mercoledì 23 gennaio 2013

Sogni, anche...

Così accade che praticando e lavorando profondamente, intensamente, sulle articolazioni delle anche si smuovano emozioni e blocchi antichi e radicati, perché stai agendo in quella zona del corpo che è legata alle paure più profonde, connesse alla sopravvivenza stessa. E se accade che a questo si accompagna un lavoro altrettanto intenso sulle torsioni, che strizzano i nostri organi interni e ci consentono di cambiare visuale rivolgendo lo sguardo dove di solito non si posa, gli effetti della pratica si amplificano, diventano più pervasivi. E così ti trovi poi a vivere una savasana che ti porta in profondità raramente esplorate, in cui entri in una dimensione quasi onirica, come un avventurarsi nei fondali profondi dell'oceano. E se poi accade che poche ore dopo ripeti la medesima pratica, ti ritrovi in asana più profonde, più avvitate, più forti... E l'azione si accresce ulteriormente, la vibrazione aumenta, la savasana che segue non è più un'immota profondità oceanica, ma un vibrante stato di presenza.
Così può anche accadere che la sera stessa tu cada in un sonno immediato, profondo, e poi, dall'oscurità l'emergere di un sogno, lungo, dettagliato, realistico, spaventoso al limite dell'incubo, ma non tale. Un sogno in cui le emozioni, la paura soprattutto, sono tangibili, in cui ti rendi conto che stai fronteggiando qualcosa di grande, di tuo, di risolutivo, forse. Il sogno che ha dato parole, immagini e sensazioni fisiche inequivocabili a quelle emozioni cristallizzate nelle tue anche. Un sogno da cui ti sei svegliato, perché l'epilogo inevitabile sarebbe stata esperienza forse troppo forte da vivere, anche se in sogno. Rimani scosso, turbato, toccato da quanto vissuto nelle dimensioni profonde della tua mente. Prendi consapevolezza. Tieni lì quelle immagini, quei frammenti che pian piano col passare delle ore sbiadiscono nei dettagli, ma il cui impatto emotivo resta immutato. Ci sei, ora, presente, consapevole che la pratica ha consentito al tuo corpo di comunicare con te e di rilasciare tensioni e blocchi ancestrali. E da qui ti muovi, di nuovo, con fiducia e con accresciuta consapevolezza, affidandoti alla saggezza della pratica e del corpo.