti al minimo. Un'arte che si apprende spesso da piccolissimi, quando si impara a stare e al tempo stesso a non sotto-stare, e che si coltiva con pazienza e con fiducia crescendo, quando talvolta gli spazi sembrano restringersi e talaltra espandersi al punto tale di rischiare di far deragliare la libertà in smarrimento.
Un sottile equilibrio che si gioca tra responsabilità e spontaneità, tra quell'espansione e contrazione che è il ritmo ultimo dell'universo, dal macrocosmo al microcosmo. L'arte della libertà si gioca tutta nel sapere vivere in questa pulsazione, mantenendo una flessibile presenza, la nostra identità, che partecipa anch'essa all'eterno e infinito pulsare.
L'arte di tradurre gli sgambetti in rampe di lancio per qualcosa di più elevato che ci attende, e comprendere forse come sia tempo di liberare ancora la nostra creatività, quel potenziale poetico e creativo che ci permea e che forse si era lasciato contrarre in una forma divenuta rigida.
L'arte di trasformare con piccoli gesti e con le magie del quotidiano le ombre in spazi fertili, riparati, dove coltivare con amorevole cura i germogli del futuro.
L'arte di sapersi astrarre dai meccanismi abituali, di saper gentilmente chiudere la porta alle proprie spalle, senza rumore, con discrezione.
L'arte di saper sostare, in ascolto del fruscio delle foglie, dei piccoli indizi che l'ambiente ci rimanda, affinando i sensi a cogliere quella polvere di stelle di cui siamo composti, noi, i nostri sogni, le nostre realizzazioni.
L'arte di non scappare, e al tempo stesso di non rincorrere, e nemmeno di nascondersi, ma restare nella propria verità, che è poi in fondo è quell'arte dell'essere liberi.
L'arte di gustarsi un regalo, attendendo un giorno per aprire il pacchetto e tenere tra le mani un dono che sprigiona un'energia che ci cattura e che nel contempo chiede di essere scoperta lentamente.
L'arte di credere nel proprio percorso, nei propri gesti, nelle proprie parole, nelle proprie intenzioni e di allinearsi nel profondo a quell'identità che è il dono unico e irripetibile che offriamo alla danza della vita.


Immagine da Pinterest





sabato 24 ottobre 2015

Sparkle and shine!

... e allora oggi, oggi una giornata di quelle che aggiustano tutto.

Il risveglio pigro, e quel prendersi tutto il tempo per entrare morbidamente nella giornata.




Attimi di quiete, prima di una "conference" ricca di spunti, di quegli spunti che cercavo ora, proprio ora. E incontrare così casualmente qualcuno che ha esattamente quel qualcosa da dirti, ciò che ora avevi bisogno di sapere essere non solo la tua esperienza, ma quella di altri. 
E incantarti per la serendipity che oggi ti avvolge. 
Un incontro magico, che stimola curiosità, e scoprire che c'è altro, c'è molto, molto da scrutare, apprendere, osservare.

Volevi nutrimento, e così trovi un libro "on the path", e Amazon te lo consegna già lunedì, come a dire: "hai chiesto, hai saputo chiedere, e l'Universo ti risponde, e ti risponde subito". Non sai cosa troverai tra quelle pagine, ma nelle pieghe di immagini e parole senti che ci saranno risposte, domande, nuovi spunti.

E poi ti abbandoni a un massaggio thai consigliata da chi in questi giorni ha a cuore il tuo benessere e il tuo ritrovare quella magia che anima le tue giornate Un'ora che lascia scorrere energia, potente, vibrante, allegra nella sua quieta e magica atmosfera.



A poi via, tra le vie nobili della tua città a ritirare un libro e incontrarne un altro... un Happy Shopping leggero che prelude a un bicchiere di vino rosso sul divano, a buttare giù queste righe, prima del mistero di una serata ancora tutta da creare.



Volevo prendere una pausa e ritrovare quello sparkle, quel luccicare che è essenziale, vitale. Volevo rigenerarmi, ritrovare lo spazio e il tempo della meraviglia. Volevo andare oltre, dispiegare le vele verso nuovi orizzonti...

E lo volevo talmente tanto che l'Universo mi ha ascoltato, e mi ha colmato di doni al di là delle mie più agognate prospettive. 

Una giornata straordinaria, sinora, e la sera promette di essere il coronamento di questo coraggio di dire "ora basta" e di riprendersi la gioia, l'entusiasmo, la curiosità, il luccichio della propria vita.


venerdì 23 ottobre 2015

Sparkle...

Un post "in canna" pronto a essere pubblicato, ma... ma chissà che sia stato sufficiente scriverlo?




E stasera allora è vino rosso piemontese. 
È cucina casalinga al suono dei Gipsy Kings. 
È riappropriarsi di tempo e di spazio per stare bene, e nutrirsi di bellezza e di dolcezza. 
È pianificare un week-end non pianificabile, cullandosi tra le braccia e le parole di chi ci sta accanto... le parole sagge e colme di amore di un'Amica grande, la presenza forte di chi non ci lascia mai, gli occhi negli occhi ancora con chi ha accolto e condiviso e incoraggiato a essere noi stessi fino in fondo, a brillare di quella luce unica che è nostra e solo nostra. E non è autocelebrarsi, è riconoscere la grandezza che è insita in ognuno di noi e che merita di essere irradiata in questo mondo assetato di autenticità e di bellezza vera.




E il sonno dopo giorni in cui le pratiche si sono susseguite, dense, fitte, colme. E la necessità consapevole che bisogna nutrirsi e rigenerarsi per poter donare il meglio di sé all'altro.
E quindi il coraggio di fare una pausa, anche se le scadenze sono impellenti e vicine, perché è dalla pausa, dalla quiete, dall'abbandono di una savasana che si riemerge riposati, vivificati, colmi di nuova energia e di nuovi stimoli.




E domani allora mi immergerò nelle parole e nelle immagini di quelle che sono le mie Maestre, donne creative, intuitive e straordinarie, donne che non partono dalla filosofia della paura, ma da quella dell'Amore e della creatività che respira in ognuno di noi, donne che scrivono, dipingono, creano con il cuore, dal cuore, per il cuore. Mi lascerò guidare da chi percorre strade originali, coraggiose, non battute. Da chi brilla di autenticità e di entusiasmo.

E mi regalerò qualche ora di benessere, a rigenerare corpo e mente, a concedermi il lusso di non fare nulla e di stare bene.

E tornerò a giocare con tela e colori, guidata dalle parole sapienti delle mie insegnanti, e dal loro esempio.

È di esempi che ci nutriamo, d'altronde. È di ispirazione che necessitiamo di essere colmati, perché il vero successo è accendere la scintilla e contribuire ad alimentarla.

E non è nella mia indole prendere tempo di solito, tempo per stare bene e andare piano, ma ora sì, ora si prende tempo e si va piano.




Perché non c'è fretta, non c'è alcuna fretta di procedere, ma c'è l'importanza di immergersi a fondo in ciò che ha davvero un senso, in ciò che fa davvero la differenza.

Smettere di guardare l'inutile, per dedicarsi cuore e respiro all'essenziale. Che non è asciutta austerità, ma vivida ricchezza di stimoli, di ispirazioni, di azioni colme di significato. È fare brillare ogni nostra intenzione, ogni nostro gesto, ogni parola che rivolgiamo, ogni pensiero che formuliamo, ogni istante che viviamo e condividiamo.




È tingere di rosa le ombre, è scacciare ciò che non ci appartiene, è vivere ciò che sentiamo davvero. È lasciarsi vivere e respirare...


È sapersi regalare ciò che serve, quando serve. Per offrire il meglio di noi stessi, per onorare il nostro cammino. Per essere realmente vivi.


(Tutte le immagini sono tratte da Pinterest)

domenica 27 settembre 2015

... attimi di sospensione...

Giorni di raccoglimento. Giorni di dedications. Giorni di pensieri.

Giorni di colori che cambiano.
Giorni di retreat-time.

Giorni sospesi... sento quella tensione, quella sospensione. Qualcosa sta per accadere.

Giorni in cui mettersi all'opera per un nuovo progetto. Ora davvero.
Con il respiro... con la presenza.
Qui e ora. E da domani si inizia.

Davvero.

Giorni di centratura. Cercata, coltivata, praticata.

Giorni di pratiche ad alimentare il fuoco... e di meditazione a nutrire il cuore.

L'inward pull dell'autunno si sente già... e con esso il movimento verso la quiete, la meditazione...
Un ascolto profondo, un sentire profondo... un respiro profondo.

Un week-end di transizione questo, luna piena ed eclissi... equinozio d'autunno...

Corpo e Spirito si preparano.
Come la Terra si prepara... un richiamo forte, intenso.

Prepararsi a lasciare andare; e anche a raccogliere, incamerare...

Frutti e nutrienti per l'inverno a venire...

Spogliandosi del superfluo.


Sento cambiamento nell'aria. Lo percepisco e annuso... un punto di domanda... un a capo quasi in procinto di esprimersi.

Attendo, la sensazione che dietro l'angolo, a breve, qualcosa accadrà.


Una mattina sospesa. Il silenzio e l'aria frizzante che fa ingresso dalle finestre.

Attimi di raccoglimento, di ascolto.

Momenti con le dita che danzano sulla tastiera.

Molto si è mosso attorno a me in questa settimana... molto è accaduto...

Ora sembra quasi che un momento di pausa avvolga tutto... la bruma del mattino...


Ho letto molto in questi giorni, molto di interessante. Ho appreso molto, dai miei Maestri tutti, sulla vita e sull'arte.

Narrative che si svolgono su una tela o su un tappetino...

Comunicare ed evocare atmosfere, calarsi nell'essere... ascoltare l'universale che respira nel particolare.

... e stare negli "attimi sospesi nel tempo", cogliendone il potere, la trasformazione che serbano.


È quell'istante, ora, quel momento "dell'azione senza azione"... dell'agire senza agire.

Come ogni attimo di sospensione anche questo si infrangerà, rivelando il nuovo corso...

Lo sento, è qui. È qui a breve...


Namasté.

domenica 20 settembre 2015

Incamminandoci verso l'equinozio d'autunno

L'aria inizia a rinfrescarsi. Il verde del fogliame è meno brillante. I colori della natura assumono nuove sfumature. La luce si fa meno intensa, più tenue, morbida.
L'autunno è alle porte, e il 23 settembre l'equinozio segnerà l'inizio del viaggio del nostro emisfero verso la predominanza delle ore di buio rispetto a quelle di luce. Il sole, la nostra sorgente di vita, di luce, di calore detta il ritmo naturale del nostro pianeta, un ritmo a cui anche noi esseri umani ci siamo per millenni accordati, muovendoci all'unisono con il nostro pianeta e con tutte le creature che lo animano, in quella danza ciclica che gli astri, sole e luna in primis, orchestrano per noi.
L'equinozio d'autunno non è quindi un evento meramente astronomico, ma racchiude in sé un valore simbolico e profondamente adattivo per la nostra vita quotidiana.
I ritmi del pianeta cambiano, il complesso mondo naturale attorno a noi si trasforma, e noi con esso. E anche se ne abbiamo perso la consapevolezza, soprattutto noi cittadini, e talvolta un po' pretenziosamente ne sminuiamo con i nostri comportamenti e le nostre abitudini la rilevanza, il ciclo naturale del pianeta ci comprende e ci riguarda intimamente. I nostri nonni, e ancora oggi le comunità rurali, ne sono sempre stati rispettosamente consapevoli, e quel valore insito dell'accordarsi armoniosamente con il nostro ambiente, se fatto proprio, può realmente apportare benefici profondi al nostro benessere psico-fisico.
Con l'equinozio di autunno inizia la stagione degli ultimi raccolti, la natura a offrirci la pienezza dei suoi frutti accesi di rosso e di arancione, prima di iniziare quel ciclo dell'abbandono, del lasciare andare e del ritrarsi nel fertile buio invernale, per prepararsi a generare nuova vita.
E anche noi siamo invitati in questo periodo a raccogliere i frutti del nostro lavoro, a capitalizzare il nostro raccolto e a incamerare, come previdenti scoiattoli, provviste di energia per incamminarci verso l'inverno. E come gli alberi si spogliano delle loro foglie, anche noi siamo invitati a lasciare andare, a prepararci a lasciar scivolare via quanto ha ormai dato tutti i suoi frutti, quanto non ci serve più, quanto ancora non ci appartiene più. Un lasciare andare totale, uno spogliarsi di tossine e di orpelli, per preparacsi a entrare in quella stagione di buio che ci invita a raccoglierci in noi stessi, ad ascoltarci, a incontrare il nostro sé più profondo per poter poi germogliare ancora.
Le nostre pratiche di questo periodo saranno volte proprio a questo: a prepararci a vivere questo momento di transizione dalla massima luce dell'estate al massimo buio dell'inverno, a calarci nei ritmi autunnali, a seguirne e nel contempo bilanciarne le forze di dissolvenza e di secchezza che caratterizzano anche climaticamente questo periodo dell'anno, a capitalizzare e fare nostri quella luce e quel calore che abbiamo assorbito con ogni poro della nostra pelle durante l'estate, per nutrirli al centro del nostro cuore e lasciarci così fluire armoniosamente con l'evolversi di questa stagione in equilibrio tra le forze ancestrali di vita e dissolvenza.


Autumn Effect at Argenteuil - Claude Monet (1873)



martedì 11 agosto 2015

Panta rei

La mia mattina. Qui. Ora. Nel silenzio delle voci dell'uomo, solo cani che abbaiano in lontananza, cinguettii tra i rami, un asino che raglia, un anziano giardiniere silenzioso al lavoro.
Mare. Terra. Cielo. Qualche palma e alberi di fico.
Il sole si svela, mi scalda la nuca, mentre in lontananza i suoni rivelano il risveglio di molti.
Tazze di caffè, motorini e qualche auto, portiere che si chiudono, cisterne che arrancano.
Poi lunghi silenzi ancora.
Il desiderio di condividere con chi sa e ama parlare di vita e di vissuto, le emozioni, gli insight, le verità che un poco si sono svelate, le gioie, le scelte consapevoli, e anche il retro della medaglia, perché pure quello c'è nella vita. 
A nulla vale negare la danza eterna degli opposti, l'ombra nella luce, e noi siamo invitati a danzare, e con il nostro ballo a onorare ciò che è, come è. Anche quel velo di rammarico, anche quel pensiero intrusivo del "se solo...", anche il dubbio che accompagna ogni scelta non scontata.
Tutto va come deve andare.
E in questa mattina incantata, immersa in questa terra e in questo mare di Grecia che amo così profondamente, mi affido, con umiltà, con stupore, con fiducia, con amore.

Namasté.

sabato 4 luglio 2015

Non ho più tempo.

Non ho più tempo per le serate buttate via, ore preziose trascorse con gente superficiale, invidiosa, distratta.
Non ho più tempo per il disinteresse, per le occasioni ridondanti e inutili, per le abitudini che nulla apportano.
Non ho più tempo per chi denigra o peggio ignora, per chi è tronfio di complessi di superiorità e in ogni azione e omissione dimostra la sua piccolezza.
Non ho più tempo per l'assenza di contenuti e per l'ignoranza che si pavoneggia.
Non ho più tempo per gli arricchiti e i sedicenti "signori".
Non ho più tempo per assistere alla sfilata della banalità, parole vuote a riempire inadeguatezze così profonde da essere abissi insondabili.
Non ho più tempo per compiacere questi individui. 
Posso com-patire per le sofferenze, posso avere com-passione per le situazioni, posso comprendere e vedere il disagio che le permea, posso non infierire e posso, anche, augurare loro una buona vita, la migliore. Ognuno di noi è impegnato in una battaglia di cui non sappiamo nulla. Questo lo onoro.
Ma non ho più tempo per essere tirata in mezzo, per essere io l'ascolto e il palcoscenico delle loro pantomime.
Non ho più tempo per ciò che non mi colma, ciò che non risuona, ciò che è vacuo, ciò che non corrisponde. 
Non ho più tempo per i post di FB di pavonesse atteggiate, non ho più tempo per conversazioni artefatte e mielose, non ho più tempo per cene e colazioni inzuppate nel pettegolezzo sterile, non ho più tempo per ascoltare critiche fini a se stesse, opinioni non documentate, teorizzazioni della paura e della mancanza.
Non ho più tempo per i "miopi emozionali", per "gli ottusi acculturati" e sopratutto non ho più tempo per i finti amici, per chi si ciba di invidia e sputa sentenze.

Non ho più tempo.
E nemmeno voglio averne.

Perché il mio tempo è per i rapporti veri, per gli sguardi accesi - siano essi risplendenti di gioia, abbagliati  di paura, agitati di incertezza -, per le conversazioni piene, per la condivisione autentica.
Tempo per ridere di cuore, abbracciare vite condivise, gustare sere stellate, fare tardi insieme.
Tempo per guardarsi negli occhi e tempo per respirare insieme.
Tempo per scrivere, dipingere, praticare... coltivare l'anima e i suoi sogni.
Tempo per aiutare chi ha sinceramente bisogno, per ascoltare chi sa e vuole guardarsi dentro, per condividere verità.
Tempo per creare e per ammirare, per respirare il sole e bere la luna, per danzare nel vento e sostare nel silenzio.
Tempo per crescere, imparare e per umilmente mettermi al servizio di qualcosa di più grande.
Tempo per chi ama davvero, e per chi mi ama davvero, per chi stimo, per chi apprezza, per chi si pone domande e sa guardare oltre le facciate e le maschere e vedere l'essenza.
Tempo per chi mi pone davanti alle mie inadeguatezze, e mi aiuta a superarle, tempo per chi mi legge l'anima... e lascia che io legga la sua.
Tempo per la reciprocità, vera, disinteressata; non un dare per avere, ma un dare che reca in sé un avere e un avere che riluce nel dare.
Tempo per essere me stessa, per essere migliore, per sbagliare, per smarrirmi, ma che sia tempo di verità, di impegno, di leggerezza, di gioia, di serietà, di risate fragorose, di intensità autentica.
Tempo per la Vita, per viverla appieno, insieme a chi sa volare insieme a me.

Per questo ho tutto il tempo del mondo. E anche di più.



mercoledì 1 luglio 2015

Giorni di esagerata bellezza

Quei giorni in cui tutto sembra risplendere di una luce diversa. Quei giorni in cui anche le sfide più improbabili, le rinunce più noiose, i salti mortali nel caldo torrido per essere qui e altrove quasi nello stesso momento... quei giorni in cui tutto questo nulla può. 
Perché c'è davvero una bellezza esagerata nella mia vita ora, e ci sono Anime che risuonano da vicino e da lontano, abbracci che non mi lasciano mai, sguardi in cui posso perdermi per sempre, ritrovandomi. 
Parole dall'altra parte di uno schermo che sanciscono vicinanze più reali di quelle geografiche, mani invisibili che si tendono fino a toccarsi il cuore.
Sentirsi sicuri, perché una rete invisibile di amore e di rispetto ci unisce al di là del tempo e dello spazio. 
Ognuno di loro è parte di me. Chi c'è sempre, chi c'è ancora, chi c'è di nuovo, chi apparentemente è lontano... ma è qui. Qui, nel cuore. E respira in ogni mio respiro, parte di un viaggio incredibile. E non c'è dolore passato, o ferita lancinante, che possa cancellare la bellezza della presenza. Quell'esserci totale e immateriale, più reale di qualunque altra cosa. 
Le Anime gemelle - quei Sisters and Brothers che troppo facilmente sui social si tende ad inflazionare - sono poche in realtà. Sono quelle persone che conoscono la tua verità, quelle con cui non puoi fingere, perché se anche tu lo facessi, loro vedrebbero oltre. Sono quelle Anime che senti vicine a te anche quando sono a chilometri e magari ad anni di distanza. Loro respirano in te. Ogni gesto, ogni parola, ogni emozione è un tributo a ciò che condividono con te. In ogni istante. E non c'è sensazione più bella che affidarsi a questa rete di amore, di rispetto, di verità, di assoluto.


lunedì 29 giugno 2015

Il caffè senza zucchero

Da più di due anni ormai ho smesso di zuccherare il caffè. Una decisione, presa inizialmente per facilitare una guarigione e che in pochissimi giorni si è trasformata in una  normale abitudine. 
Ora il mio caffè è sempre non zuccherato, si tratti di un espresso, di una tazza di americano, o di un caffè greco che lentamente si deposita sul fondo. E quelle poche volte che ho provato a bere di nuovo un caffè zuccherato, in onore dei  vecchi tempi o perché me lo hanno servito così, l'ho trovato imbevibile, insoddisfacente, non buono.

Così, in questi giorni googlelando in giro mi sono imbattuta per caso in un video di una scena di un film. Una commedia di qualche anno fa, facile, divertente, una scena finale scritta su una musica famosa e, per me, evocativa di sentimenti forti, belli, veri. Il sorriso di Julia, il fare inimitabile di Rupert e una canzone a riaccendere ricordi, un'emozione che si scioglie nel cuore, un attimo di commozione, il fiato che si sospende.
Un istante, un attimo... e poi tutto si seda, tutto torna normale. I miei libri accanto a me, il sole fuori, la mia mente e le mie mani a rivolgersi verso la loro attività come se nulla fosse. Concentrata, serena.

Mi sorprendo, qualche istante dopo, e mi spavento. 
Mi sorprendo perché quel sussulto era stato un assaggio e un flash-back di un'emotività che ancora ricordo bene, batticuore e dolcezza, intensi istanti di totale abbandono al mondo emozionale, a quei flutti che per ore talvolta sapevano trasportarmi. 
Mi sorprendo, e mi spavento. Riguardo indietro agli ultimi mesi, e di quei flutti dei tempi andati non ritrovo traccia recente. Guardo avanti, e non mi sento nemmeno di andarli a cercare, i vortici ingestibili delle emozioni, la sensazione di esplosione nel mezzo de cuore che non ti lascia per giorni, l'ebbrezza di quei momenti di "high" che sembravano travolgere ogni cosa. Non li vedo più, nel recente passato, nel presente, all'orizzonte. 

E dire che in questi giorni sono accadute e stanno accadendo cose meravigliose, la mia vita è ricca come non lo è mai stata, di gioia, di soddisfazioni, di entusiasmo, di progetti in cui credo, di affetti, di verità.

Mi spavento e cerco di capire. Parlo con il mio Maestro, per comprendere. Per comprendere quanto questo abbia a che fare con il mio percorso, con la mia crescita, o sia una velata crisi pseudo-depressiva in agguato. 

Ma no. Ho semplicemente imparato a bere il caffè senza zucchero, ad apprezzarne la vera natura, l'autentico sapore, la semplicità. Senza edulcoranti, senza additivi, senza zucchero ad alterare un sapore che con lo zucchero credevo di esaltare. Mi sono abituata al caffè, così com'è. E mi piace. E mi sento bene. E quando ci ho messo un po' di zucchero, ho sentito il sapore, un ricordo forse di quel primo assaggio in vacanza al mare da bambina, la tovaglia a quadretti rossi, il sole che si incamminava verso i cielo e il canto delle cicale in lontananza... ma è solo un attimo. Al mio caffè senza zucchero ora non rinuncio più.











sabato 6 giugno 2015

All contributions welcome.

Lunghi giorni. C'è stato un momento in cui non passavano mai. Quei momenti ombra, che capitano un po' a tutti, spesso dopo periodi esaltanti e colmi, quei momenti ombra in cui ci si sente un po' fuori fase, un po' demotivati, "giù", spersi. E  ci si rintana, o ci si obera di impegni e attività, in qualche modo si prova a navigare la faccenda.
Quei momenti ombra arrivano per una ragione... e la ragione potrebbe occhio e croce essere questa (o giù di lì).
Fatto sta che spesso, se ascoltati e compresi nel profondo, questi momenti di ombre lunghe, possono rivelarsi il terreno umido e buio da cui possono germogliare nuovi insight e spesso un nuovo modo di stare al mondo.
E quando germogliano, non c'è nulla di più spontaneo che buttarsi a capofitto a nutrire e comprendere queste piccole novità che si affacciano alla nostra consapevolezza, e che se nutrite e coltivate possono costituire un passo ulteriore verso se stessi.
A volte ci vuol parecchio tempo; a volte ciò che le ombre travolgono sono le nostre certezze e i nostri punti fermi. Affidarsi al processo, all'evolvere di questi momenti richiede fiducia e coraggio: spesso capisaldi della nostra esistenza iniziano tremare, spesso ancora vengono spazzati via, lasciandoci spiazzati e spersi nel bel mezzo di un nulla e della perplessità di vedere ciò che ci appariva parte integrante di noi stessi e della nostra esperienza ed esistenza svanire in pochi istanti. Ma se si sa resistere alla tentazione di aggrapparsi, di trattenere quelli che ormai sono simulacri dei pilastri della nostra vita (che comunque ormai non reggerebbero, minati come sono alle radici), se ci si sa affidare all'atto evolutivo in corso, ciò che si può rivelare ai nostri occhi giorni, settimane o talvolta mesi dopo quell'iniziale devastazione può essere una radura inattesa di nuove possibilità, di valori più colmi di significato, di percorsi ancora più ricchi e intensi.
Lo sguardo allora si rischiara, la luce risplende, si versa qualche lacrima di commozione, ci si sente leggeri, rinnovati, invincibili.
Si vedono Anime belle stagliarsi su quello sfondo di confusione che pareva avere inghiottito tutto e tutti, si condivide, si ride, si comprende. 
Si imparano cose nuove, da nuovi insegnati, anime in viaggio che condividono filosofie e pratiche, che si mettono in gioco per apportare quel rinnovamento di cui abbiamo sete e fame, che inarrestabile farà il suo ingresso nelle vite di tanti, ci si sente di nuovo motivati a fare la propria parte per ciò in cui si crede, per le persone che si amano, per i valori che ci animano.
Si contribuisce, anima e corpo, e ci si sente vivi, pronti, integri.


sabato 9 maggio 2015

Non prima, non dopo, ma "nell'instante perfetto per sé".

Credete ai segni del destino?
Io sì.
Credo al linguaggio di impressioni, attimi, indizi, sentori.
Credo che il mio mala un mese fa sia finito in lavatrice non solo per disattenzione, ma per un motivo preciso. Credo che, dopo, abbia resistito il tempo necessario, per lasciarmi poi nel momento giusto.
Credo che l'attesa per trovarne un altro sia stata un necessario rito di passaggio e che le emozioni e gli scossoni dell'ultimo mese siano stati proprio questo, un rito di passaggio. L'ennesimo imprescindibile limbo prima di quel nuovo che intravvedo ormai a pochi passi da me.
Così come credo che non siano coincidenze che Ezio Bosso abbia pubblicato una notizia bella e notevole su Facebook nel preciso istante in cui stavo onorando la sua musica, rendendo omaggio a note, attimi e immagini indelebili che hanno cambiato la mia vita per sempre.
Così come non è un caso che proprio ora io abbia scoperto che l'albergo che ci ospiterà quest'estate ospiti abitualmente anche corsi d'arte, rivelando arcani collegamenti tra sfere e passioni della mia vita, percorsi che si intrecciano, luoghi che mi chiamano a sé.
Così come il non poter incontrare durante questo transito il mio Maestro non è stato uno sfortunato caso della legge del caos, ma una prova necessaria, un necessario imparare a stare con quello che si stava palesando, con quella silenziosa cupa tempesta che mi ha avvolto e trascinato nelle sue spire. E un invito a provare a uscirne con le mie sole forze.
Così come non sono accidentali sogni intensi di persone lontane, non sono casualità conversazioni impreviste, non sono incidenti di percorso randomici gli ostacoli e le insidie incontrate sul cammino.
Sono segni, messaggi sottili, cartelli immateriali che indicano strade e soluzioni, sale di attesa che appaiono prive di vie d'uscita, ma che al momento giusto magicamente si scoperchiano rivelando scenari inattesi. Non prima, non dopo, ma "nell'instante perfetto per sé".
Credo che il profumo di legno di sandalo di questo mio nuovo mala sia il profumo del sole che ritorna, di quella nuova onda che sta sorgendo dagli abissi, di un nuovo ciclo che sta per svolgersi e rivelarsi.
Credo che tutto quanto accaduto sinora sia stato necessario, imprescindibile, e credo che inchinarsi e rendere omaggio ai misteriosi percorsi della vita sia yoga allo stato puro.






venerdì 8 maggio 2015

It's none of my business.

Siamo sollecitati. In continuazione, da tutto, da tutti.
Stimoli, continui. Che generano bisogni, desideri, richieste. 
Il consumismo sfrenato di fine secolo si è tramutato in sfrenato bisogno di apparire. Non più il possesso compulsivo di cose con cui costruirsi un ego, ma il bisogno compulsivo di apparire e di avere visibilità (letterale e figurata) per sentirsi essere.
Il contagio è facile, a volte sottile, e ci si può trovare invischiati in questo meccanismo senza nemmeno accorgersene, perché è così ormai che si comunica con gli altri, che si pubblicizza un'attività, che si organizzano "eventi" (gran cosa quando gli eventi avevano quell'aura di eccezionalità che suscitava attesa trepidante...), che si resta in contatto, che si è presenti in un ambiente, che si scambiano idee e opinioni.
I "pro e contro" dei social, della "rete" e di tutto quanto caratterizza quest'epoca "mediatica" sono un tema all'ordine del giorno, tra chi demonizza e chi osanna e chi cerca con sottili equilibrismi di prendere il meglio e di non lasciarsi inghiottire dal peggio.
Impresa difficile. Soprattutto se hai un'attività di quelle che ormai vivono di selfie, di foto più o meno artistiche e di "virtuosistiche sinergie opportunistiche" alla ricerca di quel posto al sole tra le "celebrities" del settore. Foodies, fashionists, musicisti, yogis, stilisti, autori vari... tanti i settori in cui la rete è quello spazio di grandi opportunità in cui farsi conoscere e riconoscere. E tanti lasciandosi irretire dalle maglie fitte dei social alla fine si perdono. Alcuni felici di essere fenomeno mediatico, riscuotono quel tanto agognato successo e si crogiolano nelle immagini, nel buonismo ostentato e nell'adulazione. Altri adulano per sperare di conquistare il famoso "posto al sole" foss'anche solo nel mero ruolo di ancella, altri ancora seguono ogni passo beandosi di una vita che non è la loro... e, talvolta, ahimè, lacerandosi dentro.
E poi ci sono articoli interessanti, persone di valore e qualità che condividono idee e pensieri, artisti che "mettono in rete" immagini, video e scritti di grande ispirazione e bellezza, ci sono melodie, suoni, colori, e sinergie belle, pure, autentiche... C'è anche questo, e quando incontri la qualità e la bellezza percepisci la differenza, ti si allarga il cuore... e continui con i sottili equilibrismi perché di contenuti belli e veri c'è davvero un gran bisogno e chi si impegna a produrne e a diffonderli davvero merita attenzione e risonanza.

E queste righe cosa sono? E sì, perché anche qui (visto che non siamo in presenza di bellezza e di letteratura sopraffina) allora potrebbe celarsi uno strisciante desiderio di visibilità e di adulazione, e allora perché pubblicare? Me lo chiedo ogni volta che scrivo, il perché lo faccio, e se vale la pena cliccare quel "pubblica" in cima alla pagina.
Un "pubblica" che clicco solo quando quello che ho scritto ha un senso per me stessa, quando sento che ha espresso qualcosa che è fluito nella tastiera senza sforzo e senza "tesa intenzione" ma con spontaneità e con immediatezza. E lo faccio per me stessa, per tenere traccia visibile di quel flusso di parole che è emerso e si è espresso attraverso me, e anche per coloro i quali in passato hanno trovato qualcosa nelle parole di questi post, e magari troveranno qualcosa anche in questo. O forse no. Ma, come dice la mia guru (che tale non è, ma mi diverto a chiamarla così ;-) !), "this is none of my business".

"My business is to be true to myself".

In azioni e parole. 

Tutto questo c'entra con quanto sopra? Sì, sicuramente sì. Perché quel meccanismo vischioso e infido ha rischiato di inghiottire anche me (sebbene non perché "me la sia andata a cercare" bensì per richiesta di altri) e se non fosse per quella fermezza (rudezza?) che mi contraddistingue (ahimè, mi vien talvolta da dire) da sempre, forse ora mi starei perdendo nell'infido labirinto e nel gioco delle parti dei "like" e dei "contro-like".

Che, di nuovo "it's none of my business" e nemmeno voglio che lo sia.

My business is elsewhere.




sabato 28 marzo 2015

Non è obbligatorio essere felici.

Ci sono persone che stanno male là fuori. Persone che hanno problemi veri, che affrontano battaglie che nemmeno possiamo immaginare, sofferenze laceranti, angosce insostenibili, fatiche improbe. Ci sono persone alle prese con dolori magari meno devastanti, ma comunque forti, che mettono alla prova, che lacerano cuore e volontà. Ci sono persone con traumi alle spalle, grandi o piccoli son pur sempre cicatrici nell'anima. E quasi tutti noi qualcosa appresso ci portiamo, che sia uno sfregio del passato o uno schiaffo del presente.
E non se ne può più di sentire osannare questo facile concetto del "per essere felici basta volerlo essere" e "respira e smetti di pensare e tutto va a posto". Ma a posto cosa? Con la bacchetta magica?
Sono una yogini di lunga data, pratico e insegno quotidianamente e con passione e con questo post non intendo smentire né l'importanza del respiro né del centrarsi ed essere presenti nel qui e ora e nemmeno dell'essere artefici del proprio esperire. Tutte pratiche fondamentali, essenziali per stare bene, per fluire attraverso la vita con grazia, coraggio, presenza e anche con serenità.
Ma da qui a voler vendere il fumo di "respira tre muniti al giorno" e i tuoi problemi svaniranno in un puffff! ne passa.
Queste meravigliose pratiche, la meditazione in primis, lo yoga, il tai chi e qualsiasi pratica intesa a portaci a contatto con il nostro Sé più profondo e a dis-identificarci con il nostro Ego e con i nostri problemi, richiedono, appunto, pratica. Anni di pratica intensa e intenzionale per poter giungere a quella possibilità di navigare anche le acque più impervie e spaventose della vita con una salda dose di serenità.
E a chi in quelle acque furiose ahimè ci si trova già senza aver fatto anche già esperienza di quanto sopra è assolutamente indegno voler schiaffare in faccia  la frasetta "è il tuo atteggiamento che crea la tua felicità... respira... e stai nel presente... e tornerai felice" come se con uno schioccar di dita si potesse divenire un monaco illuminato.
Oltre a vendere fumo e a illudere le persone, le si offende pure. Perché siamo umani, e in quanto umani proviamo emozioni, che sono talmente iscritte nella nostra umanità da essere le medesime per ogni essere umano su questo vasto pianeta, al di là di cultura, popolo, latitudine, epoca di appartenenza e di qualunque altra "distinzione" possa venirci in mente. Siamo biologicamente cablati per provare emozioni, che hanno loro pattern, neurotrasmettitori e aree cerebrali di attivazione, e che si sono conservate nei millenni perché funzionali alla vita. E infatti difficilmente un vero Maestro ti dirà mai che nella vita si può giungere a non provare nulla (come fine della propria evoluzione, se si intende intraprendere quel tipo di percorso) ma semplicemente ti dirà che con la pratica si potrà giungere a non identificarsi con ciò che si prova. E difficilmente un vero Maestro dirà che il fine ultimo è essere felici (di quella che normalmente identifichiamo come felicità) bensì quello di saper gioire della vita in tutte le sue manifestazioni, anche in quelle dolorose.
Non è obbligatorio essere felici. Accidenti, ci sono dei momenti nella vita e delle situazioni in cui riuscire a essere comunque felici è il dono e il talento di alcuni, che per indole o per capacità sono particolarmente "resilienti". Che ce ne sono, per carità, ma non tutti siamo così. E voler insinuare che quella resilienza sia alla portata di tutti "con un semplice click" mi viene da dire è un insulto all'umano sentire.
Portiamo, invece, rispetto profondo per chi soffre, di dolori di qualsiasi magnitudo, e non sa farsene una ragione, e non ci sta dentro, e non vede la luce, perché vederla pare umanamente impossibile. E chi è nella possibilità di offrire un aiuto, lo offra senza dipingerlo come un'analgesico orosolubile che agisce in un microsecondo, ma offrendo la propria presenza, esperienza ed empatia, illustrando un eventuale percorso di consapevolezza per quello che è: una pratica assidua, un compagno di viaggio che non fa miracoli istantanei ma che può certamente col tempo e con la dedizione divenire un'abitudine dai poteri miracolosi.


giovedì 26 marzo 2015

Il senso delle cose.


Immagine dal web

La leggi e le dai il significato che senti.

Tipo: "Ma il principe in fondo chi lo vuole?! Mi bastava la serata e l'abito da urlo..."

Oppure tipo: "Mi sarei accontentata della serata e dell'abito da urlo... e invece ci ho guadagnato pure un principe!"

Dipende.

Dipende da come stiamo, da cosa abbiamo vissuto, da cosa vediamo con gli occhi di oggi, da cosa è accaduto un istante prima, da cosa ci attendiamo dall'istante dopo.

Dipende.

Che non è una frase (o parola) fatta, ma è la sintesi perfetta dell'esperienza quotidiana.

E allora cose piccole, infinitesimali possono diventare giganti che colmano il nostro campo visivo. 
E macigni insormontabili divenire materia rarefatta e trasparente.

Dipende.

E la faccia sorridente e conosciuta di qualcuno tramutarsi nella finestra su di un'anima cruda e dissonante.
E un volto nuovo racchiudere la rassicurante felicità di casa.

E un foglio di carta bianco schiudersi come un mondo da esplorare. 
E la pioggia battente esprimere la danza della primavera.

È il senso che diamo alle cose il vero senso delle cose. 
Quello che ognuno di noi riversa in esse, e da esse riceve.
Quello che muta, come mutano i venti e le stagioni.
Quello che ci colma quando le osserviamo.


martedì 17 marzo 2015

Trust the process.

A tutti noi che siamo in divenire.
A tutti noi incamminati su un percorso, su cui qualche volta si addensano le ombre, in cui talvolta ostacoli si abbattono senza preavviso.
A chi di noi non sa se stare o abbandonare, e oscilla su un'altalena di ragionamenti in circolo.
A chi di noi si guarda intorno smarrito, perché ciò che c'era non c'è più.
A chi di noi è (stato) attanagliato dai dubbi.
A chi di noi si è visto soffiare via da sotto al naso un'idea, un luogo, uno spazio, un progetto... e qualcuno ora se lo gode al posto suo.
A chi di noi a volte si interroga: "...ho fatto abbastanza?... ma se avessi invece insistito... fatto di più... fatto di meno... ascoltato quel consiglio... tenuto duro ancora...?"

A tutti noi che siamo in questo viaggio che si chiama vita.

Trust the process.

Avere fiducia nel processo. È tutto qui. Che non è soccombere al destino. E non è la morte del libero arbitrio. E non è nemmeno arrendersi al karma. È avere fede nelle proprie capacità e nella ricchezza immensa dell'Universo. È credere che siamo qui per un motivo, ognuno di noi, col suo unico irripetibile motivo, ognuno con il proprio svadharma. È avere fede che l'Universo non è in combutta con le forze del male contro di noi, ma che tutto, ma proprio tutto, accade per una ragione. Ed è stare come guerrieri su un campo di battaglia, ma senza lottare. Perché non ce n'è bisogno. Perché, come ci insegna sempre il mio Maestro Roberto Milletti, se sei "centrato, in uno stato di attenzione, con piena consapevolezza, per essere l'osservatore, per lasciare che avvenga" non c'è bisogno di lottare perché tutto si dispiega nel migliore dei modi, perché nel momento in cui sei centrato in te stesso abbandoni ogni necessità di proteggere e divieni di fatto invincibile.

Facile a dirsi ma difficile a farsi? Forse si, forse no. Dipende dalle circostanze, la facilità: più sono aspre, più restare centrati è di per sé una sfida. Ma ci si può allenare, come in tutto. E la magia a volte è nelle piccole cose. Quel "click", quell'insight nella potenza di "trust the process" può avvenire quasi per gioco, ma se ne ascolti il messaggio profondo, può germogliare e dispiegarsi in te, fino a divenire il modo di essere e di stare nel percorso di una vita. E se anche a un certo punto ti sembra di essere finito in un cantuccio oscuro, senza vie di uscita, dimenticato da tutto e da tutti... trust the process... quell'esperienza oggi o domani o tra dieci anni rivelerà al tuo sguardo attento tutta la sua coerenza, e se avrai saputo stare in quell'angolo buio e scomodo con il cuore fiducioso e l'animo sereno continuando ad agire mosso da ciò che emerge dal centro autentico del tuo cuore, il tuo percorso si snoderà su strade inattese, svelando la coerenza profonda di quell'unico, irripetibile viaggio che è l'esistenza di ciascuno di noi.

Trust the process... observe the field of infinite possibilities... and look at beauty arising... and if you still don't feel you are there... keep on trusting... 


Trusting the process... in progress...