martedì 23 luglio 2013

Going deep

Il bisogno di recuperare lo spazio mentale oltre che quello fisico. Il bisogno di riappropriarsi di quello spazio, di allontanarsi un poco, di respirare a pieni polmoni, di muoversi nel corpo, di sostare nella mente.
Transitare da una fase di euforica espansione, di leggerezza diffusa ai quattro venti, a un momento di silenzio, di discesa nelle profondità dell'anima, per ascoltare moti sottili, lievi sensazioni, impulsi impercettibili. Dopo tanta luce, tanti suoni, tanto allegro rumore, la penombra avvolgente, in cui sondare ogni increspatura dell'acqua, anche le più lievi. 
Sentirsi espandere nello spazio attorno, permettersi e concedersi di dimenticare tutto e tutti il tempo necessario per stare, per semplicemente stare in ascolto e in osservazione di se stessi. Sentire il corpo ammorbidirsi, lasciarsi andare; assecondarne il movimento e l'inerzia, cavalcare le onde della mente, come rollercoaster imprevedibili, indecifrabili, indomabili. Senza fretta, senza scopo, senza fine.
Sospendersi, nel pensiero e nell'azione, per poi lasciarsi andare all'azione e al pensiero. E così in un susseguirsi infinito, mai uguale a se stesso, di sensazioni, di pensieri e di emozioni.
Recuperare lo spazio fisico e mentale della propria essenza profonda, del suo desiderio di perdersi in un bosco frondoso, con curiosità e sollievo. Recuperare le energie, nutrirle, vivificarle, rigenerarle, perché di quel nutrimento ora abbisogniamo. Come a una fonte di acqua limpida e fresca, semplicemente abbeverarsi, rinfrescarsi, dissetarsi. E ripartire.