martedì 10 novembre 2015

Chiedimi se sono felice.

"felicità [fe-li-ci-tà] s.f. 1 Condizione e sentimento di gioia, di serenità, di soddisfazione. 2 Abilità, bravura, perizia" (Dizionario italiano di base, Giunti)


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La felicità, la mia, è nella mia quotidianità, nelle mie azioni di ogni giorno, nelle piccole routine, nei grandi misteri, nel cammino che ho intrapreso.

La felicità, la mia, non si misura in numeri, in cifre, in luci della ribalta, ma in sguardi, in labbra tremanti, in istanti in quel buio della candele in cui anjali mudra non si scioglie più, la fronte inchinata al cuore, la capacità di sostare ancora in quello spazio, il desiderio di stare lì, ognuno con se stesso, ognuno insieme all'altro.

La felicità, la mia, è nel poter apprendere e comprendere sempre più ciò che siamo, ciò che possiamo essere, ciò che ci nutre, ciò che potenzialmente potrebbe avvilirci fino ad annientarci, ciò che può farci rinascere in ogni istante, ciò che il nostro viaggio di esseri umani ha in serbo per noi, e richiede da noi.

La felicità, la mia, è poter condividere l'amore per la pratica, ma prima ancora l'amore per la vita, con i suoi alti e bassi, con i suoi passi falsi, con le sue gioie immense, con le sue sfide, che sono tutte sempre e solo occasioni di crescita, anche quando non sembra. Ed è poter condividere l'importanza dell'autenticità e del rispetto, profondo, di se stessi, e del saperli tradurre in scelte, magari non mainstream, ma vere, profonde. Ed è poter condividere l'importanza di non temere di viversi fino in fondo, perché è il viversi fino in fondo è ciò che di meglio abbiamo da offrire in questo nostro transito.

La felicità, la mia, è camminare mano nella mano con le persone che amo, vicine e lontane, ridere, piangere, scherzare, ascoltare il silenzio e il respiro della vita insieme, ed è non aver bisogno di schermi, di veli, di nascondigli, ma poter essere me stessa in ogni istante, pregi, difetti e stranezze compresi. Ed è potermi fidare e affidare... e anche poter recidere i rami secchi di rapporti ormai esausti e sfibrati quando, purtroppo, non scorre più quella linfa vitale che nutriva entrambi*.

La felicità, la mia, è il mio carrellino dell'IKEA traboccante di Golden Fluids Acrylics, di pennelli e di inchiostri Daler Rowney, ed è poter liberamente esprimere la mia creatività non appena ho tempo, giocare e dipingere e condividere con le mie compagne di questo viaggio, e apprendere dalle mie Maestre, non solo di pittura ma anche di vita. Ed è aprire il Mac, e scrivere un post come e quando mi va, su ciò che mi va, senza dovermi chiedere quanta gente lo leggerà e se sarà o meno un'operazione di marketing ben riuscita.

La felicità, la mia, è anche nella tensione di un progetto da finire, quando il tempo appare tiranno e le altre attività della mia vita mi coinvolgono profondamente, e appaio tesa, appaio stanca, magari mi sparisce la voce, magari ho le occhiaie fino a terra... ma è la strada che ho scelto, è la sfida che ho raccolto, e potermi cimentare anche in questo e poter concretizzare anni di lavoro, anni di attesa prima, anni di travaglio prima ancora... felicità è anche questo, a volte: tenere duro.

La felicità, la mia, è ESSERCI fino all'ultima goccia di me stessa, in ciò che faccio, in ciò che scelgo, in ciò che dico, in ciò che sbaglio, in ciò che urlo, in ciò che taccio. E non sempre mi riesce, e talvolta deraglio, ma è lì che ritorno, sempre, perché la felicità per me è onorare in ogni istante al meglio delle mie possibilità la mia essenza. Ed è anche ESSERCI per chi vuole intraprendere un viaggio insieme a me, per chi vuole comprendere e capire, per chi ha bisogno di quello spazio, di quell'attenzione, di quella possibilità. Perché questa è la strada che ho scelto, questo il mio svadharma, questo il cammino che voglio onorare con tutta me stessa.

Sì, sono felice.


Immagine da Pinterest


* "... finimmo prima che lui ci finisse, perché quel nostro amore non avesse fine..." cantava Claudio Baglioni anni fa, ed è vero: ho sempre pensato che avere il coraggio di sciogliere un legame, di qualunque tipo e natura, prima che si logori irrimediabilmente, non sia orgoglio, cinismo o paura, ma sia l'unico modo per potersi nutrire ancora della gioia e della bellezza di quel rapporto per gli anni a venire...