venerdì 26 ottobre 2012

"Est modus in rebus"

O del come ci approcciamo alle cose.
Dalla gestualità, al tono di voce, alle parole, ai pensieri, allo sguardo.
Ogni volta che entriamo in contatto con qualcosa, il come fa la differenza. L'attitudine che guida e accompagna il nostro accostarci alle persone, agli eventi, alle situazioni, alla natura, alle attività, all'incontro. Il come e le sue sfumature, il suo modo unico di declinarsi in ognuno di noi. Quel come così tanto influenzato dall'umore, dalle aspettative, dalle idee, dai pregiudizi, dalle convenzioni sociali, dall'ambiente e dalla situazione stessa. Quel come di cui a volte andiamo fieri e di cui a volte ci vergogniamo. Quel come che può ferire o vivificare, banalizzare o stupire.
Lo Yoga ci guida anche in questo. Il modo in cui ci invita ad accostarci alla pratica, al movimento del nostro corpo, è emblematico. Lo sguardo non giudicante su noi stessi, l'accettazione del nostro corpo e della sua mobilità di oggi, del "qui e ora", la tolleranza verso la nostra mente quando proprio non riesce ad acquietarsi, la serenità di fronte a quell'asana che non ci viene, al colpo di tosse che sembra infrangere la quiete di savasana, alla competitività che qualche volta ci porta a forzare i nostri limiti. E quello stesso sguardo rivolto a chi pratica accanto a noi, quella stessa morbidezza e flessibilità, accettazione e comprensione.
L'invito che lo Yoga ci rivolge di accetare, amare, comprendere, ascoltare, guardare, di sospendere il giudizio e accostarci con meraviglia e attenzione alle asana, alla pratica, al nostro corpo, alla nostra mente, al fluire del respiro e dell'energia, quell'invito è un invito a vivere così la nosta vita, ad accostarci a essa e alle persone e alle situazioni che la popolano con quest'attitudine. Che poi diventa abitudine, abitudine al rispetto, alla meraviglia, alla serenità. 

mercoledì 24 ottobre 2012

Blessed by the sun

Svoltare con l'auto nella sempresolita rotonda e vederlo lì, proprio sopra il tetto di quel basso edificio di fronte: il sole che sorge in un mattino di fine ottobre velato dalla prima nebbia. Una palla rossa, tonda, dai contorni nitidi, dalle sfumature quasi impercettibili. Bella, bellissima. Una bellezza così pura e intensa da imprimere nell'animo un'immagine viva.
Immagini e impressioni sempre come spunto di riflessione. Pensieri tuttavia poco lineari, anch'essi come impressioni, sebbene più lievi, quasi evanescenti. Il sole come calore, come vita. Il sole e il rimando all'immensità dell'universo, di fronte al quale le nostre piccole vicende appaiono così microscopiche e così risolvibili, perchè al cospetto di tanta misteriosa grandiosità tutto si ridimensiona. Il sole a illuminare alberi e strade, a evocare la raccolta delle castagne in lontane gite scolastiche, il profumo del bosco proprio a ottobre, vendemmie e meleti, sciarpe di lana e risate nel silenzio di valli incantevoli. Quel sole e il vento a spazzare le foglie nel cortile di scuola, il profumo della carta dei quaderni, il foglio rosa di carta assorbente macchiato di inchiostro blu, i pennarelli e le ore trascorse a disegnare favole e sogni.
Il sole e l'idea della campagna francese in autunno, o le sagre nelle Langhe, i profumi di vino e tartufo, i risotti alla zucca, quella cucina che coccola e conforta.
Quel sole, che ancora scalda, che ancora illumina, che rende l'autunno la stagione degli arancioni e dei bruni, che dice alla natura: accoccolati nel mio tepore, addormentati dolcemente, lasciati cullare dalla mia luce tiepida e dorata.
Accoccoliamoci quindi nella luce del sole di ottobre.

martedì 23 ottobre 2012

Amarla questa vita

Ci sono attimi nella vita che paiono epifanie.
Imbattersi per ben due volte in pochi minuti in dichiarazioni di felicità assoluta per la propria vita, pare un segno. Un segno inequivocabile a riflettere. Sulla bellezza di queste due dichiarazioni, espresse non in modo vago o superficiale, bensì meditate, avvalorate e soprattutto rese anche da chi sta affrontando momenti tutt'altro che facili. A dimostrazione che, nonostante tutto, la felicità è possibile, ed è possible esserne consapevoli, pur nella nebbia che ottenebra il futuro e rende inintelleggibile il presente.
Riflettere anche sulla bellezza della condivisione. Due donne che comunicano la loro felicità riguardo alle proprie scelte di vita e a ciò che queste scelte hanno loro offerto, e che nel farlo non celano, bensì sottolineano, gli ostacoli, le paure, le difficoltà, le lacrime che hanno accompagnato il loro percorso.
Non sempre è facile dichiarare: "sì, sono felice", proprio perché a volte si è accecati dai problemi o dai timori. E sembra retorica sostenere che proprio questi sono grandi opportunità. Eppure lo sono, davvero. Possono esserlo, quanto meno. Riguardando indietro, proprio dagli impasse, dai momenti più critici, dalle situazioni sgradevoli è emerso il desiderio di agire, di fare, di cambiare.
Arrivare ad amare anche quegli attimi è una grande conquista. Una consapevolezza che da una nuova forza, rappacifica con se stessi, facilita la comprensione e fornisce uno strumento efficace per affrontare le difficoltà future e convivere con quei momenti complicati che talvolta la vita ci propone. Condividere le proprie difficoltà, i percorsi scelti e l'amore per la vita, nella sua complessa varietà, nel suo essere facile o meno facile, nella sua imprevedibilità e incertezza, condividere tutto questo è un grande dono che si può fare agli altri. Significa dimostrare, nelle parole e nei fatti, che in quella vita "ci si è", la si sta vivendo con consapevolezza, la si sta amando per ciò che di buono o talvolta di meno buono ci offre. E dimostra che si, ci si può stare nella vita e con la vita, anche in quei momenti. E si può amarla, la vita. Amarla per il solo, meraviglioso fatto di essere Vita.

lunedì 22 ottobre 2012

Music has the power...

A volte è successo. Srotolare il tappetino, sedersi in posizione comoda, iniziare a praticare... ma non riuscire. Troppa agitazione, troppo dolore, troppi pensieri ed emozioni scomodi. Aver voglia di lasciar perdere, ma sentire il bisogno di praticare comunque, almeno per muoversi tra le asana e nelle asana, nella speranza che l'energia, libera di fluire, possa portare anche conforto. 
Ma no. Nel silenzio, non si riesce, è troppo forte la presa delle emozioni dolorose. Con una leggera musica di sottofondo, neppure.
E allora.... d'istinto scorrere tra i propri album musicali, trovare Tony Braxton e i remix di "Unbreak my Heart", sedersi in posizione comoda, e lasciare che le emozioni si sciolgano... Poi scorrere di nuovo gli album e trovare Ligabue, live (!), "Su e giù da un palco". Eresia? Forse (o quasi certamente!). Ma funziona: surya namaskar, e poi via, una bella pratica energizzante, tra l'anusara e la vinyasa, molto, tanto "solo fisica" forse, ma oggi funziona, serve, è efficace. Seguire il ritmo, ascoltare parole che piacciono ed evocano emozioni "buone". Non è pratica ortodossa, certo che no. Ma è pratica, può esserlo. E se durante e dopo il cuore è più leggero e aperto, la mente più quieta, l'anima più serena e di nuovo in connessione col Tutto...beh, ne è valsa la pena di uscire dagli schemi e fluidamente seguire l'istinto e il potere della musica.

venerdì 19 ottobre 2012

Chiudere gli occhi

Chiudere gli occhi.
Un gesto apparentemente semplice, il movimento delle palpebre a coprire morbidamente i nostri occhi. Lo compiamo ogni sera prima di addormentarci, lo facciamo sdraiati sotto il sole, avviene magari ascoltando un brano musicale, e anche in savasana, quando meditiamo o quando entriamo profondamente in noi durante l'esecuzione di un'asana.
Un gesto naturale, spontaneo, rassicurante. Ma non così scontato. Chiudere gli occhi comporta perdita di controllo su ciò che avviene intorno a noi, implica abbandonarsi con fiducia agli altri sensi e al mondo intorno a noi, amplifica le immagini del nostro mondo interiore, richiede di lasciarsi andare durante la pratica e di affidarsi al maestro che la conduce. Proprio per questo è un gesto che può riuscire difficile, creare resistenze e tensioni, evocare paure, suscitare disagio. Possono manifestarsi così reazioni ed emozioni che hanno un radicamento profondo e possono risultare fortemente spiacevoli. 
Ci vuole rispetto anche nel proporre di chiudere gli occhi. Rispetto della persona e del suo sentire, e accettazione del possibile disagio che questo movimento, così piccolo ma così carico di valori simbolici, può provocare in chi pratica insieme a noi. Abbandonarsi alla pratica, al movimento fisico e psichico che la pratica elicita e amplifica, è una sensazione forte, che può necessitare di contenimento. Il tempo fisico e psichico di ognuno di noi è diverso. Anche per chiudere gli occhi.

giovedì 18 ottobre 2012

Yoga. In una parola un mondo.

Yoga.
In una parola un mondo. 
Yoga evoca tante immagini: un guru indiano, la posizione del loto, asana complesse, posizioni in equlibrio, classi affollate ed eremi in cima alle montagne. 
Yoga evoca molti suoni: l'Om, i canti devozionali, il suono delle campane tibetane, Krishna Das e MC Yogi. 
Yoga richiama profumi, quelli dell'incenso, delle spezie, del tappetino appena svolto, della tisana fumante. 
Yoga risveglia sensazioni tattili: le mani che fanno presa sul tappetino, il liscio parquet della sala pratica, la sabbia sotto i piedi, la morbidezza di uno scialle, il calore dello Yogi Tea.
Yoga è tutto questo e molto altro ancora. Una pratica millenaria, tramandata da molti guru in stretta osservanza della tradizione, ma anche riformata e plasmata da maestri di tutto il mondo. Nei suoi 6000 e più anni di esistenza, lo Yoga ha saputo adattarsi alle epoche, ai luoghi, alle esigenze, mantenendo viva la sua essenza, conservando la sua unitarietà nella varietà delle sue manifestazioni.
Lo Yoga ha attraversato i millenni e i continenti, ha incontrato culture, usanze, religioni, persone. Un incontro che può suscitare emozioni, resistenze, intuizioni, conversioni, e, perché no, anche indifferenza.
Lo Yoga può mantenere in salute, dare risposte, condurre oltre i propri limiti, può essere di conforto o rappresentare una sfida, può farci ridere e piangere. Lo Yoga è variegato come la Vita e nel contempo uno (nel senso di unitario) come la Vita. Molteplici forme in una sola forma. "Tante onde, un unico mare".
Questo blog è ispirato allo Yoga e dedicato alle infinite possibilità di viverlo, alle vecchie e nuove modalità di osservarlo, ai molteplici modi di metterlo in relazione con altre aree del sapere, al personale modo di ciascuno di accoglierlo nella propria vita, di farsi trasformare da esso restando profondamente se stesso. "Una singola meravigliosa onda in un infinito e unico oceano".