venerdì 26 ottobre 2012

"Est modus in rebus"

O del come ci approcciamo alle cose.
Dalla gestualità, al tono di voce, alle parole, ai pensieri, allo sguardo.
Ogni volta che entriamo in contatto con qualcosa, il come fa la differenza. L'attitudine che guida e accompagna il nostro accostarci alle persone, agli eventi, alle situazioni, alla natura, alle attività, all'incontro. Il come e le sue sfumature, il suo modo unico di declinarsi in ognuno di noi. Quel come così tanto influenzato dall'umore, dalle aspettative, dalle idee, dai pregiudizi, dalle convenzioni sociali, dall'ambiente e dalla situazione stessa. Quel come di cui a volte andiamo fieri e di cui a volte ci vergogniamo. Quel come che può ferire o vivificare, banalizzare o stupire.
Lo Yoga ci guida anche in questo. Il modo in cui ci invita ad accostarci alla pratica, al movimento del nostro corpo, è emblematico. Lo sguardo non giudicante su noi stessi, l'accettazione del nostro corpo e della sua mobilità di oggi, del "qui e ora", la tolleranza verso la nostra mente quando proprio non riesce ad acquietarsi, la serenità di fronte a quell'asana che non ci viene, al colpo di tosse che sembra infrangere la quiete di savasana, alla competitività che qualche volta ci porta a forzare i nostri limiti. E quello stesso sguardo rivolto a chi pratica accanto a noi, quella stessa morbidezza e flessibilità, accettazione e comprensione.
L'invito che lo Yoga ci rivolge di accetare, amare, comprendere, ascoltare, guardare, di sospendere il giudizio e accostarci con meraviglia e attenzione alle asana, alla pratica, al nostro corpo, alla nostra mente, al fluire del respiro e dell'energia, quell'invito è un invito a vivere così la nosta vita, ad accostarci a essa e alle persone e alle situazioni che la popolano con quest'attitudine. Che poi diventa abitudine, abitudine al rispetto, alla meraviglia, alla serenità.