giovedì 9 giugno 2016

Il nostro modo.





Uno dei più grandi torti che possiamo fare a noi stessi 
è smettere di pensare con la nostra testa.




Il che talvolta tristemente accade, immersi come siamo in battage informativi di ogni genere e qualità. E accade soprattutto quando ci si specializza in un determinato ambito di studi o professionale. Chi insegna e chi studia o lavora insieme a noi è portatore sano di idee, concezioni, filosofie, background esperenziali e culturali, e spesso l'ingresso in un ambiente (professionale o formativo) comporta un recepire e talvolta assuefarsi a un modo di vedere le cose, sia esso mainstream o alternativo. Certe cose si imparano o fanno in una determinata maniera, certe altre sono preferibili, altre ancora da evitare o poco premianti... che sia la cultura di massa o quella di nicchia, sempre cultura è. 

E la cultura è sì da rispettare e assimilare nel suo essere uno dei fondamenti della nostra 
possibilità di evolvere, come singoli e come specie, 
ma nel contempo è il milieu, l'humus, il terreno fertile che ci nutre e ci sostiene, 
ma da cui siamo pur sempre noi a poter (e dover) germogliare, 
per crescere nella nostra individualità.

Così ci può accadere che qualcosa che abbiamo appreso o che facciamo ci susciti un'incomprensibile repulsione, un desiderio di evitamento profondo che razionalmente tuttavia non riusciamo a fare nostro. Si genera tensione, una tensione a fare e una a evitare, che può avere innumerevoli cause... e una potrebbe essere questa: quella cosa si può fare, ma per noi è da fare diversamente. Il modo, magari anche il fine apparente, potrebbero non essere i nostri, ma potrebbero essere culturalmente appresi o inconsciamente recepiti come l'unica via, sebbene la nostra diretta esperienza ci dica il contrario. 


Sono rare, le uniche vie, molto rare. 


Eppure quando siamo calati in un contesto in cui "si fa così" perché si pensa che "si voglia così" o "sia giusto solo così" diviene difficile prendere le distanze e riconsiderare tutto.

Ma si può fare, e si può fare riconnettendosi con le proprie motivazioni, intenzioni ed esperienze di vita. Chi siamo, cosa abbiamo vissuto e appreso è unico e irripetibile, e per questo ha un grande valore, e nel contempo più risuonare con altri che hanno percorso strade limitrofe, percorsi contigui.

C'è valore nel diversificare, e valore nell'onorare il proprio percorso, e un gran valore nel confidare nel nostro intuito, 

e immenso valore e coraggio nell'incamminarsi alla scoperta 

del nostro modo, 

del nostro messaggio, 

del nostro contributo.


Namasté.