domenica 17 febbraio 2013

Back to the body

Accade anche che, a volte, senza accorgercene, ce ne andiamo via. Via dal nostro corpo. Anche noi, abituati ad abitarlo, muoverlo, viverlo, sentirlo. Anche noi che con lo yoga abbiamo affinato le nostre capacità di stare nel corpo, di percepirne i moti più sottili, noi che conosciamo a fondo l'importanza di essere nel nostro corpo, veicolo fondamentale della nostra percezione e del nostro essere qui, ora.
Eppure, può accadere.
Perché ci perdiamo in preoccupazioni, aspettative, desideri, progetti. O perché rifuggiamo sensazioni fisiche di disagio, emozioni disturbanti o vero e proprio dolore fisico, con cui non riusciamo a stare pienamente. E viviamo solo nella mente. Con la mente riflettiamo, ponderiamo, sogniamo, pregustiamo, pianifichiamo. Nella mente ci rifugiamo, quando il corpo ci comunica dolore più o meno profondo, e mentre attendiamo che le cure facciano il loro effetto, compartimentiamo senza volerlo alcune parti di noi, le confiniamo al margine della consapevolezza, cerchiamo di non sentirle, e nel contempo, senza esserne pienamente coscienti, ci irrigidiamo, chiudiamo canali di comunicazione fondamentali, perdiamo la presenza totale, e confinati nella mente viviamo a metà. A essere ottimisti.
Se siamo fortunati però, o meglio ancora consapevoli che tutto questo può accadere, a un certo punto ci arriva qualche segnale. Il segnale del disagio fisico che, liberatosi dalle grinfie della mente, si agita, si dimena, fino ad affiorare accentuato o trasformato. Il segnale delle notti insonni, dei risvegli improvvisi, della mascella serrata, del mal di testa, di fastidi più o meno acuti. E, riconosciuto il segnale, è il momento di fare qualcosa. 
Tornare nel corpo.
Con la pratica. Praticando, con dolcezza perché magari si è deboli o comunque provati mentalmente e la pratica pare anch'essa più ostica. Accostandosi con delicatezza ai ritmi, alle asana, a savasana. Accettando che i primi momenti possano essere difficili, con il corpo irrigidito, debole, poco stabile. Ma fiduciosi. Perché può volerci qualche tempo, minuti o forse qualche giorno, ma non appena l'energia ricomincia a fluire più liberamente, il nostro corpo recupererà forze, ritmo, stabilità, fluidità. Ci sentiremo di nuovo presenti, sempre più radicati nel corpo, sempre meno prigionieri della mente. E la mente inizierà a rilassarsi, a liberarsi, a svuotarsi. La visione tornerà nitida, il mondo attorno a noi riprenderà luce, suoni, colori più vividi, immediati, reali. E di nuovo radicati a terra, potremo davvero estenderci nuovamente verso il cielo, vedere con mente serena e limpida, essere pienamente, relazionarci veramente, liberamente vivere.