lunedì 31 dicembre 2012

New Year's Eve

Guardarsi indietro, con sguardo lieve. E vedere vita. Vedere intensità, vedere coraggio, vedere gioia, vedere crescita. 
Guardarsi indietro e sentirsi fieri. Sapere di aver dato tanto, di essersi messi in discussione, di avere fortemente creduto, dolcemente voluto, di essersi affidati, lasciati andare con coscienza alla corrente, di aver messo tutti se stessi in ogni cosa, di aver avuto coraggio, fortuna, intensità, affetto, aiuto, comprensione, qualche demone, alcune sfide, tanta gioia, poche lacrime intense, tanto entusiasmo, molta fiducia.
Guardarsi indietro e provare gratitudine per le esperienze, le persone, gli incontri, i viaggi, i doni, le opportunità, le scelte.
Guardarsi indietro ed essere grati, felici, entusiasti, convinti, sereni.
E ora guardare avanti... e lasciare che avvenga...

domenica 30 dicembre 2012

Ispirazioni: "August Rush - La musica nel cuore"

"Solo alcuni di noi lo sentono?"
"Solo alcuni di noi ascoltano."
In questo botta e risposta tra Evan/August e Il Mago tutta l'essenza della vita. 
Già, perché ciò che davvero fa la differenza è ascoltare. Se ascolti puoi percepire, comprendere, vivere con un'intensità e una profondità nuove, diverse. Ciò che può apparire miracoloso, anomalo se si ascolta davvero si rivela naturale, spontaneo, ubiquitario, accessibile. Imparare ad ascoltare e a coltivare la qualità dell'ascolto ci consente di accedere a un mondo nuovo, diverso, per restando qui, nel mondo a noi conosciuto.
Coltivare l'ascolto, attraverso lo yoga ad esempio. Lo yoga che ci esorta ad ascoltare corpo e mente, sensazioni fisiche, emotive, sottili. 
E perseguire l'ispirazione. Ispirarsi, in ogni modo a noi più consono, per andare oltre, squarciare non solo il velo di Maya, dell'inconsapevolezza, ma anche dell'abitudine, del nostro guardare attraverso aspettative, preconcetti, presupposti, credenze. L'arte in questo, insieme alle pratiche spirituali, allo yoga, alle arti marziali e alla contemplazione della Natura, è via maestra, percorso privilegiato. Le emozioni evocate da un dipinto, la magnificenza comunicata da architettura e scultura, la trascendenza insita nella musica... Ogni forma d'arte ci può aprire gli occhi, può introdurci in quella sfera del possibile, che poi è culla del nuovo, dello sviluppo, della crescita. Ma in realtà, tutto è già qui, siamo noi a non vederlo. Come dice ancora Evan/Agust "La musica è intorno a noi. Non bisogna fare altro che ascoltare." E una volta che si è ascoltato, accedere a quella dimensione è più agevole, e sempre più alla nostra portata. Basta ascoltare, basta davvero ascoltare, liberi da ogni preconcetto di come dovrebbe o potrebbe essere, perché ciò che è davvero è meraviglia, così grande da superare ogni nostra attesa, ogni nostra idea.
Non bisogna far altro che ascoltare.

venerdì 28 dicembre 2012

Affidarsi e fluire

Serendipity... È un momento così, magico, incredibile. Mi accadono cose, di continuo, cose belle, insolite, significative. È tutto un muoversi e un connettersi. C'è chi lo chiama caso, chi coincidenze. Io lo chiamo serendipity. E mi godo questo viavai, questo incrocio continuo di persone, avvenimenti, messaggi, vite. Vite che si incontrano, si fondono, si plasmano, si sfiorano, si scambiano occhiate furtive o sprofondano in sguardi intensi, duraturi, ravvicinati. Vite che danzano, energia che si muove, persone che si incontrano, si avvicinano, si ritrovano. Magari si lasceranno di nuovo, per tornare. Oppure no. Perché poi tutto scorre, ma nel contempo tutto resta. E farsi cullare da tutto questo è beatitudine, serenità, fiducia. Io mi fido, ora, di questo movimento. Un movimento lieve, ma intenso. Mi lascio cullare, mi lascio vivere, lascio che avvenga, mi lascio andare. Mi affido.

martedì 25 dicembre 2012

Trasformarsi, nell'emozione

Torino. 21 dicembre 2012. Una data simbolo - anche per chi non ha creduto per un istante alle profezie Maya - perché caricata di aspettative, nominata milioni di volte, da anni lì, oggetto di un countdown tra il sacro e il profano, comunque lì, come simbolo di un'epoca difficile, da cui in fondo si ha voglia di uscire. Perché la prospettiva di una nuova era in questo momento è una prospettiva positiva, buona, auspicata.
E a Torino, quel giorno, si sono verificate belle cose. Molte belle cose. C'è stata la conferenza di Vittorio Gallese e Ludovica Lumer, c'è stato il Sentiero Umano di Solidarietà Ambientale e Artistica, c'è stato l'emozionante concerto di Ezio Bosso. Partecipare a questi eventi è stata davvero un'esperienza unica, indescrivibile, emozionante, significativa. Percorsi di crescita che si snodano, davanti a noi, infinite possibilità, che noi, esseri umani, dotati di coscienza e di consapevolezza possiamo cogliere, e, forse, dobbiamo cogliere. Stare lì e ascoltare parole colte e importanti, mani strette tra gioia e sorrisi, musica che scende nel profondo...e da quel momento non essere più gli stessi. Ecco, vivere, vivere acquista quel significato che si vorrebbe sentire così distintamente, così forte, ogni giorno, ogni istante. La mente corre spesso alle memorie di quel giorno, cerca le immagini, ritrova le emozioni, quell'aspetto viscerale che rende le esperienze realmente e profondamente trasformative. Vivere quella trasformazione è ciò che ora occupa cuore e mente, progetti che si affacciano alla consapevolezza, voglia di fare, di costruire, di cambiare. Ed è bello questo, è bello questo desiderio profondo di far parte del cambiamento, di agire, anche nel proprio piccolo, di mantenere viva e di alimentare quella scintilla di vita, quella meravigliosa scintilla che nel buio ha fatto intravedere qualcosa di grande, di magnifico e importante. Volerci essere col cuore, con tutto il Sè, essere presenti, vivi, propositivi, partecipi, autentici. Così, sì, il 21 dicembre 2012 è stata una data di svolta, e ha dato un nuovo slancio a progetti, idee e pensieri. E averlo celebrato, avere avuto l'occasione grazie alla visione di Michelangelo Pistoletto e di tutti coloro i quali hanno accolto il suo invito ad agire, a esserci, a partecipare, è stata un'esperienza cardine, un momento distinto, tangibile, nel flusso della vita, che ne ha cambiato il corso. Grazie. Perché di fronte a tutto questo c'è un sentimento di gratitudine sincero e profondo.

domenica 23 dicembre 2012

Rebirth-day


Qualche giorno fa, a Torino, nella "fatidica" data del 21.12.2012, si è celebrato il "Rebirth-day", nell’ambito di un progetto di portata planetaria ideato e promosso da Michelangelo Pistoletto, artista contemporaneo tra i più influenti, a cui hanno partecipato numerose località di tutto il mondo (per maggiori informazioni sul progetto http://www.rebirth-day.org/). 
Ho avuto anch’io l'occasione di prendere parte ad alcune delle iniziative promosse dalla Città di Torino, insieme a una mia docente universitaria (filosofa, neuroscienziata e gallerista di grandissimo spessore umano e intellettuale), a una mia amica carissima e soprattutto alla presenza di Vittorio Gallese, neuroscienziato di fama mondiale, scopritore insieme a Rizzolatti, dei neuroni specchio. Ascoltare dalla viva voce di persone di questa competenza e umanità, nella cornice incantevole di Palazzo Madama, quale possa essere il percorso di consapevolezza dell'uomo, apprendere come la neuroplasticità del cervello ci consenta di crescere e di evolvere ogni giorno, riconoscere come la nostra stessa identità non sia fissa, rigida, bensì fluida, è stato davvero interessante e illuminante. E così realizzare pienamente come noi, con la nostra capacità di metterci in relazione con gli altri, con l'ambiente e con noi stessi, possiamo davvero cambiare questo mondo, e come l'arte, la cultura e la consapevolezza possano e debbano essere il motore della rinascita dell'umanità. 
Poco dopo in Piazza Castello abbiamo partecipato tutti insieme al Sentiero Umano di Solidarietà Ambientale e Artistica, una catena umana che alle ore 12.21 ha collegato per tre minuti le città di Torino e di Susa, città di origine della famiglia di Pistoletto, per un percorso lungo più di 50km. Il superamento dello spazio-tempo in un gesto simbolico, che ha coinvolto scuole materne, Università, Forze dell’Ordine, cittadini comuni… tutti uniti nella mani e nel pensiero... mentre da qualche parte lungo la catena vibrava anche l'Om.... 
E poi... in una sala meravigliosa di Palazzo Reale, illuminata dal sole di mezzogiorno, Ezio Bosso, musicista e compositore incredibile, tornato a suonare dopo una lunga malattia, ha eseguito musiche di rara bellezza, intense, coinvolgenti, che ci hanno suscitato applausi infiniti. Vederlo suonare e trasformarsi divenendo tutt'uno con il suo pianoforte, con la sua musica, con i suoi musicisti che lo accompagnavano, vederlo e sentirlo divenire musica, insieme a noi, in una sala in cui l'energia cresceva col crescere del nostro coinvolgimento, del nostro essere tutti lì, "in ogni attimo di tempo", insieme, uniti in un'unica vibrazione, è stata un'esperienza emozionante, unica, indescrivibile. 
È stato un giorno meraviglioso, arricchente, durante il quale vicinanza e comunione di intenti, affetto sincero e stima profonda, sorrisi e fiducia nel futuro dell'umanità, hanno permeato l'atmosfera. E, in quell'atmosfera, scienza e arte, salute e malattia, istituzioni e cittadini, giovani e anziani, bambini (ce n'erano moltissimi) e scienziati di fama mondiale, hanno celebrato la vita, la bellezza della vita, le infinite possibilità della vita. 

venerdì 14 dicembre 2012

Snow

E poi accade. Accade che nevica e tu esci e cammini nel parco, con la neve che crocchia sotto ai piedi, e l'atmosfera ovattata, i suoni attutiti di quando la neve delicatamente scende dal cielo e tutto ricopre. E cammini nel silenzio con il cuore gonfio di gioia e di riconoscenza, perché non è poi tanto scontato che nevichi, non a questa latitudine, non dopo un autunno così mite. E sei grata a questa neve abbondante, che è pura magia, che si materializza nell'aria e ricopre col suo candido manto ogni cosa. Sei grata per questo dono enorme della Natura, che ci ricorda la sua magnificenza, la sua abbondanza, la sua meraviglia. E con meraviglia, infatti, guardi i tronchi scuri degli alberi stagliarsi sullo sfondo immacolato, i rami carichi di morbida neve, un cespuglio di bacche rosse inatteso e perfetto. E accade che continui a camminare, e assapori ogni istante, e ti senti grata e infinitamente connessa con tutto. In questo istante tutto è qui, le vette dell'Himalaya, Central Park, la Cina sconfinata, il monte Fuji in tutto il suo splendore. E ti senti davvero vicina a tutto, cittadina di un mondo vasto e meraviglioso. E mentre nevica osservi i fiocchi di neve, così leggiadri, così diversi tra loro. E ascolti il loro insegnamento. Ogni fiocco è unico e irripetibile, eppure sono tutti partecipi della medesima natura. Ognuno preso singolarmente, si scioglie in pochi istanti; abbracciati e intrecciati assieme, invece, ricoprono il mondo di purezza e di candore.

lunedì 10 dicembre 2012

After dark


La lettura, come ogni cosa, è un'esperienza personale, e come tale non può essere generalizzata: ciò che un testo comunica a ciascuno di noi dipende anche dalla nostra individualità, dalla nostra formazione, dal nostro essere e dal nostro sentire nel momento in cui leggiamo.
Murakami Haruki, autore giapponese tra i più apprezzati, ha il dono di confrontare il lettore con storie che si dipanano in tante dimensioni, con chiavi di lettura multiple, con testi visionari, per lo più oscuri al pensiero razionale, ma evidenti a un livello più profondo. È un autore che sa comunicare a un livello diverso, nel contempo universale e intimistico, e in cui personalmente ritrovo fortemente tutta l'anima giapponese. Murakami mi comunica il Giappone come l'ho vissuto, immaginato e percepito da sempre, e come l'ho sperimentato, seppure brevemente, anni fa, in un viaggio indimenticabile. Mi comunica anche la complessità dell'animo dell'uomo e della donna contemporanei, immersi in un mondo globale, interconnesso, ma anche parcellizzato, raccolto in se stesso, intimamente percepito e individualmente costruito. 
"After dark" è un romanzo in cui ho ritrovato condensati tutti questi aspetti, e che mi ha confrontata anche con il concetto di tempo in modo immediato, nuovo. Il tempo non nella sua accezione macroscopica del trascorrere dei giorni, dei mesi, degli anni, ma nella sua dimensione minore, dello scorrere delle ore, dei minuti. E in particolare il tempo così come percepito nella diversità della sua qualità notturna o diurna. Il tempo che di notte si dilata, che sembra poter contenere molto di più, che sembra espandersi per lasciare spazio a altro, a dimensioni nuove e diverse dell'essere. Quel tempo in cui tutto accade, ovattato, in una sorta di rallenty, ma in cui tutto procede, comunque. Quella qualità di spazio all'interno del tempo, che di giorno sembra mancare, come se la luce del giorno restringesse gli spazi vuoti, contraesse e concentrasse il tempo in "minor tempo". Così di notte, col buio, il tempo, liberato dalla morsa degli impulsi più frequenti e intensi dello stato di veglia collettiva, si espande e diventa maggiormente comprensivo, più fluido, più duttile e accogliente. Che è ciò che accade anche quando si pratica o si medita: il tempo si espande, "l'attimo si sospende". E il tempo, dilatato, consente maggiori possibilità, concede spazi, regala pause, dona l'esperienza del molteplice e dell'assoluto.