mercoledì 12 giugno 2013

Respiriamo l'incanto, sciogliamoci nella bellezza

Alle mie spalle lo stereo. Le casse diffondono musica. Musica scelta accuratamente. La musica del ricordo, la musica del calore, la musica che evoca emozioni vicine ma sopratutto lontane. Quella musica che non ascoltavo da troppo tempo, e che ora risuona, mi avvolge, mi trasporta, mi stringe nell'abbraccio della dolcezza e della meraviglia.
Giorni, questi, di bellezza infinita. Giorni di fluidità, di capacità di lasciarsi fluire. Giorni di progetti, di sogni, di possibilità. Giorni di dolcezza negli sguardi, giorni di chiarezza e di coraggio. Giorni di condivisione, di amicizia e di parole belle. Giorni di lacrime di gioia che sgorgano inspiegabili. Giorni di ascolto, dell'altro e del corpo. Giorni dell'estate, che ora è qui. Giorni in cui sappiamo che qui, a portata di mano, davanti a noi c'è il nuovo, il cambiamento, in questo mondo bello di infinite possibilità.
E le note mi trasportano, la voce vibrante accarezza la mia pelle ricordando estati di mare e di stelle, di pigro oziare sul divano guardando le nuvole, sognando i sogni adolescenti, e poi il profumo di mirto, e il ricordo di amici lontani, pietre miliari del percorso della vita, ormai cristalli preziosi nella memoria. E poi il ricordo di chi, come fuggevole cometa, ha attraversato il cielo. E le sensazioni, di nuovo così vive, così intense. Un mondo emotivo sopito che si risveglia e danza sulle note della sua musica, di ritmi e parole evocative in cui si riconosce, e sentire che ogni cosa vera resta in noi, con la sua verità, la sua intensità, la sua importanza. Perché di questo, anche e soprattutto, siamo fatti: delle nostre emozioni iscritte nel profondo del nostro corpo. E benedire l'istante in cui si è scelto di ascoltarlo, quel corpo, che non voleva uscire, ora, voleva stare a casa. E poi ha scelto per noi, ha scelto di cercare quel cd, di accendere il pc, di comunicare questo incanto. L'incanto di ritrovarsi in un mondo così denso, così vivo, così presente, così ricco. Non di ricordi sterili o di immagini, ma di sensazioni fisiche e tangibili, di vissuti che ci accompagnano, silenti, ma che basta un attimo per risvegliare. 
Incanto e meraviglia davanti alla nostra bellezza di essere umani, dotati di tanta grazia e di tanto potere. Siamo esseri meravigliosi, sappiamo creare bellezza all'altezza della Natura che ci ospita e che ci tollera. Possiamo tanto, siamo tanto. E col cuore in tumulto dalla gioia, la pelle che risuona con le vibrazioni che l'attraversano, sentirsi, di nuovo e sempre, Uno col tutto, Uno con chi ha attraversato la nostra vita colmandola di significato e chi ancora intreccia il suo cammino con il nostro in questa danza stupefacente che si chiama Vita.
Namasté.

venerdì 7 giugno 2013

La sostenibile leggerezza di essere

Impronte. Quelle che lasciamo sul nostro pianeta, con il nostro atteggiamento di padroni della Terra, che abbiamo progressivamente stravolto.
Impatto. Quello che abbiamo sull'ambiente con i nostri consumi e il nostro stile di vita, i nostri "bisogni", i nostri capricci.
Lasciare un segno. Spesso desideriamo farlo: lasciare il segno con il nostro operato, i nostri comportamenti, le nostre parole.
Colpire al cuore. Una persona, per conquistarla o per ferirla.
Marchiare a fuoco. Esperienze che indelebilmente entrano a far parte di noi, come cicatrici sulla pelle.
Quante parole, quanti modi di dire che rimandano alla forza che possiamo, sappiamo e, spesso, vogliamo imprimere al nostro essere e agire. L'idea di lasciare un segno indelebile ci affascina, ci pare importante, spesso a fin di bene e con le migliori intenzioni. Di per sé, come quasi tutto del resto, non è una cosa brutta, e anzi, pensiamo a quante persone con i segni che hanno lasciato o che tutt'ora lasciano abbiano contribuito a rendere questo un Mondo bello, magico, artistico, musicale, colmo di bellezza e di meraviglie.
Eppure, oggi il mio sguardo si rivolge spontaneamente alla levità, a quella qualità dell'agire e dell'essere che non lascia impronte, che non impatta, che non si concretizza in segni e marchi.
La leggerezza di una piuma che si libra nell'aria, dei petali di ciliegio sospinti dal vento, del volo di una farfalla, dell'ondeggiare dei fiori nei prati carezzati dalla brezza, del mare che lambisce la riva con dolcezza, dello zucchero a velo sparso sulla torta, dei sorrisi spontanei, delle nuvole rosa al tramonto.
La leggerezza di una posa di yoga, quando nel muoverti diventi posa senza nemmeno accorgerti, quanto in trikonasana ti senti radicato a terra e sospinto verso il cielo e il corpo perde peso e compattezza per rivelare il suo essere un campo energetico vibrazionale. Quando in savasana perdi i confini, ti fondi col tutto, ti senti davvero Uno con l'energia intorno a te.
La leggerezza di non volersi fare incasellare in definizioni, di essere libera di scegliere, di parlare e di tacere, di non temere i giudizi, gli sguardi, i preconcetti.
Si muovono, intorno, persone dal passo pesante. Dicono parole, che come macigni tentano di dare una conformazione stabile al terreno su cui ci muoviamo. Esprimono desideri e giudizi, cercando di fissare un profilo, etichettare un modo di essere. In mezzo a questo tentativo di addensare l'esperienza, muoversi con leggerezza. Essere qui. E un momento dopo là. Divenire inafferrabili, liquidi, lasciarsi fluire come acqua nell'esperienza, nell'eterno qui e ora in cui si dipana la vita. Leggeri come acqua che zampilla tra le rocce, che rifrange la luce in mille arcobaleni, che gioiosa esprime tutta la sua vitalità.
Donare questa leggerezza, questo muoversi col passo felpato di un gatto che sinuoso attraversa i tetti, a se stessi e agli altri. Incarnare la leggerezza, divenendo morbidi, fluidi, trasparenti. Cosicché l'aria, l'energia ci possano attraversare, e noi vivificati possiamo a nostra volta elargire gioia e leggerezza.


mercoledì 5 giugno 2013

Insieme

E di nuovo l'Universo che ci parla. Appena dopo aver scritto un post dolce-amaro sulle relazioni, trovarsi immersi nella bellezza della condivisione, traboccanti di amore per le persone belle che si ha avuto la benedizione di incontrare e di conoscere, persone belle alle quali si vorrebbe donare di più di se stessi, di più di ciò che realmente a oggi si è potuto fare. Sentirsi chiamati, sentirsi responsabili, perché è insieme che le cose si possono cambiare. "Insieme". La felicità di uno è la felicità degli altri, l'interconnessione non è concettuale, è reale. Tangibile. Siamo qui, in questo viaggio bello e infinito che si chiama vita, qui, dove si avvicendano momenti, esperienze, accadimenti. Siamo qui per vivere appieno, per avere il coraggio di guardare in faccia le storture e le brutture che ci vengono proposte e imposte da chi ancora non ha capito cosa sta accadendo e sopratutto non ha capito come ora, si proprio ora, in questo periodo storico così complesso, sia fondamentale prendere coscienza della nostra profonda connessione, corresponsabilità e umanità.
Mi inchino al potere dell'Universo di comunicare con noi in modo così chiaro e diretto, mi inchino alla mia pratica dello yoga, che mi sta conducendo su un percorso di bellezza inestimabile, mi inchino ai miei Maestri e ai miei compagni di viaggio, che mi insegnano quotidianamente la molteplicità della vita, mi inchino a chi sceglie con coraggio di percorrere la propria strada nel rispetto degli altri.
Ecco, questa chiamata a essere presenti, consapevoli, generosi, attenti, partecipi, sinceri, trasparenti, coraggiosi, autentici, questa chiamata, che è anche una grande sfida, accogliamola. E' la strada bella da percorrere, ognuno coi suoi talenti e con il proprio bagaglio di esperienze, col sorriso che anche oggi tra mille difficoltà abbiamo saputo condividere e scambiarci. Io l'accolgo, sperando di essere all'altezza, sapendo che inciamperò, magari cadrò, ma che non perderò l'entusiasmo di esserci con tutta me stessa.

Post dolce-amaro sulle relazioni

L'essere umano e le relazioni.
Le relazioni che ci plasmano, che ci fanno crescere, che ci fanno diventare ciò che siamo.
Sin dalla nascita, anzi ancora prima. La relazione con la madre, nel ventre materno: protezione, nutrimento, crescita, filtro degli stimoli esterni (luce e suoni che giungono attutiti nel sacco amniotico), primo ambiente in cui si dispiega la nostra vita.
La relazione con i genitori, i caregiver, che dalla nascita si occupano di noi, e ci nutrono, ci lavano, ci cullano. E il rispecchiamento (Winnicott), che studiosi e ricercatori di Infant reaserch individuano come uno dei "meccanismi" fondamentali con cui il bambino inizia a comprendere il mondo e soprattutto se stesso. Vedere e sentire le proprie emozioni e azioni rispecchiate dalla madre (o dal padre o da un caregiver) gli consente di acquisire un senso di agency, di iniziare a comprendere le emozioni, le esperienze, categorizzarle, dar loro una connotazione. E così comprendere anche il Sè. 
Così si cresce, e nella relazione noi umani impariamo il linguaggio, quello strumento grandioso che ci consente di comunicare e di conversare, poi, imparando a rispettare quelle regole conversazionali (qualità, quantità, pertinenza, modo) che rendono lo scambio verbale uno scambio proficuo e, si auspica, autentico. E poi le relazioni tra i pari, gli amici e i coetanei in genere, quelle con i primi insegnanti, le prime relazioni amorose, fino alla relazione di coppia, stabile, un'ulteriore dimensione fondamentale. Le relazioni terapeutiche e quelle con i Maestri, anche.
Noi umani e le relazioni, quindi. Fondamentale strumento di sopravvivenza e crescita, e spesso però anche principale causa di tensione, sconforto, rabbia, conflitto.
Impensabile indagare qui le cause di questa ambivalenza, ma inevitabile considerare che questa ambivalenza è la stessa che connota ogni cosa. Uno sguardo al simbolo del Tao, nel bianco il nero, nel nero il bianco. E tutto è Uno.
Accettare quindi questa duplice natura delle relazioni, riconoscerla come Una, e da qui, di nuovo cogliere nell'equilibrio dinamico la qualità fondamentale per navigare sulle acque relazionali, con serenità, presenza, consapevolezza e fiducia. Restare mindful, presenti e consapevoli nel qui e ora, e osservare il dispiegarsi delle relazioni per quello che è, fluttuazione continua, movimento, a volte brusco, a volte improvviso, a volte inspiegabile. Stare con tutto questo, senza sentirsi persi. Perché il nostro Sè nelle relazioni è cresciuto e si è plasmato... e il nostro Sé è anch'esso figlio della molteplicità, unità indivisibile e nel contempo variegata e multidimensionale. Così surfiamo le onde delle esperienze e delle relazioni restando in contatto con tutte le nostre infinite risorse, accettando di buon grado le nostre reazioni e i nostri sentimenti, che di fronte all'imprevista piega che gli avvenimenti e i nostri rapporti umani possono prendere, posso assumere tante sfumature. Anche quella, sorprendentemente, di una lieve, dolce-amara ironia.




Dedicato a un'Amica.