giovedì 26 maggio 2016

Considerazioni di una notte di quasi estate

Sentirsi bene.
Bene, anche con quel ginocchio misteriosamente ammaccato che mi impedisce alcuni banali movimenti e per il cui benessere non pratico ormai da qualche giorno.
Bene, anche se sono fisicamente stanca, ancora in recupero di serate brave e di giornate impegnative.
Bene, anche nel bel mezzo della marea dell'altrui agitazione, una fibrillazione tormentosa che pare francamente poco utile.
Bene per aver avuto dialoghi inattesi con persone inattese in situazioni che immaginavo diverse.
Bene per quei pochi intensi movimenti che mi sono concessa questa sera in studio, trovando spazio, potenza, silenzio... e il mio ginocchio preservato e a riposo.

C'è aria di estate, quasi; c'è aria di spensieratezza. C'è anche qualche sguardo smarrito, qualcuno che, catapultato indietro di anni, di nuovo e ancora cerca compiutezza e stabilità.

Ci sono i ricordi che si affollano percorrendo le scale del passato. E ci sono sprazzi di istanti in cui tutto è fermo. 


Noi, qui. 


C'è la mail a un amico, e ci sono i messaggi con il cuore che batte di gratitudine a chi si prende cura di te da lontano, e non vedi l'ora di rivederla, ora che le occasioni sono sempre più rade.

C'è un moto di affetto per chi ci ha aiutato a mettere in piedi un sogno, e la voglia di ballare fino a notte tarda con chi ci riempie di gioia a ogni conversazione. Qualcosa si scioglie verso l'estate, ed è uno sciogliersi per unirsi.

E volutamente non uso mai le parole "tribe, "community", "family", meravigliose e dense nel loro vero significato, ma inflazionate ormai da un utilizzo fasullo, come a dire: "appartengo e quindi sono", figlio di quell'"appaio e quindi sono" e del suo cortocircuito di #hashtag e @chioccioline.

Perché non serve. Perché è rumore di sottofondo, un brusio che confonde, appiattisce, uniforma, toglie freschezza, ci rende schiavi della sete di appartenenza e dello sfoggio di possesso.

Perché non c'è bisogno di gridare la parola "amore" per amare né di descrivere minuziosamente un fiore per vederlo schiudersi. 

E il sole tramonta, e le nuvole si rincorrono. Terra e foglie verdi. L'imbrunire di una quasi estate, che inizia ora a profumare di prosecco e olive.

E ho voglia di praticare, di sentire il corpo nelle pose, la terra tra le mani, l'aria sul mio volto.

In quattro giorni, brevi e intensi, molto è cambiato, di nuovo. 

Tutto è restato immutato. 


Sentirsi bene, come non mai.



(Immagine da Pinterest)