Confusione, chiasso, rumore, parole, opinioni, discussioni.
Può arrivare un momento in cui si prova fatica. In cui condensare tutto questo, estrarne il meglio, lasciarne il peggio sembra troppo. Si è sempre fatto, ma poi ci sono momenti in cui si sente la fatica. Di star dietro a stereotipi, prese di posizione, sussurrate o gridate, e di discutere o di accondiscendere. Optare per il silenzio è una scelta, anch'essa faticosa, spesso difficile da perseguire fino in fondo. Il silenzio, gran cosa. Non è paura del confronto, del sostenere un'opinione, può sembrarlo, ma non lo è.
Il silenzio crea spazio. Spazio per ascoltare innanzitutto. E per far sedimentare, lentamente. Per osservare, anche. Per prendersi tempo. O per prendere le distanze. Per leggersi dentro, per comprendere il proprio sentire. Per non reagire, ma per, eventualmente, poi rispondere.
Il silenzio come dono e come opportunità. Un dono che facciamo a noi stessi e all'altro, consentendoci di avere entrambi spazio, per esprimere e per comprendere. Un'opportunità che ci permette di capire se vogliamo davvero dire qualcosa, o se preferiamo stare lì, un passo indietro, a osservare, percepire, ascoltare.