venerdì 11 ottobre 2013

Gente che urla e il domino della vita

La gente urla.
Anch'io, talvolta, lo ammetto. E forse recentemente anche troppo.
La gente urla per rabbia, per delusione, per ingiustizia, per disperazione, per impotenza. E per paura.
Si urla, per difendersi. Si urla per prevaricare. Si urla, spesso, per non ascoltare. Si urla per paura.
Paura di perdere, oppure di essere sconfitti, paura di non essere all'altezza o di non farcela, paura di svelarsi o di ascoltare. Paure declinate in vari modi, ma che in fondo sappiamo ricondursi essenzialmente alla paura per la sopravvivenza, materiale e fisica, ma anche emotiva e relazionale. 
Questa paura che ci attanaglia è motivata, certo, perché c'è di che avere paura in una quotidianità che diventa sfuggente, che perde i contorni delle certezze e pare evaporare tra le mani.
Ma siamo sicuri che urlare, in senso letterale e figurato, sia il modo di affrontare e di vincere la nostra paura, qualunque essa sia? Oppure non fa che ingigantirla, e aggiungerne altra?
Le nostre urla si propagano e come le tessere di un domino si sospingono rapidamente, facendoci crollare uno a uno, travolti da una forza inarrestabile.
Eppure a me piace immaginare che anche ora - soprattutto ora - si possa invertire questo moto apparentemente incontrastabile, e vedere le tessere che una a una si rialzano, sorreggendosi e incoraggiandosi l'un l'altra, ergendosi fiere, opponendosi alla forza distruttiva, invertendo quella rotta, vincendo la paura.


A song for today: "Under Pressure" - Queen