mercoledì 22 giugno 2016

Danzare nell'infinito

Scrivevo oggi di legami che trascendono il tempo e lo spazio.

Di quelle certezze che sono la nostra connessione più profonda con il divino.

Di incontri che di casuale hanno solo il modo di essere categorizzati dall'esperienza umana e dal suo affidarsi troppo a quei cinque sensi che si illudono di essere unici.

Scrivevo di presenza vera, di relazioni in cui si è per ciò che si è. Di quell'esserci l'uno per l'altro che sfugge al quotidiano e danza nell'infinito.

Scrivevo, e sentivo. Sentivo da mesi ormai quella nota stonata, quel velo che sembrava essere calato come un'ombra. E scacciavo il pensiero, razionalizzando. 

Ma... sentivo. Lo sentivo.. quel "tremito nella forza". Lo sentivo. Disgraziatamente, lo sentivo.

E in fondo le parole lo hanno solo confermato. Necessarie, ma superflue. Perché già sapevo, già le mani si erano tese, oltre il tempo e lo spazio, strette. 

E avrei voluto esserci di più. Ma al tempo stesso so di esserci stata, a nostro modo, come è giusto e bene che io ci sia. Oltre il tempo, oltre lo spazio. Qui.

Non c'è di più, e non c'è di meno. È già tutto.

Essere, come e dove dovremmo essere. 

Sempre in movimento, sempre in crescita... sempre accanto. Senza pretese, senza ripicche, senza rancori, senza scuse di circostanza, senza "avrei voluto..." o "avresti dovuto...". 

Pura Presenza.

E, nella pulsazione cosmica, la nostra danza.










martedì 21 giugno 2016

Il mio Yoga Day


Un bagno di luna ieri sera. Addormentarsi così.


Un risveglio morbido. Sentirlo scorrere.


I miei rituali del mattino.


Un green juice guardando il cielo. Lento. Il solstizio a cavallo tra due giorni, una doppia occasione di armonizzarsi.


Meditazione. Oggi saranno tre, in questo martedì speciale che casualmente (o forse no) è un crocevia nella mia sadhana.


Fare il punto di questa prima metà del ciclo solare. Riflessioni a onorare il percorso e ad accomodare la direzione. Gratitudine e dedizione.


Lavoro.


Presenza, necessaria e sentita.


La nostra pratica stasera.
Insieme.
Nella semplice solennità del rituale.



Allinearsi.

Armonizzarsi.

Aprirsi.

Ricevere.

Donare. 

Onorare.

Espirare.



mercoledì 15 giugno 2016

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Delicatezza.


Poesia.


Il modo di accostarsi.



A cose.

A luoghi. 

A persone.



C'è affanno. L'estate alle porte che ancora non sboccia. Il turbinio del fine anno, concludere e progettare, sistemare e organizzare. Esserci. Fare. Partecipare.



E invece.


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Sedersi un attimo.


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Prendersi una pausa.


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Non sempre è richiesta la nostra attività, la nostra partecipazione, il nostro fare.



Talvolta è il silenzio. La quiete. Il vuoto.


Talvolta è lì la nostra risposta.




Talvolta è lì la nostra azione più significativa.




Nella silente, quieta, ordinaria quotidianità.





martedì 14 giugno 2016

Amore Infinito



Quando dicono che è Amore infinito.
Quando dicono che quando lo provi una volta non lo puoi più scordare.
Quando dicono che ti trasforma la vita.





In quegli istanti, perché non è un istante, ma sono lunghi infiniti istanti... in quegli istanti tutto cambia.








Il calore che senti.



La luce che vedi.



La  pienezza che ti colma.





L'Amore che tutto avvolge.





Non c'è che gratitudine per questo sguardo d'infinito.




Non c'è che gratitudine per ciò che ti ha condotto lì, per mano.




Squarciando un velo, afferrandoti forte, sollevandoti attraverso il tempo e lo spazio. 









E c'è Amore.







AMORE INFINITO









giovedì 9 giugno 2016

Il nostro modo.





Uno dei più grandi torti che possiamo fare a noi stessi 
è smettere di pensare con la nostra testa.




Il che talvolta tristemente accade, immersi come siamo in battage informativi di ogni genere e qualità. E accade soprattutto quando ci si specializza in un determinato ambito di studi o professionale. Chi insegna e chi studia o lavora insieme a noi è portatore sano di idee, concezioni, filosofie, background esperenziali e culturali, e spesso l'ingresso in un ambiente (professionale o formativo) comporta un recepire e talvolta assuefarsi a un modo di vedere le cose, sia esso mainstream o alternativo. Certe cose si imparano o fanno in una determinata maniera, certe altre sono preferibili, altre ancora da evitare o poco premianti... che sia la cultura di massa o quella di nicchia, sempre cultura è. 

E la cultura è sì da rispettare e assimilare nel suo essere uno dei fondamenti della nostra 
possibilità di evolvere, come singoli e come specie, 
ma nel contempo è il milieu, l'humus, il terreno fertile che ci nutre e ci sostiene, 
ma da cui siamo pur sempre noi a poter (e dover) germogliare, 
per crescere nella nostra individualità.

Così ci può accadere che qualcosa che abbiamo appreso o che facciamo ci susciti un'incomprensibile repulsione, un desiderio di evitamento profondo che razionalmente tuttavia non riusciamo a fare nostro. Si genera tensione, una tensione a fare e una a evitare, che può avere innumerevoli cause... e una potrebbe essere questa: quella cosa si può fare, ma per noi è da fare diversamente. Il modo, magari anche il fine apparente, potrebbero non essere i nostri, ma potrebbero essere culturalmente appresi o inconsciamente recepiti come l'unica via, sebbene la nostra diretta esperienza ci dica il contrario. 


Sono rare, le uniche vie, molto rare. 


Eppure quando siamo calati in un contesto in cui "si fa così" perché si pensa che "si voglia così" o "sia giusto solo così" diviene difficile prendere le distanze e riconsiderare tutto.

Ma si può fare, e si può fare riconnettendosi con le proprie motivazioni, intenzioni ed esperienze di vita. Chi siamo, cosa abbiamo vissuto e appreso è unico e irripetibile, e per questo ha un grande valore, e nel contempo più risuonare con altri che hanno percorso strade limitrofe, percorsi contigui.

C'è valore nel diversificare, e valore nell'onorare il proprio percorso, e un gran valore nel confidare nel nostro intuito, 

e immenso valore e coraggio nell'incamminarsi alla scoperta 

del nostro modo, 

del nostro messaggio, 

del nostro contributo.


Namasté.