martedì 24 maggio 2016

Le nostre storie

Viviamo nelle nostre storie.
Ce le raccontiamo di continuo, ci identifichiamo con qualità, attributi e atteggiamenti, filtriamo la nostra esperienza attraverso di esse.
Siamo questo e quello, ci capita quello e quell'altro, non può che accaderci quell'altra cosa ancora. Perché siamo fatti così, no? Perché in fondo è normale, no? Abbiamo determinati geni di partenza, determinate esperienze all'attivo, un modo di essere forgiato e scolpito. No?

Non necessariamente.

Oggi in particolare questo argomento mi sta a cuore. Oggi, con il sole che splende. Oggi con una mattinata tuffata nelle emozioni, dialoghi senza filtri, presenze "senza se e senza ma", aperture totali. Oggi che mi sono trovata a navigare sulle onde di un passato intriso di presente. 

E navigando, il vento della malinconia ha accarezzato il mio volto, in una serendipità di scambi quasi incredibile, ma appunto, se fosse ovvia e scontata non sarebbe serendipità. Per un attimo, per qualche attimo neanche tanto breve a dire il vero, sono tornata là, in quelle sensazioni del passato, raccontandomi la storia di come avrei voluto essere lì al posto che là... ma a me non può che accadere di essere là, no?

No.

No, perché sono qui. Qui. Anni dopo. Esperienze dopo. Parole "dette e ascoltate, gridate e sussurrate, scritte e intuite" dopo. Qui, e quella malinconia in fondo non mi appartiene, o meglio mi appartiene ma non mi limita, non mi definisce, non mi connota. È confortevole ritrovare emozioni conosciute, è romanticamente decadente lasciarsi trasportare sulla onde di qualcosa che abbiamo vissuto tanto a lungo, è rassicurante avere una storia, sempre quella, da ripetere a occhi chiusi, come una cantilena incessante. 

Ma io sono altrove ora. Quella rada con le sue onde conosciute è un luogo, un luogo in cui riconoscere panorami, ricordi e il profumo di fiori e di salsedine, ma non è una gabbia, non un confine. E su quel fondale non c'è nulla da cercare per me ora e nemmeno un'àncora da gettare. Ci sono già stata lì, e il ricordo vive in me - dolce, amaro, intenso, vissuto, sentito - ed è parte di me, una gemma da serbare nel cuore.

Ma sono accadute cose, ho navigato altri mari, sono tornata in questa baia riparata più e più volte e ho creduto a lungo fosse l'unica baia in cui ancorarmi... ma nel frattempo la vita si snodava, in tanti mirabili modi... fino a oggi.

Oggi mi sono rituffata in quelle acque cristalline, pronta a malinconicamente ripetere la cantilena di una vita. Ma il sole era forte, troppo, il vento rideva tra le fronde, l'ombra accarezzava la sabbia in lontananza, e non me ne ero mai accorta prima. E allora mentre conversavo con i miei compagni di viaggio, celebrando altro - quel nostro presente che ci vede fianco a fianco, tra le scelte di una vita che si manifestano in ogni istante - mi sono resa conto di quanto bella sia la mia navigazione, di quanto ho visto e scoperto, di quanto serbo nel cuore, e di quanto siano vasti gli orizzonti di fronte a me.

Vivere dentro alle nostre storie ancora e ancora e ancora, no, non è un destino ineluttabile. 
È il lasciar vivere le nostre storie dentro di noi, quello sì, che ci fa sentire integri, pieni, autentici. Onorando il nostro vissuto, le pietre miliari di un percorso, i luoghi che abbiamo visitato e attraversato... senza identificazione, senza attaccamento, senza rimpianto, ma con amore, rispetto, accoglienza di ciò che meravigliosamente siamo.

(Immagine da Pinterest)

Dedicato a due persone speciali: un presente intriso di passato e illuminato dal futuro... due scintille di eternità.