mercoledì 3 dicembre 2014

Good vibes. Cosa vogliamo dal Natale.

Stamattina arrivo alla cassa del reparto "casa e addobbi natalizi" di un noto e tradizionale grande magazzino della mia città. Ci sono poche persone in coda - una coda che da quel momento in poi si allungherà di molto, nell'attesa che una signora indisponente q.b. conduca a termine la sua battaglia per un disguido riguardo a un buono sconto di 10€. Un battaglia di frasi taglienti e atteggiamenti acidi, con la richiesta di vedere il direttore, con la richiesta di vedersi impacchettare e infiocchettare il tutto con metri di carta velina (valore acquisto totale 29€) mentre la coda si allunga, con l'atteggiamento di voler instaurare una guerra, anche e soprattutto dopo che la cassiera (che mai ha perso il sorriso e la sua professionalità durante i 40 minuti che sono rimata in attesa e, presumo, neppure dopo), aveva risolto il problema del buono sconto (problema buono sconto risolto in 5 minuti... permanenza, dopo la suddetta soluzione, della signora indisponente alla cassa prima dell'estrazione della carta di credito dal portafogli: 25 minuti).
Una di quelle situazioni in cui normalmente (e, se vogliamo, anche comprensibilmente stante il potere del contagio emotivo) gli animi di tutti - cassiera, persone in coda, eventuali astanti - si scaldano e si agitano, in cui la gente lascia i prodotti dove può e se ne va, in cui scattano insulti e critiche incrociate, in cui alla fine sono imbufaliti tutti. 
Noi no. E' successo che in quella coda a un certo punto eravamo in sette, otto persone che pazientemente hanno atteso il loro turno, scambiandosi occhiate complici, sorrisi e qualche battuta, ironica - lo ammetto - sulla signora-buono-sconto, e di ammirazione e solidarietà per la commessa, una specie di angelo della calma in mezzo alla tormenta, che però a un certo punto aveva l'aria di essere un poco in affanno, tra gli insulti della "sciura" e la coda che si allungava e il collega di reparto che non trovava un albero di Natale e le telefonate per fare arrivare il direttore. E noi lì. Col sorriso, calmi. Good vibes che si propagano, assorbendo e annullando la tensione. Con una delle mie compagne di coda poi mi sono pure incontrata poco dopo in un altro negozio: un sorriso complice, un "buongiorno" e una risata prima di proseguire ognuna per la sua strada. Good vibes che si diffondono, che ci accompagnano nella giornata.

E' Natale, quasi. E c'è quel fermento nell'aria, che sa di buono, di luci a illuminare i balconi e le vie della città, di doni da cercare, di commissioni da fare, di panettoni da prenotare. E' Natale e ormai, giusto o sbagliato che sia, per molti di noi questo fermento nell'aria, le vetrine luccicanti, il profumo dei dolci, i pranzi e le cene da organizzare... tutto ciò ormai per molti di noi è tradizione, quella quantomeno con cui siamo cresciuti, quella che accende i ricordi dell'infanzia, quando tutto intorno era meraviglia e incanto di luci, di palline rosse e oro, di attesa dei doni e della neve.

E' Natale, e in molti, per fortuna, stanno cercando di richiamare la nostra attenzione sullo sbandamento consumistico-egoistico-vanesio che sta sempre più sviando dal suo significato primario questa festa della rinascita, della luce, dell'amore, della speranza.

E' Natale, e il movimento di sensibilizzazione a un'alimentazione più rispettosa del pianeta e degli animali si fa sentire, come in occasione del Thanksgiving, per smuovere almeno un poco le nostre coscienze, per aprirci un poco di più gli occhi.

E' Natale, ed è tutte queste cose. 

E' la magia, è il dono, è la Luce e le luminarie, è il profumo di zenzero e canditi, è l'addobbo dell'albero, è il ritrovarsi a brindare con gli amici, è l'attesa della neve. Qualcuno si scaglia contro tutto questo, e sui vari social ho letto di chi non festeggia più, non compra regali, non partecipa a pranzi, e ha cancellato - per scelta e non per impossibilità, lo sottolineo - questa festa.

Eppure io credo, invece, che il Natale oggi conservi, o forse addirittura, accresca il suo significato. Perché se in mezzo al reparto addobbi la signora-buono-sconto ha perso le staffe e affilato le armi, nello stesso reparto una decina di persone si sono unite, senza deciderlo scientemente, ma accordandosi come strumenti di un'orchestra, scegliendo col cuore di suonare una sinfonia di pazienza e di attenzione. Perché se la corsa sfrenata al regalo ha raggiunto livelli aberranti, l'arte del donare resta un'espressione di quell'amore che desideriamo tutti alla guida della nostra vita. Perché ritrovarsi con autentico interesse e con sincera gioia con amici e parenti rinsalda i legami e la solidarietà. Perché nel fare la spesa per i nostri pranzi possiamo portare quel poco di consapevolezza in più, e se anche non vogliamo e non riusciamo a fare scelte radicali, possiamo porci qualche domanda, e possiamo trovare qualche risposta nuova, diversa. Perché nella confusione dei negozi, nelle compagnia di qualche parente con cui non risuoniamo, nelle file in panetteria, nel traffico  impazzito possiamo esercitarci alla pazienza, all'ascolto, alla comprensione, all'accettazione. Perché portando attenzione, ascoltando il nostro cuore, e ricercando il vero significato di Babbo Natale, possiamo ritrovare quei valori che hanno sempre fatto grande questa ricorrenza, possiamo ritrovare la magia che ci incantava da bambini, possiamo ritrovare quella connessione profonda tra noi e gli altri, possiamo sentire il nostro cuore battere all'unisono con l'Universo intorno e dentro di noi, possiamo unirci nel vero spirito del Natale. L'amore.


P.s.: L'anno scorso mi è arrivata questa foto, non ricordo come e da chi. La lettera di due genitori che spiegano al figlio chi è Babbo Natale, Santa Claus. "...Babbo Natale è amore e magia e speranza e felicità. Noi siamo nella sua squadra, e ora lo sei anche tu..."

Immagine dal Web