venerdì 20 febbraio 2015

When everything falls into place

Inutile nasconderlo: è un periodo bello per me.
Come si dice in inglese "when everything falls into place"... e tutto ora è lì, dove è bello che sia.
E tutto scorre, e tutto ruota, nell'immensità delle possibilità che ogni istante la vita ci offre.
E proprio in onore e per amore di questo turbinio, per riconoscenza e gratitudine per ciò che avviene, mi sono fatta un grande regalo e una grande promessa all'inizio di questo anno, un anno che profuma di nuovo e di movimento: di andare ancora più a fondo di ciò che sono, di riconnettermi sempre più con l'essenza che scorre in me, di concedermi ciò di cui per troppo tempo mi sono privata: esprimermi di nuovo e ancora con la forma di espressione che è stata sin dall'infanzia la mia prima vera voce, il mio mondo fantastico, la mia passione, le mie ore di totale felicità, il compimento e l'espressione profonda di me. E ora è tutto qui, il materiale, e sono tutti qui i colori, e c'è già una community variopinta con cui condividere, e un'insegnante deliziosa da cui re-imparare... E c'è il motivo per cui ho scelto di imbarcarmi, ora, in tutto questo: l'impaccio, la sensazione di un freno che trattiene la mia creatività dall'esplodere sulla carta o sulla tela. E c'è la frustrazione dei primi momenti, quando parti speranzoso e approdi un po' deluso. E c'è l'accettazione serena del gioco che si svolge nell'anima, quell'anima che forse non ha ancora il coraggio di involarsi e si trincera dietro al conosciuto ritornello "tanto non ha senso", e invece la consapevolezza che c'è tanto senso, grande senso, in tutto questo. E c'è il momento in cui mischi tutti i colori che avevi spremuto sulla tavolozza, pensando già a quando riproverai, domani o più tardi, e distrattamente pulisci i pennelli sulla carta prima di andare a lavarli... e il cuore un poco si rinfranca, di fronte a tratti che ti parlano, un timido linguaggio, ma sono lì... e un po' ti piacciono, nella loro semplice essenzialità, e non è nulla... ma è quel sorriso dell'infanzia che torna, e una piccola breccia si apre... ♡



lunedì 9 febbraio 2015

Quella responsabilità, grande, di accudire un dono.

Abbiamo una grande responsabilità. Quella di vivere davvero, appieno, di realizzare il nostro destino, ciò che la nostra anima è chiamata a fare ed esprimere in questo mondo, nel transito della nostra vita.
Una responsabilità difficile da compiere, ostacolati come siamo da mille e uno input discordanti, dal flusso delle esperienze che talvolta ci portano altrove, in un altrove in cui non sappiamo come siamo capitati, in cui a stento ci riconosciamo, in cui a lungo andare ci perdiamo.
E noi, noi fortunati o meritevoli, non importa, che ci siamo riacciuffati dall'oblio di una vita che non era la nostra, comunque ciò sia avvenuto, abbiamo una responsabilità ulteriore: vivere appieno, non sprecare questa opportunità, dare tutti noi stessi in questa occasione di essere veramente.
Saper guardare oltre all'ostacolo del momento, saper tenere a freno la paura, saper mostrare compassione per quel nostro entusiasmo che scivola così facilmente nella fragilità. Non siamo soli, siamo in tanti, tante anime che hanno saputo fermarsi, ascoltare, mettere un punto, e cogliere l'occasione - comunque si sia presentata - di andare a capo. E ripartire. 
C'è quell'istante meraviglioso, che molti conosceranno, in cui ti guardi intorno e - siano trascorse settimane, mesi o anni da quando hai messo il famoso punto e sei andato a capo - vedi. Vedi per la prima volta, davvero, cosa hai realizzato in quel periodo di tempo,  in cui a volte ti è pure sembrato di girare in circolo senza trovare una via di uscita, in cui ti sei chiesto se la strada imboccata era quella giusta (sul dover mettere il famoso punto e doverne imboccare una, invece, di dubbi non ne hai magari avuti mai...), in cui forse hai davvero tremato un po'. E quando vedi tutto quello che hai saputo fare e divenire, quando vedi che la svolta tanto agognata quando affogavi nel non-senso di un'esistenza che non sentivi tua, è realmente avvenuta e realmente ti ha riportato in te, quando vedi tutto ciò, in quel momento è cuore che si apre, respiro che si espande, gioia che trabocca, senso di compiutezza che ti avvolge. 
In quel momento la responsabilità diventa grande, ancora. Perché quel dono - ripeto, che tu te lo sia conquistato con lacrime e sangue o con un passaggio in prima classe, poco cambia - di una vita vera, di una vita tua nel senso più bello del termine, non è realtà immutabile iscritta nella pietra, è vita vibrante da coltivare e da amare, da nutrire, da far fruttare per il bene tuo, per il bene di altri, per quel senso più grande che è poi in fondo il motore che ti ha portato fin qui, attraverso le scelte, le critiche, le notti più o meno insonni, il lavoro, l'impegno.
Felici, grati, fortunati e dediti, con anima e cuore, a coltivare bellezza e verità, a dimostrare che sì, si può fare; che sì, gli spazi e le opportunità si creano; che sì, dove ci sono volontà e reale desiderio le cose accadono; che sì, il tutto richiede presenza costante, costante centratura, dedizione totale; che sì, da lì in poi tante altre cose ancora possono accadere.

Un Namasté dal cuore. Profondo, denso, riconoscente.