mercoledì 27 febbraio 2013

Beautiful

Per ricordare che ognuno di noi ha una sua meravigliosa e particolare bellezza interiore ed esteriore che va oltre, ben al di là di tutto ciò che chiunque può permettersi di dire o di pensare.
Per ricordare che siamo proprio noi stessi a dare il potere ad altri di ferirci, anche solo a parole, e che talvolta concediamo quel potere proprio a chi ci è più vicino, o a chi vorremmo più vicino.
Per ricordare ogni giorno, ogni istante, di amarci, di credere in noi stessi, nei nostri sogni, nelle nostre capacità... no matter what they say.

Molto di più non riesco a scrivere. 

Faccio parlare un video e una canzone. Che hanno espresso tutto questo molto meglio di come posso fare io.


Coraggio. You are beautiful.

martedì 19 febbraio 2013

Contaminazioni

La linfa della vita.
Contaminiamoci.
Incontriamoci.
Scambiamoci energia, vita, passioni, visioni. Lasciamo che altro entri in noi, nella nostra vita, nelle nostre di visioni. Lasciamo che le nostre passioni si contaminino tra loro, che il nostro mondo interno si fonda, si rimescoli, si unisca profondamente nella sua varietà multiforme, godiamo della diversità nell'unità.
Accadono cose, continuamente, cose meravigliose. Viviamole.
Ho ballato tanto questa settimana. Tanto, come non ballavo da anni. Tantissimo, con gioia, entusiasmo, felicità. In più occasioni. Con amici vecchi e nuovi, ridendo, scatenandoci nella gioia liberatoria che il ballo sa veicolare così bene. 
E ho riso. Riso come non mai. E fatto ridere. Fino alle lacrime.
E comunicato le mie passioni, le mie idee, lasciando che si imbevessero dell'atmosfera, dei suoni e della luce dei luoghi che ho attraversato e dell'energia delle persone che erano con me. Facendo entrare la loro vita, il loro essere, i loro sguardi, le loro parole. E lasciando che tutte queste contaminazioni tra esperienze, pratica, arte, pensiero, emozioni, musica, amore, amicizia e discorsi semiseri si estrinsecassero, e mi ispirassero, ancora e di nuovo. E così, in ogni istante vedere tutto, ancora, sotto una nuova luce. Vedere nuove prospettive. Sentire pulsare nuove idee, nuove possibilità. E sorridere del passato, cancellarlo con un colpo di spugna, con un abbraccio e una risata. E aver voglia di portare in giro quell'energia, regalarla negli incontri, in quelli brevi e in quelli duraturi, con leggerezza e spontaneità. Senza prendersi troppo sul serio. Cantando i Green Day - "Stray Heart", ballando sulle tribune di una piscina, fischiettando mentre si cammina, ascoltando emozionati Jeff Buckley - "Hallelujah", improvvisando per strada un passo di danza alla "Saranno Famosi". E contaminandosi, con cio che si vede e si incontra, con tutto ciò che emoziona. Col cuore leggero, e con un'aura di felicità. Rimescolando tutto, ancora ed ancora. 

domenica 17 febbraio 2013

Back to the body

Accade anche che, a volte, senza accorgercene, ce ne andiamo via. Via dal nostro corpo. Anche noi, abituati ad abitarlo, muoverlo, viverlo, sentirlo. Anche noi che con lo yoga abbiamo affinato le nostre capacità di stare nel corpo, di percepirne i moti più sottili, noi che conosciamo a fondo l'importanza di essere nel nostro corpo, veicolo fondamentale della nostra percezione e del nostro essere qui, ora.
Eppure, può accadere.
Perché ci perdiamo in preoccupazioni, aspettative, desideri, progetti. O perché rifuggiamo sensazioni fisiche di disagio, emozioni disturbanti o vero e proprio dolore fisico, con cui non riusciamo a stare pienamente. E viviamo solo nella mente. Con la mente riflettiamo, ponderiamo, sogniamo, pregustiamo, pianifichiamo. Nella mente ci rifugiamo, quando il corpo ci comunica dolore più o meno profondo, e mentre attendiamo che le cure facciano il loro effetto, compartimentiamo senza volerlo alcune parti di noi, le confiniamo al margine della consapevolezza, cerchiamo di non sentirle, e nel contempo, senza esserne pienamente coscienti, ci irrigidiamo, chiudiamo canali di comunicazione fondamentali, perdiamo la presenza totale, e confinati nella mente viviamo a metà. A essere ottimisti.
Se siamo fortunati però, o meglio ancora consapevoli che tutto questo può accadere, a un certo punto ci arriva qualche segnale. Il segnale del disagio fisico che, liberatosi dalle grinfie della mente, si agita, si dimena, fino ad affiorare accentuato o trasformato. Il segnale delle notti insonni, dei risvegli improvvisi, della mascella serrata, del mal di testa, di fastidi più o meno acuti. E, riconosciuto il segnale, è il momento di fare qualcosa. 
Tornare nel corpo.
Con la pratica. Praticando, con dolcezza perché magari si è deboli o comunque provati mentalmente e la pratica pare anch'essa più ostica. Accostandosi con delicatezza ai ritmi, alle asana, a savasana. Accettando che i primi momenti possano essere difficili, con il corpo irrigidito, debole, poco stabile. Ma fiduciosi. Perché può volerci qualche tempo, minuti o forse qualche giorno, ma non appena l'energia ricomincia a fluire più liberamente, il nostro corpo recupererà forze, ritmo, stabilità, fluidità. Ci sentiremo di nuovo presenti, sempre più radicati nel corpo, sempre meno prigionieri della mente. E la mente inizierà a rilassarsi, a liberarsi, a svuotarsi. La visione tornerà nitida, il mondo attorno a noi riprenderà luce, suoni, colori più vividi, immediati, reali. E di nuovo radicati a terra, potremo davvero estenderci nuovamente verso il cielo, vedere con mente serena e limpida, essere pienamente, relazionarci veramente, liberamente vivere.

venerdì 15 febbraio 2013

One billion rising

Noi c'eravamo, lì in mezzo, immediatamente dietro alle prime file, a ballare e a cantare.

Questo il sito dell'iniziativa: One billion rising 

E per rivivere l'atmosfera, qualche video trovato in rete del flashmob a Milano:



lunedì 11 febbraio 2013

La meraviglia abita ogni istante

Gioia sconfinata. Quasi impossibile da descrivere a parole. Sentire che la meraviglia abita ogni istante. Ogni singolo istante, ogni singolo avvenimento, ogni più piccola particella dell'essere è meraviglia allo stato puro. Non sono parole vuote riciclate da qualche testo spirituale. E' ciò che provo da giorni ormai e che oggi mi è esploso nel cuore come gioia sconfinata. Pura, limpida, luminosa. Ancor più magica perché sorta da giorni in cui tante cose avrebbero potuto essere da me vissute diversamente, con un atteggiamento circospetto o negativo, con reazioni dettate da abitudini mentali o da timore, in cui avrei potuto restare attaccata, ancorata alle aspettative o alla paura.
E invece, restare incantata, estasiata davanti alla meravigliosa ricchezza di emozioni e di sensazioni che noi esseri umani abbiamo il dono di poter provare e vivere. Sentirsi colmare dalle mille sfumature della vita, sentire i colori, affondare nelle sensazioni, calarsi nelle emozioni, con consapevolezza, osservandole e percependole così intensamente, fino in fondo, ma sapendo che nulla è per sempre, che nessuna emozione colorerà per sempre il mio stato d'animo, ma che un flusso vitale di esperienze, di relazioni, di incontri, di vita darà la possibilità al mio essere di rispondere con tutto il ventaglio di sentimenti, affetti, emozioni che la vita contempla. E sapermi osservatore di me stessa, sapermi guardare, saper cogliere il movimento dell'energia con sempre maggiore finezza, essere completamente connessa con me stessa, con la me stessa fisica, mentale e spirituale, e tramite questa connessione essere sensibile al mondo intorno a me con i sensi più aperti, con tutto il Sè, quello corporeo e quello più sottile.
Questa meravigliosa gioia sconfinata è come una morbida luce limpida e calda che tutto avvolge, tutto. Al suo cospetto ogni cosa si ridimensiona, e un sentimento di fiducia profonda si sprigiona dal cuore. Provo una gratitudine così intensa, così piena, così sincera perché il mio percorso, ogni singolo istante della mia vita mi hanno portata qui, qui in questo di istante, meraviglioso. Perfetto così com'è. 
Grazie.
Namasté.

venerdì 8 febbraio 2013

White Collar, le illusioni e le neuroscienze

Qualche sera fa guardavo un episodio della serie televisiva "White Collar". I protagonisti, Neal Caffrey e Peter Burke insieme all'impareggiabile Mozzie escogitano e mettono in atto un piano per incastrare e arrestare un ricercatissimo, astuto e scafato criminale. Il piano è tutto basato sul far girare delle voci inveritiere e creare l'illusione che invece siano reali. E' questa la parte fondamentale per la riuscita del piano: le voci, il sentito dire devono trovare riscontro nella realtà, in qualcosa di realmente percepibile, visibile. E con la loro maestria nell'allestire scenari e creare illusioni, semplicemente posizionando delle valigie chiuse (e vuote!) in una stanza, e svuotandola degli oggetti di valore, a loro volta ben riposti in scatoloni in bella vista... voilà, agli occhi di tutti il famoso criminale era "davvero"in fuga, nonostante la sua insistenza a negare l'evidenza e a conferma invece delle voci udite in giro.
Quotidianamente ognuno di noi da ascolto alle voci, interne o esterne, e legge la realtà sulla base più di quel che crede o pensa di vedere, piuttosto che sulla base di ciò che realmente c'è.
La nostra percezione degli stimoli ambientali si svolge infatti in due modi: con un processo "bottom-up" e un processo "top-down". Nel primo dei due processi, i sistemi sensoriali inviano al cervello gli stimoli percepiti nell'ambiente per l'elaborazione, nel secondo è il cervello che guida la percezione degli input sulla base di quando già conosce, di quanto ha già appreso in passato. Questa doppia modalità di elaborazione degli stimoli ha di per sé una funzione importante e adattiva: ci consente di percepire più velocemente, di riconoscere prima nutrimento o pericolo, di non sprecare energia e tempo per riealaborare ogni volta lo stimolo solo in modalità bottom-up, ma potendo far tesoro dell'esperienza.
Il sistema complessivo però non è infallibile, e, soprattutto, in alcuni casi ci porta non solo a limitare il nostro campo percettivo, ma a male interpretare gli stimoli ambientali, aggiungendo finanche aspetti che nello stimolo non sono presenti ma che noi pensiamo, consciamente o meno, che invece ci siano.
Un esempio affascinante di come questa operazione di completamento della realtà compiuta dal nostro cervello sia connaturale e continua è dato dalla visione. Nella nostra retina c'è un punto, chiamato disco ottico, in cui non sono presenti fotorecettori (le cellule che convertono le radiazioni elettromagnetiche provenienti dall'ambiente in segnale nervoso da inviare al cervello), perché da quel punto dipartono le fibre che si allontanano dalla retina confluendo nel nervo ottico e che trasmettono gli impulsi visivi al cervello. E' un punto cieco, e come tale a rigore dovrebbe essere esperito anche da noi: nel nostro campo visivo dovrebbe esserci un punto privo di immagine. Ma non è così. E non lo è perchè il nostro cervello, continuamente quando stiamo guardando, riempie lo spazio vuoto in corrispondenza del disco ottico con quello che, stando al resto dell'immagine perepita, verosimilmente dovrebbe esserci in quel punto. Verosimilmente...
Prendere coscienza di questo meccanismo, che ha sicuramente un suo senso e un suo fine adattivo, ci consente di comprendere come davvero il nostro cervello, con le migliori intenzioni, guidi il nostro modo di percepire la realtà. Sono innumerevoli gli esperimenti condotti in questo campo per le diverse modalità sensoriali, addirittura si possono curare sintomi importanti sfruttando il potere dell'illusione, facendo credere cose al cervello sulla base della sua capacità di costruire realtà da elementi percettivi di per sé ambigui.
Se questo accade per il tatto e per la visione, che possono apparire come sensi "oggettivi", non è difficile comprendere come tutto ciò possa avvenire, e di fatto avvenga, quando si tratta di elaborare circostanze più complesse, di interagire nelle conversazioni, di compiere valutazioni, di comprendere relazioni.
Essere consapevoli di come sia spontaneo per il nostro cervello compiere questo tipo di operazioni ci consente maggiore libertà, come sempre avviene quando si acquisisce consapevolezza. Sì, perché prendere coscienza di questi meccanismi innati ci permette di mettere in dubbio ciò che vediamo, o meglio ciò che ci sembra di vedere, di prenderci il tempo e lo spazio per guardare o ascoltare o toccare o gustare o annusare meglio, per osservare i nostri pensieri, per non farci trascinare dalle nostre idee preconcette o dalle esperienze immagazzinate nella nostra memoria, ma per guardare con occhi sempre nuovi, con la mente aperta, vuota. Con la mente del principiante, per dirla con Shunryu Suzuki, quella mente che consente la corretta e giusta percezione. Così da non farci irretire, come nell'episodio di White Collar, da illusioni sapientemente precostituite che potrebbero trarci in inganno. 

mercoledì 6 febbraio 2013

Aprirsi alla libertà

Libertà. Una parola così potente, evocativa, assoluta. Uno dei più grandi aneliti dell'uomo, da sempre, quello per la libertà. Un valore da perseguire, tutelare, conquistare, riaffermare, estendere, garantire. Un concetto che spesso pare relegato nell'astrazione, quasi impossibile da far precipitare in una dimensione concreta, reale e alla portata di tutti, anche per chi, come noi, ha la fortuna e la benedizione di vivere in paesi considerati, appunto, "liberi".
Eppure. 
Eppure, io quella dimensione ieri l'ho sperimentata. Vissuta, respirata e soprattutto percepita con tutta me stessa. Merito di una pratica straordinaria, che nel suo fluire mi ha consentito di accedere al campo infinito delle possibilità, lì dove tutto pare possibile. Perché lo è, possibile. Lì dove ti liberi dalle costrizioni dello spazio-tempo, perché accedi all'infinito. Lì dove esci dal meccanismo stimolo-reazione, ed entri nella dinamica evento-azione. Lì dove non reagisci in base a schemi precostituiti e alla tua chimica del corpo consolidata, ma rispondi in modo nuovo, aperto, libero.
In tutte queste possibilità risiede la libertà. La libertà di essere, di percepire, di agire. Lì dove la tua scelta è in assoluta armonia col tutto, tanto che quella scelta non si può dire totalmente tua, ma è la naturale, spontanea forma che la tua azione assume nel relazionarsi con ogni cosa in te e intorno a te. Scegli senza scegliere. Agisci senza agire. Fluisci, Uno con il Tutto. E sei libero. Respiri e vivi quella libertà, che non hai ricercato in contrapposizione alla costrizione, ma che hai trovato aprendoti, affidandoti, consentendoti quell'arrendevolezza che ti libera dall'ego e ti apre all'infinito.