martedì 9 settembre 2014

Cedevolezza

Interno giorno. Temporale, un muro d'acqua che si abbatte sulla città. Finalmente la natura che irrompe prepotentemente anche nella vita cittadina, e per me, yogini metropolitana in astinenza di quei sole, mare, monti, cielo e stelle che mi hanno accolta e accudita in queste ultime settimane, è un momento da celebrare, da onorare, nel modo migliore che conosco. La pratica Yoga.

Interno giorno. La pioggia si acquieta. Savasana. Il corpo immobile, il respiro lento, la mente silenziosa. L'abbandono. La terra mi sostiene, l'aria mi nutre, non mi serve altro. Scivolo in profondità, in quel luogo di pace e di luce che mi accoglie senza riserve, senza timore. Scivolo nella luce, nuvole di colore che si espandono al ritmo del respiro. Scivolo senza meta, senza attese, senza pretese.

Sono qui. Qui, ora. In questa luce, in queste spire di indefinita bellezza. Qui, ora. Nell'unico luogo e istante reali. Qui, ora. E tutto è facile, ovvio, risolto. Non c'è nulla da cercare, nulla da recriminare, nulla da temere, nulla da fuggire. Qui, ora. E' tutto ciò che c'è. Ed è immensità, ampiezza, spazio, espansione. Qui, ora. E tutto il resto appare una danza, intricata e spettacolare, ma uno spettacolo, appunto, sullo sfondo di una quinta di cielo, nubi e stelle immensa. Qui, ora. In cui tutto riluce e nulla stride. In cui ogni cosa è come è, io sono come sono. Qui, ora. E tutto è Uno.

Interno giorno. Raggi timidi tra la coltre di nubi. E lo sguardo si posa con nuova grazia, i passi si muovono lievi, la mente si riaffaccia curiosa.

Namasté.