mercoledì 22 giugno 2016

Danzare nell'infinito

Scrivevo oggi di legami che trascendono il tempo e lo spazio.

Di quelle certezze che sono la nostra connessione più profonda con il divino.

Di incontri che di casuale hanno solo il modo di essere categorizzati dall'esperienza umana e dal suo affidarsi troppo a quei cinque sensi che si illudono di essere unici.

Scrivevo di presenza vera, di relazioni in cui si è per ciò che si è. Di quell'esserci l'uno per l'altro che sfugge al quotidiano e danza nell'infinito.

Scrivevo, e sentivo. Sentivo da mesi ormai quella nota stonata, quel velo che sembrava essere calato come un'ombra. E scacciavo il pensiero, razionalizzando. 

Ma... sentivo. Lo sentivo.. quel "tremito nella forza". Lo sentivo. Disgraziatamente, lo sentivo.

E in fondo le parole lo hanno solo confermato. Necessarie, ma superflue. Perché già sapevo, già le mani si erano tese, oltre il tempo e lo spazio, strette. 

E avrei voluto esserci di più. Ma al tempo stesso so di esserci stata, a nostro modo, come è giusto e bene che io ci sia. Oltre il tempo, oltre lo spazio. Qui.

Non c'è di più, e non c'è di meno. È già tutto.

Essere, come e dove dovremmo essere. 

Sempre in movimento, sempre in crescita... sempre accanto. Senza pretese, senza ripicche, senza rancori, senza scuse di circostanza, senza "avrei voluto..." o "avresti dovuto...". 

Pura Presenza.

E, nella pulsazione cosmica, la nostra danza.