martedì 25 marzo 2014

Di un massaggio divino, di ricordi che si accendono e si spengono e di quelle fitte al cuore con cui non hai ancora fatto pace

Un massaggio che è stato sogno e meraviglia. Il corpo che si rilassa, mani sapienti che ne estraggono emozioni e medicano ferite, la mente che rivive, come nel montaggio concitato di un film, momenti, istanti, luoghi, persone, esperienze. Tutto scorre: le mani di Sara sull'olio; i pensieri in quel fiume in piena che è la mente quando saltano le barriere e gli argini; le emozioni quando il cuore colora ogni momento col suo battito e con i suoi tremiti. E addormentarsi con quel turbinio ovattato che ti ha avvolto nelle sue spire, risvegliarsi per abbandonarsi di nuovo, in un attimo sospeso nel flusso della vita, parte integrante di essa ma collocato a un livello diverso, in cui l'intensità raggiunge l'apice mentre il tempo rallenta dilatandosi a dismisura.
E capire. Capire che quel dolore, quel dispiacere che ormai mesi fa ti ha squarciato il cuore è ancora lì. Lì. E sembra che a nulla siano valsi la pratica assidua dello Yoga, l'essere mindful e presenti a se stessi in ogni atto e pensiero (o almeno il provarci), il coraggio di guardare negli occhi il proprio dolore e i propri schemi mentali e preconcetti. O forse è servito: perché ci si è rialzati, dopo quella botta che sembrava averci dato il colpo di grazia, perché si è saputo stare ad ascoltare i propri sentimenti e le proprie paure, perché si è stati capaci di guardare altrove, di andare avanti per la propria strada, di non farsi abbattere, di non perdersi, di non sacrificare tutto il resto. Tuttavia, è qui, ora, la presa di consapevolezza che, sebbene all'apparenza tutto si sia mosso fluendo al ritmo della vita, in realtà il cuore si è fermato in quel luogo e ancora non ha fatto pace con le sue ferite. Realtà con cui, ancora, venire a patti, da provare, ancora, a comprendere, da imparare, ancora, ad accogliere e ad accettare. Con pazienza, rispetto e amore.