lunedì 10 dicembre 2012

After dark


La lettura, come ogni cosa, è un'esperienza personale, e come tale non può essere generalizzata: ciò che un testo comunica a ciascuno di noi dipende anche dalla nostra individualità, dalla nostra formazione, dal nostro essere e dal nostro sentire nel momento in cui leggiamo.
Murakami Haruki, autore giapponese tra i più apprezzati, ha il dono di confrontare il lettore con storie che si dipanano in tante dimensioni, con chiavi di lettura multiple, con testi visionari, per lo più oscuri al pensiero razionale, ma evidenti a un livello più profondo. È un autore che sa comunicare a un livello diverso, nel contempo universale e intimistico, e in cui personalmente ritrovo fortemente tutta l'anima giapponese. Murakami mi comunica il Giappone come l'ho vissuto, immaginato e percepito da sempre, e come l'ho sperimentato, seppure brevemente, anni fa, in un viaggio indimenticabile. Mi comunica anche la complessità dell'animo dell'uomo e della donna contemporanei, immersi in un mondo globale, interconnesso, ma anche parcellizzato, raccolto in se stesso, intimamente percepito e individualmente costruito. 
"After dark" è un romanzo in cui ho ritrovato condensati tutti questi aspetti, e che mi ha confrontata anche con il concetto di tempo in modo immediato, nuovo. Il tempo non nella sua accezione macroscopica del trascorrere dei giorni, dei mesi, degli anni, ma nella sua dimensione minore, dello scorrere delle ore, dei minuti. E in particolare il tempo così come percepito nella diversità della sua qualità notturna o diurna. Il tempo che di notte si dilata, che sembra poter contenere molto di più, che sembra espandersi per lasciare spazio a altro, a dimensioni nuove e diverse dell'essere. Quel tempo in cui tutto accade, ovattato, in una sorta di rallenty, ma in cui tutto procede, comunque. Quella qualità di spazio all'interno del tempo, che di giorno sembra mancare, come se la luce del giorno restringesse gli spazi vuoti, contraesse e concentrasse il tempo in "minor tempo". Così di notte, col buio, il tempo, liberato dalla morsa degli impulsi più frequenti e intensi dello stato di veglia collettiva, si espande e diventa maggiormente comprensivo, più fluido, più duttile e accogliente. Che è ciò che accade anche quando si pratica o si medita: il tempo si espande, "l'attimo si sospende". E il tempo, dilatato, consente maggiori possibilità, concede spazi, regala pause, dona l'esperienza del molteplice e dell'assoluto.