giovedì 20 marzo 2014

Del diritto inalienabile di essere fragili (e anche un po' "a pezzi"...)

Ti è mai successo?
Tiri, tiri, tiri fino al limite, finché la corda quasi non si spezza. Lavori in vista di un obiettivo, L'Obiettivo, quel sogno che è summa di una vita, quel fine per cui ti sei dotato di mezzi. E ti prodighi, ti lanci con entusiasmo, lavori giorno e notte, mantieni vivi ed elevati entusiasmo e fiducia, gli ingredienti fondamentali per la concretizzazione delle nostre visioni.
Poi arriva quel punto in cui il tutto esce (forse anche solo temporaneamente) dal tuo controllo, e non ti resta che lasciare andare, lasciare che avvenga. E nel frattempo, magari, accadono cose, quei piccoli contrattempi che incutono timore e risvegliano preoccupazione. Certo che sai che è importante, soprattutto ora, mantenere fiducia e serenità, ma tra il sapere e l'essere c'è di mezzo quella distesa di pratica, di consapevolezza, di centratura, che se anche hai fatto tue, nel momento dell'emotività più intensa possono un poco sfuggire o giungere in ritardo. Perché alla paura il nostro cervello è fortemente recettivo (un'emozione, la paura, il cui valore adattivo è innegabile, a piccole e pertinenti dosi) e basta poco perché ci si perda in meandri da cui uscire può talvolta risultare arduo.
Ma, senza recriminazioni. Perché c'è sempre da tenere presente che siamo umani, umani sulla strada della consapevolezza, umani evoluti e attenti, ma pur sempre umani. Col "dovere", se non altro verso noi stessi, di porci con misura e con presenza nelle situazioni, anche in quelle più difficili, ma col diritto di essere fragili, di vacillare, di crollare finanche. Si, vacillare e crollare come inalienabile diritto di un'umanità vera e partecipe. 
Come scrive saggiamente Paulo Coelho ne Il Manuale del Guerriero della Luce: "Ciò che fa annegare non é l’immersione, ma il fatto di rimanere sott’acqua." Non è nel crollo che si realizza la nostra disfatta. Anzi, nel crollo magari c'è quell'ennesima opportunità di crescita che è occasione e sviluppo ed evoluzione. Quel diritto a sentirsi fragili, impauriti, timorosi, "a pezzi": sensazioni vive, che rimpiangere non avrebbe senso alcuno. Bello-brutto, gioia-dolore: la vita  è fatta di dicotomie che  si rincorrono, alternandosi. Come hai accolto l'entusiasmo, la forza, la fiducia imperitura (o che credevi tale), così accogli la debolezza, il dubbio, la delusione, con il rispetto che meritano. Solo così sarai davvero in sintonia con te stesso, solo così darai alla tua persona la possibilità di riposare nelle proprie emozioni e di abbracciare anche la debolezza, di curarla con amore e pazienza, per riemergere e risorgere a nuova forza e a nuove possibilità.