venerdì 30 settembre 2016

Gli ingredienti essenziali


Ieri qui sono accadute cose stupende, a tratti incredibili.


Come dicevamo con un'amica, i miracoli non solo possono accadere, ma accadono.

E, ormai mi sento proprio di dirlo, accadono mossi da tre ingredienti essenziali: 

dall'Amore che ci mettiamo (in ciò che siamo, in ciò che facciamo, in ciò che agiamo nel mondo) e di cui ci avvolgiamo - e di cui abbiamo anche il coraggio di manifestare il bisogno, chiedendo "una dose extra" a chi sappiamo sarà pronto a inondarci della forma più pura di compartecipazione; 

dalla fiducia incrollabile nel nostro potere di farli accadere, quella fede "senza se e senza ma" nella bontà e dignità dei nostri sogni e desideri e nelle nostre capacità di essere co-creatori del nostro destino;

e dall'impegno che tanto Amore e tanta fede inevitabilmente rendono colmo di entusiasmo, di forza inarrestabile, di gioia che si propaga in ogni nostra azione.

Amore, fiducia e impegno nei nostri mezzi e scopi ogni volta che ci presentiamo alla vita, 
pronti a fare la differenza. 

Che sia una differenza per noi stessi o per il mondo. 

Che poi è la stessa cosa, perché un "noi stessi" più felice, autentico e autenticamente innamorato della propria vita crea quel ripple-effect che inevitabilmente influenza il nostro micro- e macrocosmo, ispirando chi abbiamo accanto, motivando chi cresce insieme a noi, generando un movimento a crederci davvero e a fare per davvero.


(Immagine da Pinterest)




martedì 27 settembre 2016

Fierce Grace

Oggi voglio parlarvi di un'esperienza che mi ha cambiato la vita.
Proprio un anno fa scrivevo un post che oggi definirei profetico: di lì a poco infatti la mia vita si sarebbe shakerata rimescolando intenzioni, progetti, collaborazioni, priorità. 
Come tutti i cambiamenti radicali, a un'iniziale perdita di punti di riferimento è seguita una riorganizzazione profonda, che ha abbracciato tutto il mio essere in ogni sua sfaccettatura.
Ci sono stati molti incontri importanti in quelle settimane - un segno inequivocabile dell'Universo che aveva già in serbo per me quel "meglio" a cui anelavo ma che credevo a quel tempo irraggiungibile - e tra questi il prezioso incontro con Carrie-Anne.
Attrice, madre, insegnante di yoga, ma soprattutto donna e Anima splendente. 
Un solo sguardo nel suo meraviglioso mondo durante una "call" in cui ha condiviso con noi il suo essere Donna oggi, e ho sentito di essere "a casa". 
Grazie alla sua guida mi sono avventurata a riscoprire spazi, modi e significati che erano sopiti in me, a tratti perduti. Attraverso tecniche di yoga, meditazioni, esercizi creativi, e soprattutto attraverso la condivisione collettiva di un gruppo che si è raccolto intorno a lei - e che cresce di giorno in giorno - ho ri-trovato, per non perderela più, quella profonda connessione con me stessa che la frenesia della vita e il battage senza fine della società in cui viviamo continuamente mettevano a repentaglio.
Ho trovato una centratura nuova, più autentica e più forte, e un'identità che sente di potersi esprimere con grazia e con impeto.
Ed è così che si chiama il progetto di Carrie-Anne: Fierce Grace Collective.
All'apparenza un corso on-line, nella realtà un luogo di profonda e genuina condivisione, uno spazio di crescita, di messa in discussione e di riorganizzazione intorno ai valori che più autenticamente sono i nostri - quelli di ciascuna di noi. Vi suggerisco caldamente di esplorare ciò che Carrie-Anne ha da offrire e da condividere, una ricchezza di contenuti facilmente integrabili nella vita quotidiana, un'occasione di trasformazione profonda che non sottrae tempo prezioso alle nostre vite, ma anzi crea quegli spazi interiori indispensabili per una vita vissuta in autenticità e presenza.

Per saperne di più e unirti a noi clicca qui: Fierce Grace Collective



giovedì 8 settembre 2016

Dell'imperatività dell'amore per se stessi...

... ossia di quello che in inglese si chiama tanto efficacemente radical self love.
C'è chi lo vive ed esprime quotidianamente, chi non lo conosce e chi riesce ad accedere a questa dimensione solo di fronte a soprusi o a vicende di vita che richiedono la difesa di se stessi.
Ho sempre appartenuto a quest'ultima categoria. Capace fino in fondo di rivendicare i miei diritti, di proteggere e di far rispettare me stessa nei momenti di difficoltà, meno brava (e preparata) a rivolgere a me stessa lo stesso intenso e fiero Amore nella pacifica quotidianità.
Radical self love. Forse perché mi è sempre apparso come un qualcosa in più da mettere in campo quando è necessario, dando per scontato che nella maggior parte dei casi della vita - nel tran tran quotidiano insomma - fosse una sorta di superpotere in eccesso, magari anche un poco inopportuno.
Siamo cresciuti, molti di noi, a "pane e amore verso l'altro", un po' meno ad amore per noi stessi. Che non è il narcisistico compiacersi e nemmeno la sfrontata presunzione o il tronfio porsi su di un piedistallo (lo esplicito perché conosco chi confonde le due cose), ma è "Amarsi" con quello stesso trasporto e con la dedizione totale con cui amiamo figli, compagni, i nostri cari.
Un amore "senza se e senza ma" e soprattutto senza necessità di essere esternalizzato, un amore che nutre e che vivifica, quell'amore incondizionato che ci mette le ali e ci fornisce riparo.
Un amore che talvolta difficilmente si trova in tale purezza all'esterno - perché le vicende della vita creano schermi e ostacoli, perché ognuno di noi è un'anima in viaggio e i rapporti umani sono le nostre tappe di crescita, perché certi incontri sono fatti per dissolversi, perché nulla è per sempre, perché... - un amore tuttavia che possiamo coltivare e accrescere dentro di noi (per poi riversarlo all'esterno. Ma questa è un'altra storia, un altro post, un discorso tanto più ampio).
Ebbene, sia come sia, per fortuna arrivano momenti nella vita in cui si hanno rivelazioni: la mia di questa mattina è proprio questa. Radical self love sempre. Ogni giorno, ogni minuto. Non solo quando è una spada e uno scudo in mia difesa, ma soprattutto quando è una "semplice" pratica quotidiana.
Non solo nel frastuono, ma soprattutto nel silenzio. Nel gesto, nel rituale.
Per fare bene abbiamo bisogno di stare bene. E per stare bene abbiamo bisogno di occuparci di noi stessi, seriamente, prendendoci l'impegno di osservare il barometro del nostro benessere - giorno per giorno, ora per ora, istante per istante. Perché se non stiamo bene, facciamo danni. Danni piccoli, magari, lievi increspature, che tuttavia sommandosi possono facilmente rendere ruvida la nostra via.
Perché dormire troppo poco, affannarsi in giro, non prendersi quell'attimo di respiro (quel caffè, quel mazzo di fiori, quello sguardo al cielo), prevaricare le proprie esigenze in qualsivoglia modo, non fa che renderci fragili o eccessivamente rigidi... insomma, non ci fa stare bene. Abbiamo bisogno di stare bene per dare il meglio di noi stessi a questo mondo, che tanto ne ha bisogno.
E dedicarci a noi stessi - amarci - non può essere un'eccezione ritagliata nell'intricata trama della nostra vita quando intravediamo uno spazio, ma deve essere una pratica quotidiana, un coltivare noi stessi costantemente. Così come coltiviamo le nostre competenze, i nostri contatti reali o social, i nostri beni materiali o immateriali, le nostre relazioni, la nostra immagine, così è importante coltivare quell'amore per noi stessi che è alla base di tutto. Amarci e onorarci ogni giorno della nostra vita. Perché come disse qualcuno "l'unica persona che avrai sempre accanto sarai tu stesso", e questa relazione con noi stessi - autentica, amorevole, genuina e sempre, sempre rispettosa dell'altro (che altro non è, ma anche qui, altro post altra storia altra dimensione) - è ciò che realmente può fare la differenza e farci fare la differenza.
Non è sufficiente occuparci di noi stessi quando non stiamo bene; è imperativo farlo quando stiamo bene, quando siamo al nostro meglio, e non attendere di sentirci un poco fuori fase... anche lì, è troppo tardi. Prevenire è meglio che curare. E se stiamo affrontando turbolenze continue, se stiamo spendendo le nostre energie per sostenere quelle di altri, se stiamo riversando la nostra attenzione all'esterno - per essere utili, per fornire supporto, per raggiungere un obiettivo, per qualsivoglia ragione - è imperativo ricordarci di ricostituirci, di nutrirci nel profondo - di riposo, di gioia, di esperienze, di bellezza... ancora: di ciò che ci fa stare bene. Non è opzionale, è una necessità.
Devo fare ancora molta strada per padroneggiare tutto questo, ma non è più tempo di posticipare e di stare a vedere: il tempo per me è ora. Adesso. 



mercoledì 7 settembre 2016

Evolvere

Evolvere è una costante perdita di riferimenti, un ritrovarsi spaesati nel bel mezzo del conosciuto,  così, senza preavviso. 
Ma all'evoluzione non ci si può opporre, e per quanto sgomento possa generare in un primo momento, è un processo irreversibile che gradualmente sgretola i nostri circondari per svelarne di nuovi. Ed è proprio il suo protrarsi ed estendersi nel tempo e il non risolversi in un battito di ciglia a porci su terreno instabile, a rendere i nostri passi circospetti e insicuri, a farci apparire goffo il nostro incedere
Quel famoso limbo in cui non si è più di là ma nemmeno di qua appare nebuloso, ci fa sentire strani nella nostra stessa pelle, quasi non ci riconoscessimo più. Come il passaggio all'adolescenza stravolge fisiologia e certezze, così la crescita, quando veramente tale, ci rimescola dall'interno, disfacendo e ricostituendo, plasmando il nuovo nel calderone del nostro Sé.
Evolvere è una chiamata perentoria, a cui possiamo solo rispondere. 
Rispondere aprendoci completamente a un processo di cui forse possiamo intuire gli esiti ma che sfugge al nostro controllo. La nostra disponibilità è tutto ciò che abbiamo ora insieme alla certezza che alla fine riemergeremo trasformati, pronti ad evolvere ancora.