mercoledì 14 novembre 2012

Affidarsi alla gentilezza

Essere gentili. Il suono stesso della parola "gentile" evoca morbidezza, delicatezza, fluidità. 
La gentilezza come qualità dell'agire e del pensare, intrinseca allo yama della "non violenza" (ahimsa). Come trasmessoci da Patanjali negli Yoga Sutra, yama è l'attitudine verso gli altri, verso le persone e gli esseri viventi in genere. Ma "gli altri siamo noi" e quella stessa qualità è bene rivolgerla anche verso noi stessi. Troppo spesso ci si preoccupa, o talvolta ci si sforza, di essere gentili verso gli altri e ci si dimentica di esserlo verso se stessi. 
Eppure è dalla capacità di rispettare e di accudire in primo luogo se stessi che scaturisce la profonda capacità di rivolgere agli altri azioni e pensieri realmente gentili. "Ama il prossimo tuo come te stesso". Parole profonde, universalmente note e ripetute tante volte, ma di cui a volte si tende a sottolineare l'aspetto altruistico e a ignorare o a sottovalutare quello apparentemente egoistico. Si da forse per scontato che l'amore verso se stessi sia sempre più grande. Forse lo è, o spesso lo è. Ma nel contempo, forse, la qualità di quell'amore verso se stessi non è così totale, così morbida e accogliente come potrebbe essere. Quante volte ci critichiamo, quante volte non ci prendiamo cura del nostro corpo, quante volte ne ignoriamo i segnali, quange volte ci autoinfliggiamo sofferenza rimuginando su preoccupazioni e delusioni, quante volte non rispettiamo i nostri tempi, le nostre esigenze, la nostra natura? 
E qui si rivela l'importanza dell'ascolto. Ascoltare l'altro, le sue esigenze, per poter essere realmente gentili verso di lui. Ascoltare se stessi, per poter essere realmente gentili verso il sè. Senza l'ascolto non ci sono lo spazio e l'attenzione per cogliere davvero quello che c'è e quello che serve. L'ascolto, l'osservazione amorevole e non giudicante sono alla base della possibilità di essere realmente gentili. Noi stessi siamo sempre presenti nelle nostre vite. Noi siamo sempre con noi. E quindi verso di noi abbiamo la possiiblita di praticare costantemente, sempre e in ogni luogo, la gentilezza. Perché anche la gentilezza abbisogna della pratica per crescere, estrinsecarsi, evolversi nella pienezza delle sue possibilità. 
La pratica dello hatha yoga, delle asana, anche in questo è preziosa: sul tappetino abbiamo occasione di essere gentili verso noi stessi. Le difficoltà con cui l'esecuzione di un'asana può confrontarci, le resistenze o le aspettative che l'accompagnano, i fastidi fisici o il desiderio di forzare che a volte avvertiamo, sono tutte occasioni che lo yoga ci offre per praticare la gentilezza verso noi stessi. Ascoltare noi stessi. Non giudicare noi stessi. Rispettare noi stessi. In una parola: Amarci.


P.s.: ...e navigando oggi (perché ieri non se ne è avuto modo) apprendere che ieri era la giornata mondiale della gentilezza... e scoprire ancora una volta come tutto è Uno, come siamo tutti profondamente interconnessi... che l'ispirazione a scrivere oggi di gentilezza era "in the air"... Grazie della meraviglia di tutto questo.