lunedì 5 maggio 2014

#My30Days

Questo post è stato concepito in uno di quei luoghi che sono casa, vita, purezza. In un luogo in cui ancora respira lo spirito di mio nonno, maestro di vita, di rispetto e di dignità. Lì, dove lui trovava quadrifogli e stelle alpine, camminava per chilometri nella natura, mi insegnava a leggere, a scrivere, e a vivere una vita che avesse un senso. E quel senso era fare qualcosa che piacesse davvero, non per edonismo, ma per rendere onore e omaggio al nostro creatore, quel Dio in cui mio nonno aveva fede incrollabile e che gli ha donato una vita sana e una morte consapevole e serena.
Questo post nasce in un momento di pace inattesa, durante una vacanza che non credevo possibile, quando nulla sembra andare come razionalmente pianificato e tutto, invece, pare allinearsi secondo un ordine superiore. E nasce dall'essere e dal contemplare senza sforzo, da un fluire in cui rompere gli schemi è spontaneo, dove improvvisare è amorevolmente condiviso.
Questo post trae ispirazione da tre donne, due libri e un'iniziativa, e fonde in un sentimento unico spunti diversi. C'è la passione scientifica e vitale che anima Alma Whittacker, protagonista dell'ultimo, splendido romanzo della mia adorata Elizabeth Gilbert, che mi fa perdere in un diciannovesimo secolo di botanica e di emozioni. C'è ancora lei, Liz Gilbert, che vende la sua strepitosa casa munita di "skybrary" e che posta su Facebook un video esilarante. C'è la scoperta, per me, della vita a impatto zero di Paola Maugeri, e del suo bellissimo libro di ricette "Las Vegans", da cui traspaiono la forza di volontà di una scelta e l'impegno a portarla avanti e a diffonderla, con decisione, sì, e con grinta, ma sempre nel rispetto di chi la pensa diversamente. C'è Lauren Rudick con le sue 365 handstands - una al giorno per un anno -, iniziativa che al momento mi ha fatto sorridere, e poi sorridere ancora, ma con spirito diverso.
E nell'aria aleggia quel qualcosa, e alla mia mente affiora una parola: "commitment". Sì, un libro della Gilbert si intitola "Committed", lo so. E non è certo un caso se tutto sembra convergere in una direzione, energia che vibra armonicamente, che comunica e stimola pensiero, visione, creazione.
In quale precisa direzione, in quale punto di convergenza e di caduta ancora non lo so. Ed è per questo, forse, che non sto ancora pubblicando questo post. Tuttavia il movimento in me, nella mia coscienza, è sensibile, a tratti lucido, profondamente intriso di entusiasmo, di gioia e di motivazione.
Essere "committed to a cause", impegnati totalmente in qualcosa in cui si crede, trovare stimolo nell'impegno, e profonda gioia nel compierlo. L'impegno che troppo spesso, purtroppo, viene inteso come impegno verso qualcosa di difficile per noi da compiere, di "nobile ma faticoso", di virtuoso e per ciò stesso deprivante. E invece no. No, perché questa storia che siamo stati messi al mondo per soffrire ci ha forse influenzati troppo, mentre è alla gioia dell'impegno che è importante dare spazio.
E mentre redigo, a spizzichi e bocconi questo post, che contrariamente al mio solito è un work-in-progress, sempre lei, Elizabeth Gilbert, posta il link al suo secondo TED Talk, e parla proprio di questo in fondo: della sensazione di confort, di sollievo, di protezione anche, del dedicarsi a ciò che amiamo fare, e che amiamo più di noi stessi. Quell'impegno, quella dedizione, appunto, a qualcosa che amiamo e che abbiamo più o meno scelto o che ci è stata donata dal destino, e nel cui compimento raggiungiamo il nostro fulfillment di esseri umani, il nostro supremo essere. Così, lei scrive e torna sempre e comunque a scrivere, incurante degli esiti e indipendentemente dal successo o dall'insuccesso, e, come lei, donne e uomini che si dedicano a qualcosa, grande o piccolo che possa apparire al mondo, ma enormemente rilevante per la loro esistenza, a cui tornano ancora ed ancora perché è lì che si sentono vivi.
Chi si batte per cause nobili e vistose, chi si sfida a fare una verticale al giorno per un anno... paiono universi distanti, cose di peso e di valore totalmente diversi... ma è apparenza influenzata dalle credenze sociali. La sostanza è altra, lo spirito e l'entusiasmo sono i medesimi, un moto spontaneo di un'anima verso il compimento del suo senso e del suo scopo, che possono modificarsi nel tempo (e tanti possono essere i sensi e gli scopi per ciascuno) come invece restare unici e monolitici. Infinite le declinazioni. Ma è l'essere "committed" ciò che fa la differenza, ciò che dona alle azioni quell'aura di completezza e di bellezza, quel senso di rilevanza e di significato.
Riscoprire la gioia dell'impegno, del lasciarsi trasportare da quel flusso, da quell'esperienza di flow di cui mirabilmente ed esaustivamente ha scritto Mihaly Csikszentmihalyi, cercando di sondarne gli aspetti più nascosti.
Chi pratica Yoga conosce quella sensazione, la vive durante la pratica con intensità e con totale presenza, ma tutti noi la conosciamo, perché ciascuno la prova nel compiere alcune attività più di altre, si tratti di leggere, scrivere, giocare a calcio, cucinare, guidare o quant'altro.
Ecco, io credo che se tutti noi ci concedessimo il tempo e il diritto di dedicare almeno qualche istante della nostra giornata alle attività che amiamo, o anche a una particolare attività che abbiamo trascurato e che vorremo riportare nella nostra quotidianità, o a una piccola o grande sfida con noi stessi che avremmo sempre voluto sostenere, la nostra vita sarebbe migliore, e con essa il nostro umore, il nostro entusiasmo, la nostra vibrazione energetica, e ne beneficeremmo noi in prima persona ma anche le persone accanto a noi e l'ambiente stesso in cui viviamo.
Un po' come l'esercizio delle gratitudine (quello di trovare almeno cinque cose nella nostra giornata di cui essere grati e prenderne nota), credo che l'esercizio di dedicare del tempo a qualcosa che scegliamo di fare per la mera gioia di farlo, possa essere un toccasana per la salute, l'umore, la qualità della vita.
Ecco, da tutte queste sensazioni e riflessioni nasce per me il #My30Days,  una scelta di impegno, di  commitment, la mia scelta di sperimentare in prima persona queste intuizioni, che forse ho esposto in modo confuso e sconclusionato proprio perché non ancora trasposte in azione, ma solo captate nell'aria in un periodo della mia vita che mi sta regalando ispirazione e intuizioni e la curiosità di metterle in opera, con entusiasmo, gioia, cuore e mente aperti e ricettivi.
30 giorni, perché sono curiosa di sperimentare, curiosa di provare dandomi un target di tempo ragionevole, non troppo lungo, ma nemmeno troppo breve (e chissà, poi magari diventeranno 60, 120, 240...). Committed to cosa?
Personalmente ho la fortuna di svolgere quotidianamente le attività che amo: praticare e insegnare Yoga, approfondire i miei studi, scrivere. Ma c'è una cosa che ho sempre amato fare, il cui valore affettivo e sociale mi è sempre stato a cuore, la cui importanza per il nostro benessere è da sempre al centro del mio approccio alla vita, ma che per tanto, troppo tempo ho trascurato, e non ho onorato come sarebbe bene e come vorrei: cucinare. Una grande passione, un grande amore, rimasto a prendere polvere nei meandri della mia anima, un po' sopraffatto dalla mia crescita di consapevolezza di questi ultimi anni, dalle evoluzioni e rivoluzioni che hanno connotato la mia vita. Ecco, è tempo ora di riportare anche questo al centro, mi manca e sento che molto avrà da donarmi e da insegnarmi.
E quindi, da oggi, #My30Days in cui sfidarmi a cucinare consapevolmente e con presenza (conscious cooking  si potrebbe chiamare) ogni giorno piatti diversi, scelti e preparati con cura, affetto ed entusiasmo.
Let's go! 30 days from today! Starting from... now!


P.s.: un post nato il 22 aprile e covato a lungo, con amore, pazienza e un'insolita lentezza...